Coloro che hanno creduto e non ammantano di iniquità la loro fede,
ecco a chi spetta l’immunità...
(Corano, 6:82)
Tutti questi esempi dimostrano che organizzare atti di terrore contro persone innocenti è una cosa che va totalmente contro l’Islam, e nessun musulmano che prende come guida il Corano e le pratiche del Profeta Muhammad (pbsl), potrebbe mai commettere un crimine del genere. Al contrario, i musulmani hanno la responsabilità di fermare queste persone, ovvero devono rimuovere il “crimine dalla terra” e portare la pace e la sicurezza a tutte le persone di tutto il mondo.
Non è possibile parlare di “terrore cristiano”, “terrore ebraico” o “terrore islamico”. Infatti, un esame del background degli autori di tali atti, a prescindere dalla loro fede, rivela che il terrorismo in questione non è un fenomeno religioso, bensì un fenomeno sociale.
Come accennato in precedenza, il vero messaggio di una religione o di un sistema di credenze può essere a volte distorto dai suoi pseudo-associati. I crociati, che costituiscono un periodo oscuro nella storia cristiana, sono un esempio di questo genere di distorsione.
I crociati erano cristiani europei che intrapresero le spedizioni a partire dalla fine dell’11° secolo, per riprendersi la Terra Santa (la Palestina e l’area circostante) dai musulmani. Si attivarono con un cosiddetto obiettivo religioso, ma devastarono ogni acro di terra in cui si insediarono, e diffusero paura ovunque andarono. Sottoposero i civili che trovavano sulla loro strada ad esecuzioni di massa e saccheggiarono villaggi e città. La conquista di Gerusalemme, dove musulmani, ebrei e cristiani vivevano sotto il dominio islamico in pace, divenne teatro di un immenso spargimento di sangue. Massacrarono tutti i musulmani e gli ebrei della città senza pietà.
Con le parole di uno storico “Uccisero tutti i saraceni e i turchi che trovavano...fossero questi maschi o femmine”14. Uno dei crociati, Raymond d’Aguiles si vantò di questa violenza vista con i suoi stessi occhi:
C’erano spettacoli meravigliosi da vedere. Alcuni dei nostri uomini (e questo fatto era più misericordioso) tagliavano le teste ai loro nemici; altri li colpivano con le frecce in modo che cadessero dalle torri; altri li torturavano a lungo, gettandoli tra le fiamme. Per le strade della città, si vedevano mucchi di teste, mani e piedi. Bisognava farsi strada tra corpi di uomini e cavalli. Ma questi erano fatti minori rispetto a quello che successe al Tempio di Salomone, un luogo dove normalmente si svolgevano funzioni religiose... nel Tempio e nel portico di Salomone, gli uomini che cavalcavano erano immersi nel sangue, che gli arrivava fino alle ginocchia e alle redini15.
In due giorni l’esercito crociato uccise circa 40.000 musulmani, nei modi barbari appena descritti16.
Le barbarie dei crociati erano talmente eccessive che, durante la quarta crociata, saccheggiarono Costantinopoli (l’odierna Istanbul), una città cristiana, rubando gli oggetti d’oro dalle chiese.
Naturalmente, tutte queste barbarie andavano totalmente contro l’essenza del Cristianesimo. Il Cristianesimo, secondo le parole del vangelo, è un “messaggio d’amore”. Nel Vangelo secondo Matteo, si dice che il Profeta Gesù (psl) disse ai suoi seguaci: “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano” (Matteo, 5:44). Nel Vangelo secondo Luca, si dice che il Profeta Gesù (psl) disse: “A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra” (Luca, 06:29). Da nessuna parte nel Vangelo vi è alcun riferimento alla legittimità della violenza; quindi l’omicidio di persone innocenti è inimmaginabile. Potete trovare il concetto di “uccidere degli innocenti” nella Bibbia, ma solo nel tentativo del crudele re Erode di uccidere il Profeta Gesù (psl), quando egli era ancora un bambino.
Se il Cristianesimo è una religione basata sull’amore e se non ospita alcuna violenza, perché i crociati cristiani commisero alcuni degli atti più violenti della storia? La ragione principale di questo è che la maggior parte dei crociati erano persone ignoranti. Queste masse, che non sapevano quasi nulla della loro religione, che probabilmente non avevano mai letto né visto la Bibbia in vita loro, e che probabilmente erano completamente all’oscuro dei valori morali della Bibbia, furono condotte alla barbarie sotto il condizionamento degli slogan dei crociati che presentavano falsamente questa violenza come “volontà di Dio”. Con questo metodo disonesto, molti furono incoraggiati a commettere atti terribili rigorosamente proibiti da Dio.
Vale la pena ricordare che in quel periodo i cristiani orientali - il popolo di Bisanzio, per esempio - che erano culturalmente molto più avanzati rispetto ai cristiani occidentali, abbracciarono valori più umani. Sia prima che dopo le conquiste dei crociati, i cristiani ortodossi riuscirono a convivere con i musulmani. Secondo Terry Jones, il commentatore della BBC, con il ritiro dei crociati dal Medio Oriente “la vita civilizzata riprese e i membri delle tre fedi monoteistiche tornarono ad una pacifica coesistenza”17.
L’esempio dei crociati rivela un fenomeno generale. Più i seguaci di un’ideologia sono incivili, intellettualmente sottosviluppati e ignoranti, più è probabile che ricorrano alla violenza. Ciò vale anche per le ideologie che non hanno nulla a che fare con la religione. Tutti i movimenti comunisti di tutto il mondo sono inclini alla violenza. Infatti, il movimento più selvaggio e sanguinario fu quello dei Khmer Rossi in Cambogia. E ciò perché erano i più ignoranti.
Nello stesso modo in cui le persone ignoranti possono portare alla follia ogni idea che sposi la violenza, possono anche implicare la violenza nelle religioni divine, che sono assolutamente opposte ad essa. Come nel mondo ebraico e cristiano, esempi di questo fatto hanno avuto luogo anche nel mondo islamico, e sono tutt’oggi ancora in atto.
È indispensabile fare riferimento al carattere dei beduini nel tempo del nostro Profeta (pbsl), al fine di vedere il vero volto di coloro che commettono il terrore nel nome della religione.
Nonostante il Cristianesimo sia una religione basata sull’amore, i crociati commisero alcuni degli atti più violenti della storia. Queste masse di gente, che non sapevano quasi nulla della loro religione, e che probabilmente non avevano mai letto la Bibbia in vita loro, furono condotte alla barbarie sotto l’influenza di slogan che presentavano falsamente questa violenza come “la volontà di Dio”. |
Al tempo del Profeta Muhammad (pbsl), esistevano due strutture sociali di base in Arabia: i cittadini e i beduini (arabi del deserto). Nelle città arabe prevaleva una cultura sofisticata. Le relazioni commerciali legavano le città al mondo esterno, il che contribuì alla nascita delle buone maniere tra gli arabi che abitavano in città. Raffinarono i valori estetici e iniziarono ad amare la letteratura, in particolare la poesia. Dall’altra parte, gli arabi del deserto erano tribù nomadi che vivevano nel deserto, ed avevano una cultura molto rozza. Completamente ignari delle arti e della letteratura, la maggior parte di loro sviluppò un carattere poco raffinato.
L’Islam nacque e si sviluppò tra gli abitanti di Mecca, la città più importante della penisola. Tuttavia, quando l’Islam si diffuse nel resto della penisola, tutte le tribù dell’Arabia lo abbracciarono. Tra queste tribù c’erano anche i beduini, che in un modo o nell’altro erano problematici: il loro bagaglio culturale impedì ad alcuni di loro di cogliere la profondità e il nobile spirito dell’Islam. A tale proposito, Dio afferma quanto segue in un versetto:
I beduini erano tribù nomadi del deserto all’epoca del Profeta Muhammad (pbsl). A causa delle difficili condizioni in cui vivevano, la loro diventò una cultura rigida e violenta. |
I beduini sono i più ostinati nella miscredenza e nell’ipocrisia, i più pronti a disconoscere le leggi che Allah ha fatto scendere sul Suo Messaggero. Allah è sapiente, saggio. (Corano, 9:97)
Some among the desert Arabs who were "worst in disbelief and hypocrisy" and prone to disobey God's commands, became a part of the Islamic community in the Prophet's (pbuh) time. But in subsequent periods, due to erroneous interpretations and attitudes, some of them have given rise to bodies incompatible with the moral values of Islam.
Alcuni degli arabi del deserto che erano “più ostinati nella miscredenza e nell’ipocrisia” e inclini a disobbedire ai comandamenti di Dio, entrarono a far parte della comunità islamica al tempo del Profeta (pbsl). Ma nei periodi successivi, a causa di interpretazioni ed atteggiamenti sbagliati, alcuni di loro diedero vita a enti incompatibili con i valori morali dell’Islam.
La setta chiamata “kharigiti” emersa tra i beduini, ne fu un esempio. Il tratto più distintivo di questa setta perversa (che venne chiamata “kharigiti”, letteralmente “coloro che se ne vanno”, in quanto i suoi membri deviavano fortemente dalle pratiche sunnite), era la loro natura selvaggia ed estrema. La “kharigiti”, che conosceva poco dell’essenza dell’Islam o delle virtù e dei valori del Corano, avviò una guerra contro tutti gli altri musulmani, basando questa guerra su pochi versetti coranici dai quali estrasse interpretazioni distorte. Inoltre svolse “atti di terrorismo”. Hazrat Ali (ra), che era uno dei più stretti compagni del Profeta (pbsl) e che fu descritto come “porta della città della conoscenza”, venne assassinato da un kharigita.
In altre parole, proprio come i crociati distorsero e mal interpretarono il Cristianesimo come un insegnamento di brutalità, alcuni gruppi perversi emersi nel mondo islamico travisarono l’Islam e ricorsero alla brutalità. Ciò che accomuna queste sette e i crociati è la loro ignoranza, la natura non raffinata e incolta, priva di una vera comprensione della religione. La violenza a cui fecero ricorso emerse da questa mancanza di comprensione piuttosto che dalla religione alla quale sostenevano di appartenere. Non conoscevano nemmeno le fonti fondamentali della loro religione e si concentravano sulle credenze superstiziose che avevano inventato.
Sarebbe del tutto sbagliato pensare che il carattere beduino si limiti a quel periodo e che ora non esista più. Oggi, la presenza di persone con lo stesso carattere è notevole. Queste persone, che non amano nessuno al di fuori di se stessi o del gruppo al quale appartengono, e che addirittura cercano di ritrarre l’uso della violenza nei confronti di coloro che non condividono la loro fede come un requisito della religione, incubano numerosi difetti di logica. Il condannare le persone come infedeli e l’errata interpretazione del contrappasso, sono degli esempi di questo.
Nel mondo islamico, alcuni musulmani che credono nello stesso Dio, accettano il Profeta Muhammad (pbsl) come Suo Messaggero e il Corano come il vero Libro, si accusano a vicenda di infedeltà, di essersi separati dalla fede, e di uccidersi l’un l’altro. Le uccisioni di massa di sciiti e la distruzione di moschee sciite avvenute di recente, hanno attirato l’attenzione su una devianza radicale del mondo islamico. Anche gli attacchi di alcuni gruppi sciiti contro i sunniti in alcune regioni come l’Iraq hanno dato un contributo in questo scenario. Tuttavia, questa mentalità sanguinaria non è limitata solo a queste organizzazioni radicali, né si tratta di un problema nuovo.
La responsabilità di quei musulmani uccisi in Egitto solo perché erano sciiti, o di quelli uccisi e trascinati per le strade dell’Iraq solo perché erano sunniti, ricade su quelle sentenze, o fatwa, emesse da alcuni cosiddetti studiosi che sostengono di parlare a nome dell’Islam. Questi cosiddetti studiosi parlano nelle loro moschee o appaiono nei canali televisivi e trascinano persone per lo più ignoranti, dentro queste ferocia con le loro fatwa. In Medio Oriente, questo fallace concetto di religione basata sulle superstizioni si nota nelle feroci lotte tra gruppi sciiti e sunniti all’interno dello stesso paese. Allo stesso tempo si manifesta anche nelle guerre settarie tra i paesi, che vengono combattute per mezzo di gruppi delegati e organizzazioni. Naturalmente le violenze perpetrate da questi gruppi è sbagliata. Ma questo errore non può essere corretto senza il ritorno al Corano, l’essenza della fede.
Questo spietato spirito di dissenso considera lo spargimento di sangue degli innocenti come un “atto di adorazione”, rifiuta la concessione del diritto alla vita per tutti coloro che non aderiscono alla loro stessa comprensione della fede, e provoca la diffusione di sommosse e di conseguenza l’incessante spargimento di sangue nei paesi islamici. Uno dei problemi che stanno alla base di questa deviante ideologia è il “takfîr”:
Il “takfir” è il definire una persona [o un gruppo di persone] come “infedele” (kafir), accusandola di essersi distaccata dalla fede dell’Islam. Quando i gruppi denominati “takfirii” arrivano ad avere questo giudizio nei confronti di una persona o di un gruppo, dichiarano anche l’obbligo, per queste persone, di essere uccise, seguendo la loro fanatica e non-islamica comprensione della fede, basata su superstizioni. Tuttavia nel Corano, Dio non concede a nessun essere umano il diritto di rifiutare o di non accettare la scelta di un altro individuo di aderire all’Islam. Allo stesso tempo, se una persona si allontana dalla fede e diventa irreligiosa, solo Dio deciderà se e come punirlo.
Il massacro di Camp Speicher, dove vennero uccisi circa 1.700 sciiti iracheni, cadetti della Air Force.
1. Kuwait (Bombardamenti della Moschea dell’Imam Ja’far as-Sadiq) |
…In verità, il giudizio appartiene solo ad Allah. Egli vi ha ordinato di non adorare altri che Lui. Questa la religione immutabile, eppure la maggior parte degli uomini lo ignora. (Corano, 12:40)
Attualmente, alcuni gruppi sunniti affermano che gli sciiti sono infedeli e viceversa. Possiamo notare che parlano l’uno dell’altro con odio, non pregano insieme, e in molte zone si uccidono durante lotte feroci. La logica del takfîr, che è entrata a far parte della religione islamica, non trova posto nel Corano; questo fanatismo si basa su un cosiddetto hadith noto come “‘al-Firqat al-Najiyah” (la Setta Salvata) attribuito al nostro Profeta (pbsl). La parte di questo hadith fabbricato a cui si fa più spesso riferimento - che fa parte di molte narrazioni ma non ha nessun fondamento nei versetti del Corano - è la seguente:
Questa linea di ragionamento è presente in diverse narrazioni con aggiunte o cancellazioni. Per esempio, in at-Tirmidhi, non è citata la parte “…tutte saranno nel Fuoco tranne una”. In Hakim, questo hadith è esposto in maniera molto breve con le seguenti parole: “La mia comunità sarà divisa in circa settanta sette; la più grande agisce di propria iniziativa e rende ciò che è lecito illecito, e rende ciò che è illecito lecito” (Al-Mustadrak, 4/430)
Oggigiorno, alcuni gruppi sunniti dichiarano che gli sciiti sono infedeli e viceversa. Non pregano insieme. La logica del takfîr che è entrata nella religione dell'Islam però, non trova spazio nel Corano. |
La disintegrazione e la frammentazione che vediamo nel mondo islamico sono il risultato di una mentalità che ritiene che il Corano da solo non sia sufficiente, e di tentativi di produrre una forma diversa di Islam attraverso superstizioni, fanatismo e hadith fabbricati. Anziché seguire l’esempio dei musulmani che vissero all’epoca del nostro Profeta (pbsl), questi gruppi settari e fanatici creano delle proprie concezioni di ciò che è lecito e illecito, e credono solo nelle loro congetture; dichiarano che i musulmani che praticano l’Islam in un modo diverso dal loro, sono apostati. Nel Corano però, Dio ha chiaramente precluso la possibilità di sviluppo di un tale pensiero:
O voi che credete, quando vi lanciate sul sentiero di Allah, siate ben certi, prima di dire a chi vi rivolge il saluto: “Tu non sei credente”, al fine di procacciarvi i beni della vita terrena. Presso Allah c’è bottino più ricco. Già prima eravate così, poi Allah vi ha beneficati... (Corano, 4:94)
Negli hadith leggiamo che il nostro Profeta (pbsl) ha insegnato ai musulmani ad evitare di accusare gli altri di miscredenza:
... colui che ha etichettato qualcun altro come miscredente o lo ha chiamato il nemico di Dio mentre egli in realtà non era così, ciò ricadrà su di lui . (Sahih Muslim, Libro 1, Hadith 118)
... maledire un credente è come ammazzarlo, e chiunque accusi un credente di infedeltà, allora è come se lo avesse ucciso. (Sahih Bukhari, Libro 73, Hadith 126)
Chiunque prega come noi e si rivolge verso la nostra Qibla e mangia i nostri animali macellati è un musulmano, ed è sotto la protezione di Dio e del Suo Apostolo. Quindi non tradite Dio tradendo coloro che sono sotto la Sua protezione. (Sahih Bukhari, Libro 8, Hadith 386)
Qualsiasi persona che abbia chiamato suo fratello: “Oh miscredente!” (ha in realtà commesso un atto con il quale questa infedeltà) ricadrebbe su di lei. Se era realmente così come egli ha affermato (allora l’infedeltà dell’uomo verrebbe confermata, ma se non era vero), allora ricadrebbe su di lui (sull’uomo che ha etichettato il suo fratello musulmano). (Sahih Muslim, Libro 1, Hadith 117)
Quando un uomo chiama suo fratello infedele, (l’accusa) ricade su (almeno) uno di loro. (Sahih Muslim, Libro 1, Hadith 116)
All’epoca del nostro Profeta (pbsl) c’erano gli ipocriti, gente che non aveva fede nel proprio cuore, e i deviatori: Dio ci ha comunicato in molti versetti del Corano che c’erano delle persone che non erano soddisfatte del giudizio del Profeta (pbsl) e dimostravano anomalie nella loro condotta morale, e altre che erano persino segretamente nell’infedeltà. Nonostante questo il nostro Profeta (pbsl) continuò a comunicare la religione e si sforzò nel tentativo di rafforzare la fede di tutti, senza eccezione, e non accusò mai nessuno di infedeltà. Non è possibile per un servo di Dio giudicare o punire una persona per via della sua fede.
Dio ci informa che il fatto che i musulmani siano in disaccordo o in conflitto tra loro è un errore per il quale dovranno rispondere nell’aldilà:
Tu non sei responsabile di coloro che hanno fatto scismi nella loro religione e hanno formato delle sette. La loro sorte appartiene ad Allah. Li informerà di quello che hanno fatto. (Corano, 6:159)
Nel Corano ci viene detto che i musulmani dovrebbero essere uniti, vivere come fratelli, che non dovrebbero dividersi e che dovrebbero essere amici e schierarsi insieme come dei muri ben eretti anziché litigare:
E non siate come coloro che si sono divisi, opposti gli uni agli altri, dopo che ricevettero le prove. Per loro c’è castigo immenso. (Corano, 3:105)
Invece di contribuire all’unità dei musulmani, coloro che parlano di separazione e odio, o che fanno delle fatwa nelle quali dichiarano che gli altri sono in uno stato di infedeltà, incitano i musulmani alla violenza e allo spargimento di sangue. Coloro che conducono il cosiddetto jihad contro i loro stessi fratelli musulmani, basandosi sulle dichiarazioni dei leader della loro setta, sono in grave errore, un errore che non saranno in grado di spiegare nell’aldilà. Dio ordina di riportare la pace tra i musulmani come segue:
In verità i credenti sono fratelli: ristabilite la concordia tra i vostri fratelli e temete Allah. Forse vi sarà usata misericordia. (Corano, 49:10)
I comandamenti del Corano hanno lo scopo di eliminare le punizioni arbitrarie derivanti da vendetta e rancori personali, che sono un evento comune nella società araba del tempo del Profeta Muhammad (pbsl). Il principio della deterrenza che prevale in tutto il Corano, viene manifestato anche nel comandamento del “qisas”, e intende proteggere la vita attraverso la prevenzione e l’eliminazione del crimine:
O voi che credete, in materia di omicidio vi è stato prescritto il contrappasso: libero per libero, schiavo per schiavo, donna per donna. E colui che sarà stato perdonato da suo fratello, venga perseguito nella maniera più dolce e paghi un indennizzo: questa è una facilitazione da parte del vostro Signore, e una misericordia. Ebbene, chi di voi, dopo di ciò, trasgredisce la legge, avrà un doloroso castigo. (Corano, 2:178)
È degno di nota il punto di questo versetto che riguarda il contrappasso in genere: esso incoraggia il perdono e dice che coloro che perdonano adottano la miglior forma di comportamento. Visto in questo senso, nel contrappasso c’è la vita.
Ci sono alcuni requisiti per il contrappasso, come ad esempio il modo in cui dev’essere applicato - da chi e su chi. Nel Corano Dio spiega che coloro che hanno il diritto di contrappasso sono “i parenti più prossimi”:
E non uccidete, senza valida ragione, coloro che Allah vi ha proibito di uccidere. Se qualcuno viene ucciso ingiustamente, diamo autorità al suo parente più prossimo; che questi però non commetta eccessi [nell’uccisione]... (Corano, 17:33)
Oltre a questo, come spiegato nel Corano 5:178, il suddetto parente più prossimo ha la possibilità di rinunciare al contrappasso e chiedere un risarcimento, che significa scegliere il perdono. In un altro versetto Dio spiega che il perdono è preferibile:
La sanzione di un torto è un male corrispondente, ma chi perdona e si riconcilia, avrà in Allah il suo compenso. In verità Egli non ama gli ingiusti. (Corano, 42:40)
Come è chiaro dai versetti del Corano, la migliore linea di azione è il perdono. Viene spiegato che si tratta di un comportamento era preferito da Dio anche prima dell’Islam:
Per loro prescrivemmo vita per vita, occhio per occhio, naso per naso, orecchio per orecchio, dente per dente e il contrappasso per le ferite. Quanto a colui che vi rinuncia per amor di Allah, varrà per lui come espiazione. Coloro che non giudicano secondo quello che Allah ha fatto scendere, questi sono gli ingiusti. (Corano, 5:45)
Quando verrà chiesto ai leader delle organizzazioni terroristiche che abusano della religione dell’Islam, o ai ministri che cercano di legittimarli, perché emettono delle fatwa che consentono i massacri e gli attentati suicidi, essi risponderanno che è il contrappasso agli attacchi contro i musulmani. È vero che i musulmani vengono massacrati, offesi, oppressi e trattati ingiustamente in varie parti del mondo; ciò nonostante, Dio proibisce di rispondere alla tirannia con la tirannia. Il modo in cui il perdono viene raccomandato nei comandamenti riguardanti il contrappasso in generale, è un riflesso di questo fatto.
Nel Corano Dio proibisce la malvagità. Inoltre, l’Islam appoggia il principio dell’ “individualità del crimine”. Bombardare persone, attaccandole indipendentemente dal fatto che siano dei civili innocenti, bambini, donne o anziani, non è altro che un puro e semplice omicidio. Allo stesso modo, anche uccidere delle persone semplicemente per la loro nazionalità, fede o setta, o vendicarsi sulla base di queste ragioni, è completamente contro l’Islam. Compiere degli attentati terroristici contro civili innocenti di un paese, perché spinti dalla rabbia per le violazioni commesse dai governanti di quel paese, significa non rispettare gli insegnamenti del Corano.
Alla base della legge della guerra nell’Islam c’è l’essere giusti, e l’obiettivo è sempre quello di ristabilire la pace, trovare dei compromessi e perdonare. Il fine è sempre quello di garantire la continuazione della vita propria e quella altrui. Per queste ragioni, il principio del “contrappasso” che Dio ha permesso solo come deterrente contro l’uccisione intenzionale, solo nel momento in cui ci siano determinate restrizioni e condizioni, e al quale in ogni caso, è da preferire il perdono, non può essere applicato nei confronti di individui o società sulla base di riflessioni personali di vendetta.
I comandamenti del Corano sono perfettamente chiari, ma l’esistenza di persone che cercano di perpetrare terrore nel nome della religione, rende fondamentale esaminare la psicologia del terrore.
Per i terroristi uccidere la gente, e seminare distruzione e caos è un modo di vivere. Per loro lo spargimento di sangue è un atto deliberato. Essi possono sparare a innocenti, lanciare una bomba su dei bambini o far saltare in aria una casa senza provare alcun sentimento di compassione. |
Il concetto di terrorismo ha un significato più ampio nel linguaggio odierno. Generalmente si riferisce al conflitto armato portato avanti da gruppi con ideologie radicali. In generale, terrore significa intimidazione. Ma questa intimidazione è rivolta ad un vasto campo che include l’intera vita delle persone che sentono la forte minaccia della paura e della violenza. Il terrore include un’intimidazione intensa e sistematica che spinge le persone ad adottare un certo modo di pensare e di comportarsi, così come include ogni genere di atto violento effettuato per produrre tale intimidazione. Ma in ogni situazione, gli obiettivi del terrorismo sono, direttamente o indirettamente, i cittadini stessi.
Le organizzazioni terroristiche usano il terrore per ottenere supporto. L’intimidazione che usano è calcolata per aumentare la propria forza e, in questo modo, ottenere l’appoggio di alcuni o di tutti i cittadini.
La prima cosa che la gente pensa quando si menziona la parola “terrorismo” è, in linea di massima, il genere di terrorismo conosciuto come “il terrore di sinistra”; ma esiste anche un altro tipo di terrore che si trova nel paesi del terzo mondo e che viene praticato dai regimi dittatoriali. La realtà qui non è altro che una massiccia realizzazione delle tattiche terroristiche di sinistra. Un dittatore o un gruppo al potere è opprimente se usa il proprio potere solo per scopi personali, ed è per questo che deve affrontare vari tipi di opposizione sociale. In questa situazione, il regime dittatoriale ricorre sempre alla stessa formula per dimostrare che è più forte dell’opposizione: insedia l’uso del terrore in modo che i cittadini abbiano paura, e così il suo potere si consolida.
Dall’altra parte, le organizzazioni terroristiche, in conformità con le ideologie che sposano, sostengono che il loro obiettivo è quello di rimuovere un governo e i suoi amministratori che essi considerano illegittimi e crudeli e che, così facendo, raggiungeranno il loro obiettivo di stabilire un modo di vivere più felice e più giusto. Tuttavia, questa affermazione non è realistica. Nel Corano, nei primi versetti della Sura al-Baqara, Dio emette questo comando per chi la pensa in questo modo:
“E quando si dice loro “Non spargete la corruzione sulla terra”, e loro dicono: “Anzi, noi siamo dei conciliatori!”. Non sono forse questi i corruttori? Ma non se ne avvedono”. (Corano, 2:11-12)
Per i terroristi, uccidere le persone è un modo di vivere. Essi possono uccidere a colpi di pistola persone innocenti e lanciare bombe contro bambini senza pietà. Per loro lo spargimento di sangue è un piacere. Essi non sono più esseri umani, si sono trasformati in deliranti bestie selvagge. Se c’è qualcuno tra loro che mostra il minimo sentimento di compassione, questi viene additato come un codardo o un traditore e fatto retrocedere. Spesso usano le armi l’uno contro l’altro e svolgono purghe sanguinose contro fazioni interne alla propria organizzazione.
Il terrorismo non è altro che una fonte di spargimenti di sangue totalmente diabolica. Chi sostiene queste barbarie difende un sistema satanico. Se un terrorista usa linguaggi e simboli religiosi, nessuno deve farsi ingannare. I terroristi che si nascondono sotto il manto della falsa religione sono doppiamente colpevoli, sia per il sangue che versano, che per la propaganda anti-religiosa che diffondono commettendo tali crimini in nome della religione.
Il terrore e la religione sono totalmente opposti l’uno all’altra. Il terrorismo segue la strada dell’aggressione, dell’omicidio, del conflitto, della crudeltà e della miseria. Ma secondo il Corano, tutte queste cose sono atti di oppressione. Dio impone la pace, l’armonia, la buona volontà e il compromesso. Proibisce il terrore e qualsiasi altro genere di atto che non favorisca la pace, e condanna coloro che commettono tali atti:
Coloro che infrangono il patto di Allah dopo averlo accettato, spezzano ciò che Allah ha ordinato di unire e spargono la corruzione sulla terra - quelli saranno maledetti e avranno la peggiore delle dimore. (Corano, 13:25)
La caratteristica basilare che il terrore e coloro che sono affetti dalla sua crudeltà hanno in comune, è che la paura e l’amore verso Dio sono, per loro, qualcosa di completamente estraneo. I loro cuori si sono induriti e sono spiritualmente malati.
Il fondatore dell’anarchismo russo Michail Bakunin e il suo discepolo Nechayev definirono il terrorista “ideale” in questo modo:
Tutta l’opera della sua esistenza [di un rivoluzionario], non solo nelle parole ma anche nei fatti, è nella guerra all’ordine esistente della società, e all’intero cosiddetto mondo civilizzato, con le sue leggi, morali e costumi; egli è un avversario intransigente... Conosce una sola scienza; la scienza della distruzione18.
I terroristi vedono le loro azioni distruttive come un mezzo di propaganda; sperano di diffondere la paura uccidendo persone e distruggendo proprietà. |
I terroristi vedono le loro azioni distruttive come un mezzo di propaganda; sperano di diffondere la paura uccidendo persone e distruggendo proprietà.
Come s’intende da queste parole di Bakunin e Nechayev, i terroristi sono persone che troncano il proprio rapporto con ogni istituzione materiale e spirituale rifiutando ogni valore morale, e che vedono queste istituzioni come impedimenti ai loro progetti. Bakunin ha anche detto: “Giorno e notte egli [un rivoluzionario] osa avere un solo pensiero, un solo scopo: la distruzione spietata; mentre, a sangue freddo e senza riposo, consegue quello scopo, egli deve essere pronto a morire in qualsiasi momento e pronto ad uccidere con le proprie mani chi cercherà di contrastare i suoi obiettivi”. Nel suo Ground-Work for the Social Revolution (Basi Per La Rivoluzione Sociale), si trova questa descrizione del tipo di persona che un terrorista deve essere:
Rigoroso com’è con se stesso, deve esserlo anche con gli altri. Tutti i sentimenti deboli delle relazioni, dell’amicizia, dell’amore e della gratitudine devono essere soppressi attraverso l’unica fredda passione per il lavoro rivoluzionario19.
Queste parole mettono allo scoperto il volto oscuro del terrorismo, e dimostrano che è totalmente opposto alla religione dell’Islam che si fonda sulla pace, sulla compassione e sull’amore.
L’orribile attacco terroristico alla maratona di Boston, Stati Uniti, nel 2013 è stato condannato da tutti i veri musulmani, come sono stati condannati gli attacchi dell’11 settembre e tutti gli altri.
Questo attacco terroristico, in cui 3 persone hanno perso la vita e centinaia sono rimaste ferite, è stato un atto di follia fuorviante progettato per mettere il mondo occidentale e il mondo islamico l’uno contro l’altro. Tali atti spietati sono stati utilizzati più volte in diversi paesi per cercare di dare all’Occidente l’impressione che l’Islam sia una fede che considera leciti la violenza e il terrore, ed hanno avuto successo in non piccola misura. Infatti, subito dopo gli attacchi di Boston, alcune organizzazioni mediatiche degli Stati Uniti hanno rilasciato dichiarazioni in cui incoraggiavano la violenza contro i musulmani e il loro isolamento dalla società. Questi incitamenti ci sono sempre stati e continueranno ad esserci. Tuttavia, i musulmani hanno un dovere molto importante in questo scenario: non limitarsi a condannare gli attacchi terroristici ma parlare della vera morale islamica all’intera umanità.
Chi afferma di essere musulmano e dice che la sua fede sostiene gli atti di terrorismo e di violenza o è un agente provocatore che dichiara di essere musulmano, o è una persona che misconosce completamente la fede. Chi dice queste cose per ignoranza si correggerà se gli verrà spiegato quello che il Corano dice veramente. Le persone possono essere correttamente informate sull’Islam solo se la credibilità non è collegata alla provocazione. Se tutti sapessero che l’Islam vede la violenza e l’odio come cose inaccettabili, non ci sarebbero più questioni che provocherebbero rabbia nei provocatori o negli estremisti.
Nell’insegnamento morale del Corano, uccidere un innocente è un atto di grande crudeltà. Dio proibisce gli atti di terrorismo e condanna coloro che li commettono. |
Ci sono persone che cercano di incoraggiare l’ostilità nei confronti dell’Islam nel mondo cristiano e in quello ebreo, così come ci sono persone che cercano di incoraggiare l’ostilità nei confronti del Cristianesimo e dell’Ebraismo nel mondo islamico. Queste persone sono fanatiche intolleranti che rilasciano dichiarazioni provocatorie basate non sul Corano, bensì su hadith fabbricati da loro stessi. Questo è un problema molto grave e reale nel mondo islamico, e non possiamo semplicemente ignorarlo. Tutti i veri musulmani sono profondamente a disagio a causa di queste persone che vengono considerate membri del mondo islamico e rappresentanti della fede, perché in realtà, non hanno nulla a che fare con i valori che l’Islam sposa. Esse si sono private dei buoni sentimenti quali l’amore, l’affetto e la compassione. Sono pieni di odio e rabbia non solo nei confronti dei membri delle altre fedi, ma anche verso la maggior parte dei musulmani provenienti da sette diverse. Possono odiare qualcuno che non hanno mai incontrato solo perché appartiene ad un gruppo diverso. Si tratta di una prospettiva perversa e inaccettabile per i musulmani.
Causare litigi tra i membri di diverse fedi e/o etnie, e incoraggiare il conflitto tra di loro, è stata una tecnica impiegata con successo in tutto il corso della storia da coloro che desiderano diffondere la guerra. Ma questo mondo è abbastanza grande e fertile da consentire a tutti di vivere in pace, felicità e benessere. Non esiste nessun vero motivo per lottare o per ricorrere alla violenza. Tutte le presunte ragioni per le guerre e per i conflitti sono solo dei vani stratagemmi.
È molto molto più facile vivere in pace e amore che in un conflitto o in una guerra. Ad esempio, è inaccettabile sia per i palestinesi che per gli israeliani dover vivere dietro a delle mura con la paura delle bombe, dei razzi e delle altre armi. La difficile situazione di questi due popoli, uno discendente dal Profeta Ismaele (psl) e l’altro dal Profeta Giacobbe (psl), è una vergogna per tutta l’umanità.
La nostra speranza è che, alla fine, le persone con ideologie radicali scompaiano in mezzo alle persone ragionevoli che hanno ideologie moderate, amorevoli e rispettose – storicamente, tutti i movimenti radicali finiscono inevitabilmente consumandosi o distruggendosi - ma affinché ciò avvenga è assolutamente fondamentale che le persone sensibili del mondo islamico, del mondo cristiano e del mondo ebreo, agiscano insieme con spirito di solidarietà. Un’alleanza di persone buone è essenziale. Questa alleanza deve crescere, non solo tra i musulmani, ma anche tra la Gente del Libro. Altrimenti, né il terrore né gli altri atti di violenza potranno mai essere superati completamente.
14. Gesta Francorum, (The Deeds of the Franks and the Other Pilgrims to Jerusalem), trans. Rosalind Hill, (London: 1962), p. 91.
15. August C. Krey, The First Crusade: The Accounts of Eye-Witnesses and Participants (Princeton & London: 1921), p. 261
16. August C. Krey, The First Crusade: The Accounts of Eye-Witnesses and Participants (Princeton & London: 1921), p. 262
17. Alan Ereira, David Wallace, Crusades: Terry Jones Tells the Dramatic Story of Battle for Holy Land, BBC World Wide Ltd., 1995
18. The Alarm Newspaper Article, "Bakunin's Ground-Work for the Social Revolution," 1885 Dec. 26, p. 8