Nell’edizione di Dicembre 2002 della rivista Scientific American apparve un articolo dal titolo “Cibo per il Pensiero” di William R. Leonard, che parlava dell’uomo come cosiddetta specie evoluta di animale, e cercava di formare in collegamento tra le sue necessità nutrizionali e le tradizioni, da un lato, e l’evoluzione dall’altro. Per mezzo di questo articolo, che era fondato solamente sulla speculazione di scienziati evoluzionisti e non offriva assolutamente alcuna prova scientifica, si suggerì che l’uomo è una specie animale che è comparsa per caso.
Questo articolo sullo Scientific American contiene delle frodi che mal si adattano ad una rivista scientifica seria. Quando esaminiamo il genere di esposizione che prevale nell’articolo e le immagini offerte insieme al testo, lo stile fantastico impiegato diviene evidente. In una delle immagini sono raffigurati un uomo-scimmia e la sua famiglia che si muovono in una zona coperta di alberi. Nonostante i loro corpi pelosi, le figure sono ritratte con postura ed aspetto umano, anche se questo non è che il frutto dell’immaginazione. Lo Scientific American usa una tattica familiare alla propaganda evoluzionista: riempire con le immagini i vuoti lasciati dalla mancanza di prove.
L’articolo afferma che, studiando i metodi impiegati dagli esseri viventi per trovare e usare energia possiamo capire come si sono prodotti i mutamenti evolutivi della selezione naturale. Esso, poi, prosegue verso gli elementi dell’immaginario scenario evoluzionista, come la transizione al bipedismo, la crescita progressiva della misura del cervello, e la partenza dell’Homo Erectus dall’Africa non appena egli ebbe completato la sua evoluzione.
Quello di cui la gente deve essere cosciente è che, contrariamente a quanto si afferma in questo articolo, la selezione naturale non ha alcun effetto evolutivo. Questo argomento è già stato spiegato nei dettagli nelle opere di Harun Yahya, perciò non ci ripeteremo qui (si veda Harun Yahya, L’Inganno dell’Evoluzione, Il Darwinismo Confutato, The Collapse of the Theory of Evolution in 20 Questions, su www.harunyahya.com).
Nell’articolo sullo Scientific American si fa l’affermazione che il progresso compiuto dai “nostri antenati” nell’aumentare l’energia ottenuta dal cibo e nel miglioramento della sua qualità nutrizionale fu una delle caratteristiche principali dell’evoluzione dell’uomo e della divisione dagli altri primati. Tuttavia, dal punto di vista scientifico questa asserzione è totalmente infondata. Esseri viventi meglio nutriti possono avere dei corpi più forti, essere più sani e vivere più a lungo. Ma una nutrizione migliore non può farli trasformare in un’altra specie.
Questo perché non c’è un collegamento tra la nutrizione e la costituzione genetica dell’uomo. Perché si verifichi un “evento di speciazione” la struttura genetica deve cambiare in misura considerevole ed essere ridisegnata. Una cosa simile non è mai stata osservata in natura, e la nutrizione non può condizionare la struttura genetica.
Possiamo vederlo da soli: una comunità di scimpanzé che vive in una zona ricca di prede, e che quindi non deve competere con altri predatori, può diventare più forte perché consuma più carne. Tuttavia è impossibile che questi scimpanzé si evolvano in leoni. Questo perché il DNA dello scimpanzé e quello del leone sono diversi, e non c’è alcun legame tra apporto di cibo e struttura del DNA. Le coppie di basi del DNA sono disposte in stringhe, in una sequenza particolare, in tutte le specie viventi. Tale sequenza specifica dà origine al codice genetico dell’essere vivente, che viene trasmesso immutato di generazione in generazione. Quindi è impossibile che la nutrizione abbia svolto un ruolo nella cosiddetta evoluzione del genere umano. Affermare che la nutrizione può influenzare la genetica e produrre “evoluzione” è superstizione quanto lo è la tesi di Lamarck della “ereditarietà dei caratteri acquisiti”.
L’articolo descrive come – si suppone – la locomozione quadrupede delle scimmie si trasformò gradualmente nella locomozione bipede, e poi esamina le condizioni che possono aver causato questo cosiddetto cambiamento. Il più famoso tra i fossili di Australopithecus che furono presentati come le prime specie in grado di camminare erette furono trovati nel 1974 in uno scheletro completo al 40%. Questo era il famoso fossile di Australopithecus afarensis conosciuto come “Lucy”. Osservando alcune di queste ossa, gli evoluzionisti affermano che questa specie camminava su due gambe, motivo per il quale deve essere stata l’antenata dell’uomo. Il fatto è, però, che molte ricerche sull’Australopithecus hanno rivelato che esso era una specie di scimmia che non camminava assolutamente come l’uomo:
Un altro evoluzionista, Charles E. Oxnard, famoso per i suoi studi in questo campo, giunse alla conclusione che lo scheletro di Australopithecus somiglia a quello dei moderni orangutan.2
Nel 1994 Fred Spoor della Liverpool University e il suo team condussero uno studio a largo raggio per giungere ad una conclusione definitiva a proposito dello scheletro di Australopithecus. Questo studio era basato su un organo noto come “coclea”, che determina la posizione dello scheletro in relazione al terreno. La conclusione di Spoor fu che il metodo di deambulazione dell’Australopithecus non somigliava a quello dell’uomo.3
Nel 2000 uno studio degli scienziati B.G. Richmond e D.S. Strait, pubblicato nella rivista Nature, esaminò gli avambracci dell’Australopithecus. Analisi anatomiche comparative indicarono che la specie aveva esattamente la stessa anatomia dell’avambraccio delle scimmie moderne che camminano a quattro zampe.4
Queste ricerche rivelano che l’Australopithecus, che gli evoluzionisti presentano come una specie intermedia, è in realtà una specie estinta di scimmia.
Un altro assunto degli evoluzionisti è che in alcune specie di scimmia la brachiazione (la locomozione mediante abbrancamento ai rami con le braccia e il proseguimento a prese successive) abbia preadattato questi animali all’andatura bipede. Tuttavia, la ricerca ha dimostrato che l’evoluzione del bipedismo non è mai avvenuta, e che non è possibile sia avvenuta. Robin Crompton, lettore emerito di anatomia alla Liverpool University, ha dimostrato che un passo “composto” dal quadrupedismo al bipedismo non è possibile, perché richiederebbe un eccessivo consumo di energia. |
Oltre a questa ricerca sull’Australopithecus c’è un’altra scoperta che ha rovesciato l’affermazione che il cammino su due zampe fu una fase evolutiva. Alcune scimmie moderne sono in grado di camminare erette. Secondo uno studio del dott. Robin Crompton della Liverpool University, pubblicato su The Scotsman con il titolo “Gli scimpanzé su due zampe corrono attraverso la teoria di Darwin”, gli scimpanzé che vivono nella regione di Bwindi in Uganda hanno anch’essi la capacità di stare in piedi su due zampe. L’articolo afferma che questo si oppone alle tesi degli evoluzionisti:
Questo significa che l’idea accettata delle scimmie a terra che gradualmente si evolvono assumendo una posizione eretta, da una posizione accovacciata, è sbagliata.5
Lucy, trovata in Etiopia, è lo scheletro di Australopithecus più completo scoperto fino ad oggi. Osservando alcune di queste ossa dissotterrate, gli evoluzionisti affermarono che l’Australopithecus camminava su due gambe, motivo per il quale deve essere stato l’antenato dell’uomo. Basandosi su questa affermazione, essi presentarono molti disegni che presentavano falsamente l’Australopithecus come una specie intermedia tra la scimmia e l’uomo. Il fatto è, però, che approfondite ricerche condotte sull’Australopithecus hanno rivelato che esso era una specie di scimmia che non camminava assolutamente come fa l’uomo. |
Lo Scientific American contiene una imponente speculazione sui vantaggi che un adattamento come il cammino su due zampe può aver comportato. Tuttavia, per qualche motivo questa affermazione è costituita da speculazione più che su prove. Il paleontologo Pat Shipman ha da dire questo sull’argomento, in un articolo pubblicato sulla rivista American Scientist:
Non mancano le idee sulla natura essenziale della specie umana e sugli adattamenti fondamentali del nostro genere. Alcuni dicono che gli ominidi sono fondamentalmente pensatori; altri preferiscono costruttori di attrezzi o parlatori; altri ancora sostengono che la caccia, la raccolta o l’andatura bipede resero gli ominidi speciali. Sapere come fu il Primo Ominide aggiungerebbe un po’ di carne ad una zuppa al gusto di speculazione e pregiudizio.6
In una delle fotografie pubblicate dallo Scientific American sono messi a confronto i crani appartenenti all’Homo Erectus e alla specie Australopithecus boisei. Le differenze anatomiche tra i due sono poi attribuite alle abitudini nutrizionali.
Si può vedere chiaramente che il cranio di Australopithecus boisei mostrato nella parte sinistra dell’immagine ha una notevole somiglianza con i crani dei moderni scimpanzé. La cresta sagittale, che ospita i forti muscoli masticatori del primo, e che si dice si sia evoluta dall’alimentazione con piante dure e fibrose, si trova anche nelle scimmie moderne. Il fossile mostrato come Homo erectus è davvero umano, e quindi è naturale che non debba possedere una cresta sagittale e una possente struttura mascellare. Quel che si è fatto qui è mettere fianco a fianco due crani, uno di scimmia ed uno umano, e poi impegnarsi in speculazioni pro-evoluzioniste sulla base delle differenze tra di essi. Coloro che non hanno sufficienti informazioni in questo campo possono benissimo essere conquistato da queste affermazioni fatte dagli evoluzionisti in base unicamente all’autorità delle loro posizioni e carriere accademiche.
L’ordine dei fossili e gli scenari relativi alla transizione al bipedismo che apparvero sullo Scientific American sono del tutto immaginari. Le moderne scoperte scientifiche stanno infliggendo un colpo dopo l’altro al darwinismo. Per questo gli scenari relativi all’evoluzione dell’uomo non sono più sostenibili. Questo articolo nello Scientific American non è altro che una nuova versione, decorata con nuove illustrazioni, delle affermazioni fuori moda ideate per mantenere in piedi la teoria dell’evoluzione.
A. Boisei | H. Erectus |
1. Solly Zuckerman, Beyond The Ivory Tower, New York: Toplinger Publications, 1970, p. 75-94
2. Charles E. Oxnard, "The Place of Australopithecines in Human Evolution: Grounds for Doubt," Nature, vol. 258, p. 389
3. Fred Spoor, Bernard Wood, Frans Zonneveld, "Implication of Early Hominid Labryntine Morphology for Evolution of Human Bipedal Locomotion," Nature, vol. 369, June 23, 1994, pp. 645-648.
4. Richmond, B.G. and Strait, D.S., "Evidence that humans evolved from a knuckle-walking ancestor," Nature 404(6776): 382, 2000.
5. Richard Sadler, "Chimps on Two Legs Run Through Darwin's Theory," The Scotsman, September 13, 2002
6. "Hunting the First Hominid," Pat Shipman, American Scientist, January-February 2002, p. 25