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Il ventesimo secolo è stato un secolo di guerre, di genocidio e di conflitti. Senza precedenti nella storia mondiale, quel secolo è stato segnato dallo spargimento di sangue. È stato il periodo in cui ci sono passate davanti agli occhi le immagini di milioni di persone che perdevano le loro vite. Di nuovo, in quel secolo, decine di milioni di persone sono state obbligate a lasciare le loro case, hanno perso i loro cari o sono state mutilate, ferite o rese disabili. Sono stati stabiliti dei nuovi stati e molti altri sono caduti, e ciò ha avuto delle ripercussioni molto importanti nella storia mondiale. Quel secolo è stato testimone di due guerre, che hanno raggiunto dimensioni globali, diversamente dai secoli precedenti. Nel passato, solo pochi stati erano coinvolti nelle guerre, ed un numero limitato di fronti servivano da scenari per questi disastri. Tuttavia, durante la sola Prima Guerra Mondiale morirono nove milioni di persone e venti milioni furono ferite, e nella Seconda Guerra Mondiale almeno venticinque milioni di persone hanno perso la vita.
La realtà è che le vittime più colpite non sono i combattenti, ma milioni di civili bersagliati dal fuoco incrociato e le donne, i bambini e gli anziani che vengono massacrati. La gente ha acquisito familiarità con il termine genocidio nel ventesimo secolo. Vietnam, Palestina, Kashmir, Rwanda, Bosnia e Cecenia sono stati piagati dai conflitti, ed ognuno di essi si è preso il proprio mortale tributo di vite umane. Decine di migliaia di persone sono state torturate, passando il resto delle proprie vite da profughi.
Nel Corano, il periodo di Faraone è riferito come un periodo simile a questa era. I crudeli massacri che ebbero luogo al tempo di Faraone ebbero sempre come obiettivo i poveri, i bisognosi e gli indifesi. Che Faraone tormentasse il suo popolo è così narrato:
Davvero Faraone era altero sulla terra; divise in fazioni i suoi abitanti per approfittare della debolezza di una parte: sgozzava i loro figli maschi e lasciava vivere le femmine. In verità era uno dei corruttori (Sura al-Qasas: 4)
E quando Mosè disse al suo popolo: “Ricordate i favori che Allah vi ha elargito, quando vi salvò dalla gente di Faraone che vi infliggeva la peggiore delle torture. Uccidevano i vostri maschi e lasciavano in vita le femmine. Era questa una dura prova da parte del vostro Signore”. E quando il vostro Signore proclamò: “Se sarete riconoscenti, accrescerò [la Mia grazia]. Se sarete ingrati, in verità il Mio castigo è severo!” (Sura Ibrahim: 6-7)
Ai giorni nostri, la copertura mediatica di questi omicidi di massa mostra esplicitamente quanto coloro che li commettono siano lontani dall’umanità. Completamente prive di ogni genere di sensibilità morale e di sentimenti umani, di solito, queste persone non sono coscienti di ciò per cui si adoperano. La stessa cosa è vera per quanto riguarda le guerre. Quelli che sono responsabili della progettazione delle guerre e dello spargimento dei semi della guerra nelle società fanno queste cose attendendosi la soddisfazione di alcuni interessi particolari. Tuttavia, spesso molti di coloro che sono coinvolti attivamente nella guerra non hanno alcuna idea di quello per cui stanno combattendo.
Il motivo per cui le persone diventano crudeli, al punto da commettere violenti omicidi di massa o massacri, è in realtà, a causa della mentalità che assorbono dai loro leaders. In un sistema in cui un essere umano viene trattato come un animale, e la tortura, il tormento e la violenza sono razionalizzati, nessun valore appare significativo. Da questo punto di vista, ci sono dei paralleli tra i leaders, i potenti della Terra che costituiscono le forze guida della violenza ai giorni nostri, e Faraone ed i suoi soldati, di cui il Corano fornisce una narrazione:
Ne facemmmo guide che invitano al Fuoco e, nel Giorno della Resurrezione, non saranno soccorsi. Li perseguimmo con una maledizione in questo mondo e nel Giorno della Resurrezione saranno quelli di cui si avrà orrore (Sura al-Qasas: 41-42)
Alle radici di molti atti di crudeltà compiuti nel mondo moderno sta la teoria darwiniana. |
Quando esaminiamo da vicino le ragioni di fondo che stanno al di là degli uomini che si massacrano l’un l’altro, senza tuttavia essere consumati dalla colpa, incontriamo il pensiero materialista, che ebbe un grande impatto sulla vita filosofica del diciannovesimo e del ventesimo secolo. La filosofia materialistica sostiene che non ci sia nulla al di là della materia. La materia è esistita dall’eternità e resterà tale per l’eternità. Partendo da questa premessa, esso nega l’esistenza di Allah e tutti i valori relativi alla vita spirituale, così come la morale positiva. Ancora, questo ragionamento distorto afferma che l’uomo esiste per sopravvivere, e non è responsabile di nulla verso nessuno. Perciò, dicono i materialisti, egli dovrebbe perseguire soltanto i propri interessi.
La teoria dell’evoluzione sostenuta dai filosofi materialisti è il pilastro su cui si fonda questa comprensione distorta. Nel momento in cui fu proposta per la prima volta la teoria dell’evoluzione, essa sosteneva la prospettiva materialista e, perciò, poneva la base per il pensiero spietato che sta al di là degli omicidi di massa e dei massacri. Nel concetto di “sopravvivenza del più adatto”, il debole sarebbe scomparso, mentre il più forte sarebbe sopravvissuto. L’idea definita “Darwinismo Sociale” divenne il principio base delle opinioni razziste comuni nel capitalismo del diciannovesimo secolo. Secondo questa idea, il debole, l’indigente, il disabile e addirittura intere razze furono definite come delle creature il cui status evolutivo è tale da fare si che essi servano agli interessi del ‘più adatto’.
Questo approccio materialista non attribuisce alcuna importanza alla vita umana. In particolare, non c’è ostacolo all’annientamento del debole. Questa carenza di apprezzamento della vita umana spiega perché le persone vengono uccise solo per un acro di terra, per ambizioni personali o per acquisire alcune risorse naturali. Ascrivendo alla materia la caratteristica dell’assolutezza, la gente che nega l’esistenza dello spirito diviene incline a commettere ogni genere di azione folle ed errata, e conduce anche gli altri a questa crudeltà. Il Corano, tuttavia, attribuisce la massima importanza alla vita umana. Nel Corano, uccidere una sola persona viene equiparato ad assassinare l’intera umanità:
La storia del mondo abbonda di persone che hanno perduto le loro vite in guerre dichiarate per un acro di terra, o per una ideologia. |
Per questo abbiamo prescritto ai Figli di Israele che chiunque uccida un uomo che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l’umanità (Sura al-Ma’ida: 32) .
Come afferma il verso appena menzionato, in una società nella quale la gente si attiene ai comandi di Allah, le circostanze non costano le vite e l’evacuazione delle persone. La gente non viene torturata, imprigionata o maltrattata. Il Corano, come è stato detto in precedenza, comanda un trattamento equo e gentile nei confronti delle persone, e richiama gli uomini ad astenersi dalla violenza, dalla crudeltà, dall’avarizia e dall’oltrepassare i limiti. Denunciare la violenza e l’ingiustizia sulla Terra richiede che ci assumiamo la responsabilità di comunicare l’esistenza di Allah, il Giorno del Giudizio ed i valori del Corano e della Sunna. Coloro che si astengono da questo dovere e semplicemente lo ignorano dovrebbero temere l’ira di Allah, dal momento che Allah mette l’uomo alla prova in questo mondo:
Facemmo perire le generazioni precedenti perché furono ingiuste. Messaggeri della loro gente avevano portato le prove, ma essi non furono disposti a credere. Compensiamo così gli empi. Quindi vi costituimmo, dopo di loro, vicari sulla terra, per vedere come vi sareste comportati (Sura Yunus: 13-14).
Soltanto una analisi condotta sulle cause della guerra potrebbe rivelare le basi irrazionali su cui vengono mosse le guerre. Nessun conflitto ha delle ragioni che giustifichino che esso valga il prezzo di migliaia di vite, e quantità ancora più enormi di feriti. La ragione principale per cui le guerre sono una fonte di dolore stabile per l’umanità, e di completa rovina per le economie nazionali, sono le persone che sono capaci di compiere misfatti e di violare gli altrui diritti. Questo carattere viene meglio descritto come spietato ed egoista. Totalmente priva di tutte le qualità umane, quali la compassione, la misericordia e la capacità di collaborare, questa gente persegue solo la propria avidità, e si adopera per soddisfare il proprio bramoso desiderio di leadership. Nelle parole del Corano, questo carattere viene descritto come segue:
Quando ti volge le spalle, percorre la terra spargendovi la corruzione e saccheggiando le colture e il bestiame. E Allah non ama la corruzione. E quando gli si dice: “Temi Allah”, un orgoglio criminale lo agita. L’Inferno gli basterà, che tristo giaciglio! (Sura al-Baqara: 205-206).
In una società nella quale la gente si conforma al Corano ed alla Sunna, gli spargimenti di sangue ingiustificati e i massacri non sono mai permessi, specialmente quando ci sono di mezzo degli innocenti o dei giovani. Ammesso che le relazioni umane siano giudate dal desiderio di pace e dal retto comportamento, le conseguenze sono piacevoli. |
A soffrire le conseguenze della guerra non sono solo i soldati. Accanto alla perdita della vita umana e della proprietà, la guerra arreca un grave danno psicologico ai civili. |
Spesso, la violazione dei diritti di un paese da parte di un altro diviene la ragione per cui una nazione muove guerra ad un altro. Una guerra dichiarata per un acro di terra, di solito, mette in moto l’impeto irreversibile che porta alla rovina di ogni paese. Durante le guerre che durano anni, tutti i paesi coinvolti investono pesantemente negli armamenti, al punto di consumare tutta la loro ricchezza materiale. Allo stesso tempo, i budget designati in origine per l’educazione e la ricchezza si dimostrano sempre inadeguate al benessere della società. Alla radice di questi conflitti stanno alcuni interessi vitali di lobbies, gruppi e compagnie potenti. Inoltre, è sempre la gente comune ad essere afflitta dalle dolorose conseguenze della guerra. Tuttavia, il risultato è la completa rovina per ambo le parti. Questo perché coloro che sono coinvolti nelle insurrezioni hanno sempre dei problemi in questo mondo, e non riescono mai a vivere a proprio agio. Allah promette il tormento a quelli che attuano ingiustizie:
Non c’è sanzione se non contro coloro che sono ingiusti con gli uomini e, senza ragione, spargono la corruzione sulla terra: essi avranno doloroso castigo (Sura ash-Shura: 42)
Le risorse sotterranee e naturali, le miniere, le sorgenti idriche sono altri fattori che portano i paesi alle guerre. I conflitti emergono spesso quando i paesi privati di queste risorse iniziano a minacciare i loro vicini allo scopo di dividere queste risorse. Questi problemi potrebbero essere risolti con l’utilizzo dell’alta tecnologia e di pianificazioni appropriate. Tuttavia, in tal caso, alcuni paesi dedicano tutto il proprio potere ad esercitare influenza e controllo per mezzo di guerre e di conflitti, e non vedono nulla di male nel devastare i paesi bombardando i canali di irrigazione, ad esempio, o facendo ricorso ad ogni genere di violenza. Allo stesso tempo, la morte di donne e bambini innocenti – “danno collaterale” – non è di loro interesse.
Non sono certo uguali la cattiva [azione] e quella buona. Respingi quella con qualcosa che sia migliore: colui dal quale ti divideva l'inimicizia, diventerà un amico affettuoso. (Surah Fussilat: 34)) |
Come viene detto nella Sura an-Nisa’, ogni credente è responsabile dell’assistenza dei bisognosi:
Perché mai non combattete per la causa di Allah e dei più deboli tra gli uomini, le donne e i bambini che dicono: “Signore, facci uscire da questa città di gente iniqua; concedici da parte Tua un patrono, concedici da parte Tua un alleato”? (Sura an-Nisa’: 75)
A questo punto, quel che deve essere fatto è richiamare la gente al timore di Allah, e ricordare loro che ognuno dovrà rendere conto di ciò che avrà fatto, nel Giorno del Giudizio. Tutti gli altri tentativi di impegnarsi su questa questione sono destinati a fallire, dal momento che soltanto una persona che abbia timore di Allah evita l’ingiustizia e l’uso della violenza contro gli altri. Diversamente, nulla può impedire i misfatti dell’uomo; egli coglie ogni opportunità per ritornare ai propri comportamenti indesiderabili. Soltanto chi comprende la superiorità del Corano può “ripristinare” la propria vita, il proprio onore, rispettando il Corano e chiamando le altre persone a fare lo stesso. Perciò, ogni Musulmano serio ha il dovere di comunicare la religione. I credenti dovrebbero esprimere a tutta la gente la benedizione, la gioia ed il senso di sicurezza e di fiducia che la religione dona all’uomo. Così non rimarrà alcuna ragione perché queste guerre persistano. Ogni conflitto sarà accomodato in pace. Tuttavia, bisogna sottolineare che questa pace resta irraggiungibile se soltanto alcune persone obbediscono al Corano. La pace perenne in tutto il mondo è possibile solo se i valori del Corano e della Sunna vengono adottati su larga scala. Altrimenti, soltanto delle regioni particolari beneficeranno della gioia che il Corano dona, e altre persone continueranno a vivere in pessime condizioni e nell’oppressione, soffrendo molto la povertà e la violenza.
Coloro che si attengono al Corano in ogni momento della loro vita non possono restare indifferenti al richiamo della gente disperata. |
Per le persone che hanno fede in Allah ed aderiscono al Corano ed alla Sunna in ogni momento delle loro vite, ogni evento possiede intrinsecamente molti segni ed obiettivi. Questo perché Allah crea ogni avvenimento con uno scopo, mettendo alla prova, in tal modo, l’uomo, nei suoi atteggiamenti e nel suo comportamento. Ogni persona che ha fede ha delle responsabilità: comunicare l’esistenza e l’unicità di Allah, comandare il bene e proibire il male e combattere con argomentazioni intelligenti contro ogni movimento radicato nella negazione dell’esistenza di Allah sono alcune delle più importanti. Ammesso che la religione sia comunicata correttamente, le comunità coscienziose che hanno un profondo timore di Allah verranno alla luce. Poi, la soluzione a tutti i problemi radicati nella non adesione alla religione emergerà spontaneamente. Allah, nel verso che segue, ci ricorda le responsabilità di cui i credenti dovrebbero farsi carico:
Combatteteli finchè non ci sia più persecuzione e il culto sia [reso solo] ad Allah. Se desistono, non ci sia ostilità, a parte contro coloro che prevaricano (Sura al-Baqara: 193).
Come è stato detto, ai giorni nostri bisogna dare priorità alla lotta intellettuale contro la filosofia materialistica che rifiuta del tutto la religione. Senza dubbio, questa lotta avrà luogo nel sistema di maniere pacifiche ed accomodanti illustrato nel Corano. Una volta che siano state distrutte le basi ideologiche e le filosofie che vi soggiaciono, tutte le ideologie basate su di esse, una ad una, crolleranno. Allah ci informa nel Corano che, una volta che la verità sia stata rivelata, la falsità è destinata a svanire:
E invece no, scagliamo la verità sulla menzogna, che le schiacci la testa, ed ecco che essa scompare. Siate maledetti per quello che affermate! (Sura al-Anbiya: 18).
L’espressione di felicità è evidente sui visi dei bisognosi, quando giungono gli aiuti.
Questo è il motivo per cui dovremmo comunicare la religione a chiunque sia lontano dal Corano. Per la stessa ragione, dovremmo incoraggiare tutta l’umanità ad abbandonare il mondo oscuro che la miscredenza comporta. Nelle pagine che seguono verrà dedicato un ampio spazio ad alcuni dei paesi tormentati e piagati dai conflitti. L’enfasi che è stata data a questi paesi, tuttavia, non ha scopi unicamente informativi. Per tali obiettivi ci sono migliaia di libri, decine di migliaia di articoli disponibili. L’intenzione, qui, è di incoraggiare le persone coscienziose ad aiutare i popoli oppressi che disperano in una soluzione. È importante ricordare ai credenti questo onorevole dovere, e farli riflettere sui conflitti che devastano i paesi e sulle avversità affrontate dagli uomini, dalle donne e dai bambini oppressi. Nessuno deve pensare che questi conflitti, che lasciano devastati molti paesi, siano lontani, e che, perciò, loro non siano in grado di fare qualcosa.
È ovvio che una serie di diritti umanitari ed umani, e le organizzazioni di sviluppo che si fanno avanti con l’intenzione di fornire protezione ed aiuto, non forniscono assolutamente nessuna soluzione concreta. Queste organizzazioni, utilizzando enormi fondi ed impiegando un personale numeroso, hanno fin qui dimostrato performances inadeguate e portato il sollievo ad un numero di persone molto limitato. La gente dovrebbe essere resa consapevole che, per coloro che sono oggi oppressi in Kosovo, Bosnia, Kashmir o Palestina, che attendono disperatamente un “salvatore”, c’è soltanto una soluzione: vivere secondo il Corano.
La guerra in corso tra la Russia e la Cecenia è oggi uno dei retaggi del ventesimo secolo nello scenario mondiale. Gli assalti della Russia alla Cecenia, che hanno ucciso principalmente donne e bambini civili, si aggiungono alla gravità della situazione in questo angolo del mondo. Le immagini delle bombe lanciate sui mercati, che non danno possibilità di sopravvivenza alle donne, ai bambini e ai civili ceceni disarmati, si svelano innanzi agli occhi del mondo. In un solo bombardamento, che aveva come obiettivo una clinica ostetrica, quindici bambini hanno perso la vita. L’atteggiamento dei leaders russi, che ordinano ai soldati di sparare sui civili che abbandonano le loro case per cercare rifugio nei paesi vicini, mostra le impressionanti dimensioni della violenza.
Nella storia ci fu un massacro simile, il massacro che Faraone mise in atto contro il suo popolo, e che viene narrato nel Corano:
E [ricordate] quando vi abbiamo liberato dalla gente di Faraone che vi infliggeva le torture più atroci! ... Sgozzavano i vostri figli e lasciavano in vita le vostre femmine. In ciò vi fu un’immensa prova da [parte del] vostro Signore (Sura al-Baqara: 49)
Come è sottolineato dal Corano, nella storia, la gente indifesa è stata vulnerabile alla crudeltà esercitata da persone con il carattere di Faraone. Una breve rivisitazione storica della Cecenia, la cui popolazione è sotto minaccia, ci aiuterà ad ottenere una migliore comprensione della violenza diffusissima nel paese.
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Tutto il mondo è testimone delle continue atrocità in Cecenia. Tuttavia, soltanto una minoranza di persone coscienziosa presta un aiuto, che spesso non si dimostra utile a causa delle risorse inadeguate.
In una lettera a Papa Giovanni Paolo II, il Presidente Ceceno Aslan Maskhadov scrisse che 3.265 civili erano morti, e 5.000 erano stati feriti, in un assalto aereo durato un mese e compiuto dalle forze militari russe, che aveva avuto inizio il 5 Settembre. |
Nell’anno 1918, il Caucaso, Cecenia compresa, si trovava sotto il governo della Russia sovietica. In questo momento, la Mosca comunista regnava su un ampio territorio, separando le terre popolate da gruppi etnici mediante il tracciamento di confini artificiali. Questa separazione etnica fu ulteriormente intensificata da trasferimenti obbligatori. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il regime comunista compì delle operazioni militari che obbligarono la popolazione caucasica a prendere treni destinati alla Siberia ed al Medio Oriente. Migliaia di persone non raggiunsero vive le proprie destinazioni e, su ordine del regime comunista, altre popolazioni etniche furono dislocate nelle terre che queste si lasciarono alle spalle. I caucasici che ritornarono alle proprie terre natali alcuni anni dopo incontrarono altre persone che vivevano nelle loro case. La politica del “dividi e governa” utilizzata da Mosca all’epoca aggravò le odierne tensioni etniche.
Le truppe russe sulla via verso un massacro in Cecenia
Il collasso dell’Unione Sovietica rivelò le aspirazioni nazionaliste e le rivalità etniche che portarono un certo numero di gruppi etnici, all’interno dei confini dell’ex sfera sovietica, a dichiarare la propria indipendenza. Alcuni altri gruppi etnici perseguirono l’indipendenza soltanto nelle loro relazioni economiche, e rimasero sotto il controllo della Federazione Russa. La popolazione della Cecenia, 1.2 milioni di persone, che aveva a lungo sofferto sotto la pesante pressione russa, iniziò a combattere per l’indipendenza con la leadership di Dzhokhar Dudayev.
La guerra russo-cecena, lunga 18 mesi, terminò nel 1996, ed i ceceni dichiararono l’indipendenza nel momento in cui le truppe russe si ritirarono. Un accordo di pace firmato nel 1997 da Mosca e Grozny mise formalmente fine alla guerra e donò alla Cecenia l’indipendenza di fatto. Un accordo precedente, tuttavia, permetteva alla Russia di posticipare la creazione dello status del territorio della Cecenia fino al 2001.
Altre repubbliche seguirono le orme del popolo ceceno, che aveva lottato per l’indipendenza. Il Concilio dei Popoli Caucasici del Nord, si riunì nella capitale della Cecenia, Grozny, nel 1998. Nell’incontro, la popolazione del Nord del Caucaso raggiunse un accordo che impediva gli scontri interetnici. I conflitti del 1999 ebbero le loro radici nelle decisioni prese in questo incontro. Le forze russe lanciarono una campagna di bombardamento contro diversi villaggi del Dagestan. Questi villaggi, con 1500 residenti, cercarono l’aiuto del popolo ceceno. Un veterano ceceno, Shamil Basayev, rispose a questa chiamata, nell’estate del 1999. Sotto il pesante bombardamento, i villaggi del Dagestan furono ridotti in rovine, e sopravvissero soltanto due persone. Le conseguenze di questa operazione fecero si che la Cecenia cadesse in una nuova guerra contro la Russia.
Il Dagestan si trova vicino alla Cecenia, è densamente popolato da Musulmani (80%). La motivazione principale per la quale i dagestani chiesero l’aiuto dei ceceni contro la Federazione Russa fu il grande successo ottenuto contro di loro dai ceceni nel 1996.
Vari interessi stanno al di là del l’aggressione russa in Cecenia. Tuttavia, non importa cosa spieghi lo scoppio della guerra, sono sempre le donne, i bambini e quelli che diventano poveri a soffrire di più. Sono sempre loro quelli che devono lottare per la sopravvivenza contro la povertà, la carestia e le epidemie. La principale ambizione russa in Cecenia è sempre stata quella di obbligare i ceceni ad emigrare dalle loro terre natali, di assimilarli ed aprire le terre cecene ad abitanti di altre origini etniche. Fino a qui, l’indiscriminato massacro di migliaia di persone innocenti, disarmate ed indifese è approvato e, in più, il mondo intero resta indifferente a questo atto mostruoso che avviene davanti ai suoi stessi occhi.
Il Kashmir è una regione martoriata dove, costantemente, esplode la rabbia violenta dovuta alla guerra in corso tra India e Pakistan. In tutta la storia, il Kashmir è stato una regione dove i civili innocenti soffrono gravi perdite. L’India rimase sotto il governo britannico per un lungo periodo. A seguito del ritiro britannico dall’India, i Musulmani indiani fondarono uno stato musulmano separato, il Pakistan. Fu effettuato uno scambio di popolazione tra Pakistan ed India, per mezzo del quale molti Musulmani che vivevano all’interno dei confini dell’India emigrarono nel Pakistan. Tuttavia, Jammu e Kashmir, una regione con una densa popolazione Musulmana, rimase sotto il governo indiano, per mezzo degli sforzi di Nuova Delhi ed il supporto che i Britannici diedero all’India. Da questi giorni fino ad oggi, la tensione nel Kashmir non si allenta mai. Il popolo del Kashmir non cerca l’indipendenza, e desidera unicamente unirsi al Pakistan. Nonostante ciò, la pressione esercitata dagli Indiani sui Musulmani Kashmiri si spinge fino all’uso delle armi chimiche sui civili.
La resistenza mostrata dai Musulmani del Kashmir comparve a New Delhi, e la loro lotta per unirsi al Pakistan risultò nella violenza continua inflitta dallo stato indiano agli abitanti del Kashmir. Nel 1947, 1965 e 1971, tuttavia, ebbero luogo delle impennate di violenza che provocarono la perdita della vita di molti Musulmani del Kashmir. La natura degli omicidi fu orribile; non furono risparmiati i vecchi, i malati, i bambini piccoli e i neonati. Le donne furono violentate. La politica che vede insieme massacro ed assimilazione continua oggi. Da ciò che riportano le organizzazioni internazionali, in Kashmir, centinaia di persone perdono la vita sotto la tortura, e centinaia di altre restano invalide. Gli indiani danno fuoco alle case, e chiudono i quotidiani e le scuole con curricula islamici. Il dolore non è ancora terminato; in rifugi simili a grotte, molte persone vivono in condizioni molto difficili.
Per lunghi anni, i Musulmani indiani del Kashmir hanno dimostrato pazienza sotto la violenza. Il solo modo di fermare una tale tortura è vivere secondo il Corano. |
Molte persone, probabilmente, pensano di non avere nulla a che fare con questa gente che vive in parti remote del mondo, centinaia e migliaia di miglia da loro. Tuttavia, questo è un modo di pensare abbastanza inumano, molto lontano dall’approccio Coranico. Come è già stato detto, la responsabilità di un credente è comunicare la religione a chiunque, che siano i parenti stretti o qualcuno che sta in un diverso angolo del mondo. Di seguito riportiamo delle righe tratte da un articolo di un giornalista che visitò un campo di rifugiati in Kashmir. Persino queste sole descrizioni sarebbero sufficienti a smuovere le coscienze. L’articolo illustra le terribili condizioni nel campo:
Il campo di rifugiati di Ambor fu costituito nel 1990 per gli abitanti del Kashmir che fuggivano da Jammu e dal Kashmir stesso. Le condizioni di vita, qui, sono pessime. La gente è stipata in piccole capanne di fango. In una capanna di un solo vano in cui siamo entrati c’era soltanto un letto. Abbiamo chiesto quante persone vivevano in questa stanza singola. La risposta è stata: “9”. Il campo ospita 214 famiglie, con un totale di 1110 membri. Il solo vedere una capanna di fango fornisce un quadro accurato della triste vita qui. Queste capanne, di solito, hanno due stanze… Alcune stoviglie vecchie, un letto o due, se si può chiamare un letto. Una madre inginocchiata nell’angolo con un bambino in braccio. Un tegame che bolle su un fuoco alimentato con alcuni rami secchi. Intorno non ho visto niente da mangiare! Non ho avuto il coraggio di aprire il tegame per vedere se dentro c’era qualcosa. Nelle diverse tende che ho visto, non c’era né cibo né qualcosa su cui dormire! In una delle tende, c’era un vecchio pezzo di lenzuolo steso al centro. Apparentemente, veniva usato come letto. Quando ho domandato: “Quante persone ospita questa tenda?”, hanno risposto: “11 persone”… Ancora una sola pentola di ferro che bolliva, fuori!
Il Kosovo, una regione a maggioranza Musulmana, rimase sotto il governo Ottomano fino alla Guerra dei Balcani del 1912. Fino ad oggi, la popolazione del Kosovo resta composta da Musulmani, un lascito dell’Impero e del governo Ottomano. La fine della Guerra Fredda aprì una nuova era nel mondo, segnata da cambiamenti drastici di confini e di regimi, particolarmente nei Balcani. La generazione che tenne fede all’eredità degli Ottomani restò al centro di questo cambiamento. Ciò che oggi sta succedendo in Bosnia ed in Kosovo è un prodotto di questo sviluppo storico. La lacuna che si verificò dopo il collasso dell’Impero Ottomano, che fece da “fattore di bilanciamento” nelle terre che governava, non potè essere colmata dai nuovi stati che emersero dopo le Guerre Mondiali. I conflitti che oggi hanno luogo nella regione sono una conseguenza di questa lacuna.
Il 90% dei due milioni di persone che costituiscono la popolazione del Kosovo sono albanesi Musulmani. I territori della provincia costituiscono solo il 12% della Serbia. Nel 1989, le forze di polizia erano costituite interamente di Slavi coinvolti in atti di repressione. Allo stesso tempo, i serbi proibirono un curriculum scolastico in lingua albanese. Dal 28 Febbraio ad oggi, i Serbi hanno inflitto violenza in modo consistente sui kosovari. |
A diecimila rifugiati non fu permesso di procedere verso la loro destinazione dal confine di Morina al confine Albania- Yugoslavia. Essi furono presi e rinchiusi in edifici strategici, tutti possibili obiettivi per i bombardamenti. L’Ambasciata Albanese a Roma riportò la scomparsa di venticinquemila rifugiati kosovari. Le Forze Europee della NATO (SHAPE) dissero che la guerra in Kosovo aveva fatto 960.000 rifugiati. Basandosi sulle informazioni fornite dal KLA (Kosovo Liberation Army), il Ministro degli Esteri Inglese affermò che ci sono oltre 400.000 civili albanesi che si sono rifugiati nelle aree montagnose del Kosovo, minacciati costantemente dalla fame e dalla morte. Secondo le autorità del KLA, 40.000 civili albanesi, che avevano cercato rifugio sulle pendici del monte Berisha, divennero l’obiettivo degli spari dei serbi. |
Questa è soltanto una delle trecentomila famiglie in fuga dal Kosovo in seguito all’operazione della NATO lanciata il 24 Marzo 1999. Le file di rifugiati affamati si estendevano per miglia. Essi si consideravano in ina condizione leggermente migliore rispetto a coloro che erano rimasti in Kosovo soltanto per divenire le vittime della violenza e dello stupro, o a coloro che non erano riusciti a sopravvivere alle dure condizioni dell’inverno e che erano morti lungo la strada. |
Obbligata a lasciare le proprie case a causa di minacce o attacchi, dal Marzo 1999 la popolazione Musulmana del Kosovo iniziò a fuggire, lasciando i propri villaggi deserti. Sotto la pioggia battente, ed affrontando il grande freddo, donne, bambini piccoli ed anziani si lasciarono dietro ogni cosa e camminarono verso una destinazione ignota. Circa tre mesi dopo, quando ritornarono, nulla era più come prima. Le case bruciate e in rovina, i parenti perduti, i bambini ammalati e le proprietà saccheggiate… La guerra e la migrazione gettarono le vite di tutti i Musulmani kosovari, ricchi o poveri, nel caos totale. |
In Kosovo, le organizzazioni umanitarie della regione riferirono anche che i serbi compirono un genocidio contro i Musulmani. I rifugiati e le persone comuni furono oggetto di ogni forma di violenza e di tortura. I serbi violentarono le donne, uccisero le donne incinte e distrussero gli edifici e le proprietà. Oltre 100.000 persone rimasero uccise. Lo stato dei migranti obbligati era terribile. Circa quaranta persone – delle quali 20 erano bambini e il resto anziani – morirono al confine Macedonia-Yugoslavia durante l’arresto forzato là avvenuto di circa 250-300.000 migranti. |
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Serbia perpetrò il più grande genocidio che abbia mai avuto luogo in Europa. L’intenzione di base era quella di annientare i Musulmani albanesi in Kosovo, che costituiscono il 90% della popolazione totale, e fare del Kosovo una terra di serbi. I serbi perseguirono la loro politica contro i Musulmani uccidendo, saccheggiando, e stuprando. I serbi distrussero case e villaggi e deportarono i Musulmani albanesi. Il regime serbo intraprese una campagna oltraggiosa di collocazione dei coloni serbi in Kosovo, in ogni luogo possibile, in un chiaro tentativo di distruggere lo stesso tessuto della vita albanese. L’intenzione era cambiare la struttura demografica a favore dei serbi. Come disse un portavoce della NATO, per cancellare ogni cosa che riguardasse l’identità culturale dei Musulmani in Kosovo, i serbi alterarono addirittura i documenti dei matrimoni e le registrazioni dei certificati di proprietà. |
I tre anni di violenza perpetrata contro i Musulmani in Bosnia spiega al meglio la situazione dei popoli che, in tutto il mondo, soffrono la persecuzione. Nella guerra dichiarata dai serbi nell’Aprile 1992, il piano era quello di annientare i Musulmani in poche settimane, oppure di obbligarli ad emigrare. Però, le truppe dei Musulmani Bosniaci opposero una resistenza inaspettata. La guerra continuò fino alla primavera del 1995. La violenza che imperversò in questa guerra non aveva precedenti nella storia del mondo. I Serbi uccisero oltre duecentomila Musulmani Bosniaci, scacciarono due milioni di persone dalle loro case e stuprarono più di cinquantamila donne Musulmane. Nei campi di concentramento serbi, i Musulmani furono soggetti a una tortura intollerabile, decine di migliaia rimasero invalidi… Ciò che colpisce di più è che i serbi che commisero una tale crudeltà e i Bosniaci, l’obiettivo della rabbia serba, appartengono alla stessa razza e parlano la stessa lingua. Il solo fattore di differenza è la religione. Per dirla in un altro modo, ciò che sta accadendo in Bosnia ed in Kosovo è semplicemente una guerra religiosa, che molti pensano abbia avuto inizio dall’odio sempiterno della Chiesa Ortodossa nei confronti dell’ Islam.
A Sarajevo, tutto è desolazione: un solo palazzo nella città non è stato abbattuto dalle cannonate. Sulle strade ci sono cumuli di autobus e di veicoli distrutti dagli attacchi dei razzi. Non c’è una sola casa cone le finestre intatte. |
I soldati serbi, per prima cosa, isolarono con un cordone di uomini i villaggi bosniaci, tenendo sotto controllo tutte le uscite. Muovandosi gradualmente verso l’interno, intensificarono gli spari e terrorizzarono gli abitanti dei villaggi. Poi chiesero loro di riunirsi nella piazza principale del paese e nei dintorni. Altrimenti, erano minacciati di morte. La decisione sui destini degli abitanti dipendevano dal capriccio dei soldati. Non essendoci più spazio nei cimiteri, la gente trovò il sistema di cimiteri che si vede in questa fotografia. Uno dei campi di concentramento serbi in Bosnia. |
Nei villaggi circondati dai soldati serbi, l’accesso al cibo era possibile soltanto con il loro permesso. Chiunque affrontò la povertà, la malattia, la fame e la morte. Non vedendo alcuna via di scampo, alcuni fuggirono dagli attacchi serbi riversandosi, a piedi, oltre i confini. Questi rifugiati furono il simbolo di un altro aspetto della guerra. La vita nelle tende era terribile, e migliaia di bambini condivisero la disperazione e la paura delle loro famiglie. |
La vita, per i Musulmani dell’Indonesia, un arcipelago del lontano Occidente, è dura quanto lo è per molta altra gente che ha a che fare con la guerra in tutto il globo. Questo paese, che copre un amplissimo territorio, un’area della misura della massa terrestre europea, è la quarta nazione più popolosa del mondo, con una popolazione di 210 milioni di persone (mid 2000). Circa l’87% della popolazione è Musulmana. Ci sono qualcosa come 300 gruppi etnici, e la comunità Musulmana, anche se è la più numerosa, è sempre stata l’obiettivo di una dura oppressione.
«Vorreste credere prima che ve ne dia il permesso? - disse Faraone - Si tratta certo di una congiura che avete ordito nella città per scacciarne gli abitanti. Ebbene, presto saprete: vi farò tagliare mani e piedi alternati, quindi vi farò crocifiggere tutti». (Surat al-A'raf: 123- 124) |
In Indonesia, ex colonia tedesca, il governo del paese è sempre stato nelle mani di persone di origine giavanese, che compongono il 7% della popolazione. Dopo aver assunto il potere, il governo elitario giavanese lottò per conquistare il completo controllo del paese e, a questo scopo, ha lavorato duramente al progetto della costruzione del concetto di nazionalità indonesiana, o nazionalità giavanese, nonostante la struttura multietnica del paese. I movimenti reazionari dei Musulmani di Ache Sumatra giunsero nel 1953, con la loro dichiarazione di indipendenza. A questo punto, l’elite governante dichiarò i Musulmani traditori, e li fece soggetti ad esecuzioni di massa. Mentre nel 1968, Suharto, appoggiato dagli USA, divenne presidente e massacrò un milione di persone, secondo stime di Amnesty International.
Nel 1998, l’anno in cui Suharto divenne presidente per la settima volta, la corruzione era già endemica in Indonesia, con Suharto che faceva uso del nepotismo per massimizzare i vantaggi. Questo ultimo tradimento della fiducia dell’opinione pubblica accese scintille di rivolta, dal momento che il regime atroce e la conflittualità economica avevano già afflitto le masse. L’aumento dei prezzi del 100% imposto sui beni di consumo, d’altro canto, diventò l’ultima goccia per la gente comune, che fu coinvolta in gravi scontri sulle strade di Giakarta. L’amministrazione militare si adoperò per sedare questa rivolta con le armi da fuoco, e massacrò migliaia di persone. L’obiettivo della gente, però, era semplicemente quello di ottenere delle migliori condizioni di vita, ed essere sollevata dalla crudeltà e dall’oppressione.
Nemmeno la caduta di Suharto migliorò la situazione o ristabilì l’ordine in Indonesia. Nonostante il succedersi di molte amministrazioni, i conflitti nel paese non giunsero mai ad una fine.
Il solo modo per assicurare un ambiente libero da tali ingiustizie, violenze e disordini è, come è stato ripetutamente detto in questo libro, vivere secondo il Corano e la Sunna. Questo perché vivere lo stile di vita Coranico rimuove le disuguaglianze economiche, il dissenso dovuto ad idee conflittuali, l’ingiustizia e la violenza. L’assenza di queste assicurerà un ambiente nel quale nessuno riceverà un trattamento brutale.
Dopo il 1968, il Generale Suharto, sostenuto dagli Stati Uniti, divenne presidente e massacrò un milione di persone, secondo i rapporti di Amnesty International. In questo paese, la violenza e la crudeltà sono scese sui Musulmani anche se essi sono in maggioranza, come illustrano le figure. |
Il Turkestan dell’Est è per molti, probabilmente, un paese poco conosciuto. Esso copre un’area ampia due volte la Turchia. Il resto del mondo non è consapevole delle atrocità contro i diritti umani commesse dal regime comunista cinese contro il popolo Musulmano, che desidera solamente adempiere ai propri obblighi religiosi. Il diritto di uscita o di accesso ai territori di questa comunità Musulmana turca sono semplicemente negati. La comunità Musulmana è quella degli Uigur, ma, per la Cina, è chiamata provincia dello Xinjiang. Anche se è improbabile che queste siano le stime esatte, la popolazione della provincia va dai 20 ai 30 milioni di abitanti, secondo quanto riportano le più importanti istituzioni ed associazioni. I Musulmani asseriscono che i cinesi minimizzano deliberatamente la loro popolazione, e che ci sono molti più Musulmani di quanti ne indichino le statistiche.
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Conferenza di Amnesty International Il genocidio nel Turkestan orientale, un paese che resta entro i territori della Cina, diventa sempre più crudele. Le donne che si riuniscono nelle moschee vengono portate nelle direzioni generali della sicurezza, percosse e di solito torturate a morte dai soldati cinesi. Arresti e torture non finiscono mai. Tra il 4 e il 7 Febbraio 1997, in soli tre giorni, 3.500 Uigur furono arrestati e portati nei campi di concentramento. Nel 1997 ci furono oltre 70.000 persone arrestate. L’intimidazione e la violenza contro gli Uigur assunsero varie forme: sterilizzazione, aborti in massa, test nucleari, le sommosse provocate dai nuovi coloni cinesi, disoccupazione, proibizione dell’adempimento dei doveri religiosi, ostruzione dell’educazione e carcerazione degli adolescenti. |
Le risorse naturali spiegano come mai la Cina attribuisca così tanta importanza al Turkestan Orientale. L’esistenza di strati ricchi di petrolio entro i confini del Turkestan Orientale è il principale fattore di interesse, e una ricerca recente rivela riserve petrolifere più numerose. Fonti cinesi ufficiali confermano l’esistenza, nella regione, di un quantitativo di petrolio che va dai 20 ai 40 miliardi di tonnellate di riserve. Alcune compagnie petrolifere occidentali sostengono che le riserve sono sufficientemente ricche da eguagliare quelle dell’Arabia Saudita.
Il Turkestan orientale è stato sotto la sovranità della Cina per circa 250 anni. La Cina non ha mai ammesso il diritto della gente del Turkestan Orientale all’indipendenza, ed ha risposto ad ogni iniziativa a favore dell’indipendenza con una diffusa repressione. La Cina ha semplicemente riconosciuto il Turkestan Orientale, un territorio Musulmano, come una provincia annessa ai propri territori. Nel 1949, la presa del potere da parte di Mao in Cina portò ad una maggiore repressione in Turkestan. La gente Musulmana che resisteva alle politiche di assimilazione della Cina veniva brutalmente massacrata, ed i suoi diritti negati. Dal 1949 fino ad oggi, circa trentacinque milioni di persone sono state uccise. Nel contempo, la tortura, ogni forma di violazione e di repressione violenta è stata la vita quotidiana della gente che è rimasta. Le persone venivano sepolte vive e le donne violentate… Nel 1953, i Musulmani rappresentavano il 75% della popolazione, mentre i cinesi ne costituivano il 6%. Nel 1990, tuttavia, questo stato di cose si sovvertì a favore dei cinesi. La popolazione cinese contituiva il 53%, mentre quella Musulmana cadde al 40%. Queste stime, da sole, spiegano le dimensioni del genocidio commesso contro i Musulmani nel Turkestan Orientale.
Ciò che la gente affrontò nel Turkestan Orientale non è certamente diverso da ciò che accadde ai Musulmani in Bosnia ed in Kosovo. La sola differenza riguardante il Turkestan Orientale è il suo essere una regione dove la comunicazione verso il resto del mondo è interamente bloccata, in cui è veramente molto difficile ottenere qualsiasi informazione. La Cina si è adoperata con successo a mantenere nascoste le atrocità commesse nel Turkestan Orientale e, a questo scopo, mantiene sotto stretto controllo anche Internet. Il mondo, d’altro canto, chiude un occhio sulle terribili ordalie cui è sottoposta la gente innocente ed indifesa in questa regione, e considera questo come un problema nazionale della Cina. Il genocidio nel Turkestan Orientale spiega il “valore” della vita umana in paesi come la Cina, dove prevale la miscredenza. Sotto l’influenza di questo sistema dominante, la gente non vede alcuna ragione per non dover uccidere persone che non condividono la loro visione del mondo, o per non condurre su di loro degli esperimenti o per torturarle senza sosta.
(A sinistra) Atrocità raccapriccianti commesse contro civili del Ciad. |
Dopo che il Ciad, un paese a maggioranza Musulmana, ottenne la sua indipendenza, i Cristiani presero il potere nel paese. I Ministeri furono divisi equamente tra Cristiani e Musulmani. Tuttavia, c’erano due milioni di Musulmani, e soltanto ottocentomila Cristiani nel paese.
I primi scontri ebbero inizio quando i governanti Cristiani, che possedevano già dei forti legami con i coloni precedenti, stabilirono delle relazioni diplomatiche con Israele. I Musulmani del Ciad erano comprensibilmente sensibili a questa questione, a causa di incidenti che avevano avuto luogo in Palestina, e percepirono un’alleanza politica con Israele come un tradimento della Palestina. Nel frattempo, i quadri Musulmani al governo assunsero una posizione contro Israele, ma questa politica costò ai ministri Musulmani le loro posizioni al governo. Una mattina, tutti loro furono scacciati. Molti furono arrestati, imprigionati, e le loro proprietà confiscate. Questi incidenti portarono ad un’era di repressione dei Musulmani ed alla susseguente sollevazione, che non ebbe successo, la quale reclamò le vite di mille persone, e ne lasciò ferite migliaia.
Nella prima parte del ventesimo secolo, le Filippine pervennero sotto il controllo degli USA e, nel 1946, fu loro donata l’indipendenza. Dopo la ritirata dell’America dall’isola, i Filippini che servirono gli interessi degli Stati Uniti vennero al potere, ed i Musulmani finirono sotto il loro governo. Fondamentale, per il regime dei filippini, fu la loro politica di confiscare le terre dei Musulmani, basata sulla loro strategia del consolidamento del potere sull’isola. A questo scopo, fu emanata una legge che regolava la distribuzione delle terre tra filippini e Musulmani. Secondo questa legge, un Musulmano poteva ricevere soltanto un terzo della terra a cui aveva diritto un filippino. Questa politica assicurò l’assegnazione di 3.5 milioni di immigrati filippini alle terre dei Musulmani, scatenando perciò scontri tra Musulmani e filippini. I Musulmani, nel tentativo di proteggere i propri diritti, vollero fare un compromesso con il Presidente Ferdinand Marcos, ma ciò non riuscì. Il regime di Marcos lanciò un’operazione per assimilare i Musulmani. Con aumenti di stipendio e promozioni selettive, Marcos fece delle forze armate la propria macchina politica personale, sospese l’implementazione della legge costituzionale e la sostituì con la legge marziale.
Il dittatore Marcos delle Filippine (a sinistra). Il regime di Marcos lanciò un’operazione per assimilare i Musulmani. (A destra) Musulmani fatti oggetto di violenza.. |
Il Fronte Nazionale di Liberazione Moro (MNLF) combattè a nome dei Musulmani, e in scontri sanguinosi più di cinquantamila Musulmani, la maggioranza dei quali erano civili, persero la vita. Migliaia di donne, bambini ed anziani furono assassinati. Furono costituite delle squadre appositamente addestrate per spazzare via i Musulmani. Questi erano feroci guerriglieri, che si spinsero molto avanti con la violenza, facendo cose quali rompere il teschio delle loro vittime oppure berne il sangue. Esse utilizzavano una tortura speciale per ogni vittima e, dopo averla assassinata, ne confiscavano tutte le proprietà.
I governanti che si succedettero dopo Marcos continuarono la stessa politica brutale e commisero il medesimo genocidio etnico.
Intorno al mondo, scontri e guerre sanguinose devastano i paesi Musulmani. La resistenza palestinese all’invasione israeliana è conosciuta come la più duratura di tutte queste carneficine. Questa invasione portata avanti da Israele e appoggiata dai paesi occidentali fu sistematica, e lasciò dietro di sé migliaia di morti, rifugiati, ed una storia sanguinosa. Gli scontri, le guerre ed i massacri riflettono un poco di ciò che i civili hanno sofferto durante tutta l’invasione israeliana.
Dopo gli anni ‘50, le forze israeliane hanno eseguito diversi interventi nel paese confinante, il Libano. Israele ha innescato dei conflitti tra diversi gruppi all’interno del Libano, e questi gruppi, coinvolgendosi in una guerra civile, hanno mantenuto collegamenti con Israele, e da essi hanno un supporto assicurato. Questi scontri hanno reso molto fragile l’equilibrio del potere in Libano, trasformandolo in un paese aperto all’invasione. Gli Israeliani hanno provocato le comunità che abitano il Libano, cioé, i Maroniti, i Cristiani, i Cristiani Greci Ortodossi, i Musulmani Sciiti, i Sunniti ed i Druzes, e gradualmente hanno colto i frutti della sua politica di “dividi e governa”.
Una strategia che Israele ha pianificato per 28 anni fu conclusa con la effettiva invasione del Libano nel 1982. La guerra civile divise Beirut in regioni per ogni gruppo di minoranza. È interessante che ogni minoranza abbia ricevuto sostegno ed armi da Israele. In particulare, i Falangisti, che presero il potere, avevano legami mlto saldi con Israele.
La guerra civile in Libano, apparentemente, scoppiò perché i Palestinesi che erano stati obbligati da re Hussein a lasciare la Giordania erano stati sistemati in Libano. I Cristiani, indottrinati riguardo alla necessità di espellere i Palestinesi dal Libano, proclamarono una guerra totale per espellere i Palestinesi stessi. Cristiani e Musulmani, apparentemente, furono le parti in questa guerra, tuttavia, ognuna di esse era anch’essa divisa al suo interno. Durante la guerra, Israele iniziò a violare il confine libanese. Allo stesso tempo, la sicurezza del Libano peggiorò in modo significativo, con gli Stati Uniti - ed Israele – che appoggiavano l’attacco della Siria, che apparentemente era un paese musulmano, contro il Libano.
L’istituzione del potere politico da parte del Partito della Falange, per mezzo del sostegno di Israele, fu l’inizio di una guerra sanguinosa che avrebbe devastato Beirut. I Palestinesi e i Musulmani Libanesi furono soggetti a forti pressioni. L’invasione del 1978, infine, portò all’invasione israeliana del Libano nel 1982. Il Libano divenne un paese lacerato dalle guerre e devastato. Qui, la storia fu testimone del brutale massacro, da parte della Falange, di centinaia di civili palestinesi nei campi per rifugiati di Sabra e di Shatilla, su istigazione, e sotto la supervisione, delle forze israeliane.
Beirut, 1976 |
Beirut, 1982 Nelle prigioni israeliane ci sono ancora molti prigionieri palestinesi che soffrono un trattamento estremamente brutale ed inumano. Dopo ogni accordo, le autorità israeliane annunciano il rilascio di questi prigionieri, ma non mantengono mai queste promesse. Alcuni degli sforzi compiuti dai prigionieri per attirare l’attenzione del mondo facendo lo sciopero della fame spesso non hanno effetto, poiché i paesi occidentali, spesso, non prestano ascolto ai loro richiami. |
La storia di Haiti, il paese più povero dell’emisfero occidentale, abbonda di disordine e di miseria. Haiti restò sotto l’occupazione americana tra il 1915 ed il 1934. Poi dichiarò l’indipendenza soltanto nominalmente, poiché essa era una condizione stabilita sotto l’ombra degli Stati Uniti, con il rinforzo di una costituzione dettata dall’America. Tra il 1957 e il 1986, Haiti fu governata dalla dittatura. In questo periodo, prima Duvalier padre prese la carica e poi suo figlio, Jean-Claude Duvalier, gli successe. Essi stabilirono monopoli e cartelli in tutti i settori, che sottrassero miliardi all’economia haitiana. Duvalier stabilì un regime dittatoriale come quelli di ogni altro paese nelle vicinanze. In questo piccolo paese, una unità di intelligence chiamata i Leopardi, e una organizzazione di polizia segreta, i Tontons Mavoutes, terrorizzò la gente comune, commettendo orribili omicidi di massa. Come in tutte le altre dittature, i Duvalier si abbandonarono a stravaganze, mentre la gente viveva nella miseria più nera. Con il pretesto del disordine diffuso nel paese conseguente al regno dei Duvalier, gli Stati Uniti misero su un colpo di stato nel 1994. Questo piccolo paese è un altro esempio tipico delle conseguenze della mancanza di fede in una società: violenza, scontri e disordini … |
Un’isola-nazione nell’Oceano Indiano a sud-est dell’India, lo Sri Lanka ha sedici milioni di abitanti. La maggioranza della popolazione sono Cingalesi Buddisti (74%). Il 20% sono Indiani Tamil. I cingalesi detengono il potere nel paese. I Tamil, che vivono nello Sri Lanka del nord, nel 1980 lanciarono una guerriglia contro il regime cingalese che diventò una sanguinosa guerra civile. Nello Sri Lanka, persino i bambini piccoli sono coinvolti nella guerra civile. |