La ragione per la quale una persona non si conforma alla propria coscienza morale risiede nella debolezza della propria fede in Dio e nell’al di là. Questa debolezza conduce a notevoli disordini morali, poiché si è quindi meno inclini a seguire la propria coscienza morale. Si conosce la giustizia e l’esistenza di Dio, tuttavia, per varie ragioni, non si compie ciò che si considera buono e giusto. Nel Corano, Dio ricorda che alcuni non rispettano anche se scientemente capiscono e la loro coscienza morale ne è convinta:
Ma dopo quella, i vostri cuori si sono induriti; sono divenuti come pietre, od anche più dure. Sono pietre da cui sgorgano ruscelli; ce ne sono alcune che si fendono e lasciano uscire l’acqua; ce ne sono altre che cadono per timore di Dio. Dio non è disattento su ciò che voi fate.(Sura II, Al-Baqara, La Vacca: v. 74)
Vorreste domandare qualche cosa al vostro Inviato come antecedente-mente avete fatto con Mosè? Chiunque scambia la fede con la miscredenza si allontana dalla retta via.(Sura II, Al-Baqara, La Vacca: v. 108)
Quelli ai quali abbiamo dato la Scrittura la conoscono come conoscono i propri figli. Ma una parte di loro nasconde scientemente la verità.(Sura II, Al-Baqara, La Vacca: v. 146)
Abbiamo citato gli evoluzionisti come esempio di quelli che rifiutano Dio anche se esiggono con i loro propri occhi prove evidenti della Sua esistenza. D. M. S. Watson, famoso zoologo ed evoluzionista britannico, spiega come lui stesso ed i suoi colleghi hanno accettato l’evoluzione:
Se è così, presenterà un parallelismo con la teoria dell’evoluzione stessa, una teoria che è universalmente accettata, non perché possa essere dimostrata mediante prove logiche, coerenti, e quindi vere, ma perché l’unica altra eventualità, la creazione speciale, è totalmente impensabile.Watson, D.M.S. (1929), Adaptation. Nature: 124, pp. 231-4.
Ciò che Watson chiama “creazione speciale” è evidentemente la creazione di Dio. Ben inteso, questo scienziato la considera “impensabile”, perché è condizionato nel negare l’esistenza del Potentissimo. Tutti gli altri evoluzionisti adottano la stessa posizione. Nel Corano, queste persone vengono descritte nella seguente maniera:
Lo negarono ingiustamente ed orgogliosamente, anche se intimamente ne erano certi. Guarda dunque quanto è accaduto ai corruttori. (Sura XXVII An-Naml, Le Formiche: v. 14)
Fra le ragioni che portano al rifiuto della verità, si trovano la vanità e l’arroganza, che sono le forme di “ananiyyah” (l’amor proprio). Il termine “ananiyyah” viene dalla radice “ana”, che significa “io”. Qualifica chiunque consideri gli uomini indipendenti da Dio e che agiscono secondo questo stato dello spirito. Un tale individuo pensa quindi di essere lui stesso la fonte di tutte le sue qualità. Tuttavia, tutto ciò che possiede appartiene a Dio, che può riprenderselo quando vuole:
Egli dice: “Ciò che possiedo lo debbo unicamente alla scienza che possiedo”. Ma non sapeva che Dio aveva fatto perire generazioni superiori a lui per forza e numero? E circa i loro peccati, i criminali non saranno interrogati. (Sura XXVIII Al-Qasas, Il Racconto: v. 78)
La vanità impedisce di vedere chiaramente. Una persona vanitosa si crede totalmente autonoma. Non si ritiene debole, e non pensa di aver bisogno di Dio. Anche il non provare sentimenti di responsabilità verso gli altri, aumenta la propria arroganza. Questo orgoglio gli impedisce di riconoscere ciò che la propria coscienza morale ritiene vera. Accettare l’esistenza di Dio implicherà l’accettazione di un Essere superiore, di sottomettersi a Lui e di essere il Suo servitore. Così facendo, confermerà che nulla viene da se stessi, e che in ogni circostanza si ha bisogno dell’aiuto di Dio.
Sarà un grande errore per chiunque non sentirsi coinvolti in ciò che è stato detto sin qui. Sarà falso, per esempio, supporre che il rifiuto della verità – malgrado la coscienza morale – non sia propria che degli evoluzionisti. Non è che un tipo di vanità. Altri ancora non osservano i comandamenti di Dio, pur attestando la Sua esistenza, in quanto pensano che i propri pensieri ed i propri giudizi siano più corretti dei consigli che Dio elargisce all’umanità, che pertanto sono destinati a tutte le epoche. La vanità può anche rivelarsi più apertamente presso certe persone e più segretamente presso altre. Grande o piccola, essa si fonda sulla stessa logica: l’incapacità di cogliere il potere di Dio, la Sua gloria e la nostra dipendenza da Lui.
Molte persone hanno una debole volontà, e ciò in quanto non riflettono profonda-mente e non sentono il bisogno di servirsi della propria ragione. Le persone deboli non vivono che al fine di soddisfare i propri bisogni, i propri piaceri e le proprie effimere passioni. Pochi sono quelli che esercitano profondamente i propri pensieri o che si sforzano di migliorare. Dare prova di quella buona moralità prescritta dalla religione e vivere conformemente al gradimento di Dio, esige un serio sforzo di volontà. Occorre costantemente domandarsi su come poter fare meglio, su come poter essere più umili, più pazienti, più teneri, più motivati, più disponibili verso i credenti; che cosa poter maggiormente fare al fine di far conoscere alle persone la religione di Dio, incitarli a comportarsi bene, alla sincerità ed all’onestà; come poterli aiutare a prevenire le credenze e le azioni che li conducono sulla cattiva strada; come potersi riavvicinare a Dio. Non è sufficiente pensare soltanto a queste cose. E’ importante sforzarsi di mettere in pratica questi principi. Chi si preoccupa soltanto delle proprie comodità, che non fa sacrifici e che non si interessa delle condizioni degli altri che sono attorno a lui, non farà mai sforzi necessari al fine di mettere in opera ciò che la sua coscienza morale gli ordina. E’ difficile per queste persone dalla volontà debole di fare uno sforzo reale per vivere l’Islam, quindi ignorano o lo rinviano indefinitivamente al domani.
E quelli che cercano l’al di là e si sforzano nel volerci andare, essendo buoni credenti……..allora lo sforzo di questi sarà riconosciuto. (Sura XVII Al-Isrâ’, Il Viaggio Notturno: v. 19)
Ascoltare la propria coscienza morale esige una profonda fermezza. Chi non ha fermamente deciso di seguirla in ogni circostanza, può facilmente scoraggiarsi dopo qualunque prova; giudicherà che i suoi interessi sono stati lesi perché ha fatto dei sacrifici ma non ha potuto ottenere i risultati che riteneva aver meritati. Conformarsi alla coscienza morale gli sembrerà di conseguenza difficile e ci rinuncerà.
La coscienza morale richiede certamente dei sacrifici. Per esempio, è in virtù della propria coscienza morale che un uomo che abbia fame non rubi, ma ricorra ad altre vie legittime al fine di soddisfare i propri bisogni, anche se rubare potrebbe essere più agevole. In queste condizioni apparentemente difficili, evitare di commettere un’azione disapprovata da Dio può essere considerata come un ostacolo. Tuttavia, una persona coscienziosa agisce per guadagnare la vita futura, piuttosto che beneficiare dei giorni limitati della vita terrena e si comporta nella maniera più gradita a Dio.
E’ da notare come il comportamento coscienzioso dev’essere praticato puramente per Dio. Se un individuo ricerca, con il proprio nobile comportamento, la ricono-scenza da parte degli uomini, rimarrà sovente deluso. Al contrario, un atto coscien-zioso compiuto nella speranza di essere ricompensati da Dio, apporterà alla persona un beneficio assoluto. Nel Corano, il carattere esemplare del credente è descritto in questi termini:
Ed offrono cibo nel nome di Dio, al povero, all’orfano ed al carcerato, dicendo: “E’ per l’immagine di Dio che vi nutriamo: non vogliamo da voi né ricompensa e né gratitudine. Noi temiano, da parte del nostro Signore, un giorno terribile e catastrofico. (Sura LXXVI Al-Insân, L’Uomo: vv. 8-10)
Fondare la propria vita sull’Islam esige inevitabilmente certi sacrifici. La miseria e le angoscie costanti regnano comunemente all’interno delle società che non temono minimamente Dio. Notiamo che quelli che seguono la propria coscienza morale e mostrano una ferma risoluzione in ragione del timore di Dio costituiscono società sicure e tranquille. Le altre non avranno che la ricompensa in questo basso mondo. Dio gratifica, nella vita futura, quelli che fanno sacrifici malgrado le passioni dell’anima:
Quindi Dio li proteggerà dal male di quel giorno e gli farà godere lo splendore e la gioia, e li retribuirà per ciò che avranno sopportato, donandogli il Paradiso e vestiti di seta. (Sura LXXVI Al-Insân, L’Uomo: vv. 11-22)
Non bisogna dimenticare che Dio promette di aiutare i Suoi Servitori che si mostra-no pazienti nella ricerca del Suo gradimento e di facilitargli i loro sforzi. In un ver-setto, Dio così dice:
A chi sarà stato generoso ed avrà creduto ed avrà attestato la verità della più bella ricompensa, Noi gli spianeremo la strada della più grande fortuna. (Sura XCII Al-Layl, La Notte: vv. 5-7)
Nel Corano, Dio considera la fermezza come una qualità che Egli stesso approva. Nella Sura Al-Kahf, si attesta che i giovani credenti citati nel versetto 14 ne sono provvisti, perché Dio “ha fortificato i loro cuori” (Sura XVIII, Al-Kahf, La Caverna, v. 14). Leggiamo in un altro versetto che Dio “ha obbligato il Suo Messaggero ed i credenti ad una parola di pietà” (Sura XLVIII, Al-Fath, La Vittoria, v. 26). In un altro versetto ancora, si ordina di essere fermi nella religione:
E’ il Signore dei cieli e della terra e di tutto ciò che è fra di loro. Adoralo quindi, e sii costante nella Sua adorazione. “Ne conosci un omonimo?”. (Sura XIX Maryam, Maria: v. 65)
Ciò che sovente porta l’uomo ad inibire la propria coscienza morale è di pensare d’essere in ogni circostanza autosufficienti. Alla domanda di ciò che pensano dell’Islam, la maggior parte delle persone rispondono che è sufficiente non fare del male agli altri e di provare ad essere buoni. Questo costituisce la più pura cecità. Ciò che è importante, è l’essere servitori di Dio e di vivere conformemente ai Suoi ordini. Se l’uomo non obbedisce, ogni cosa che fa è senza significato e finisce per nuocergli:
E perché! Colui al quale gli si è abbellita la sua cattiva azione al punto da fargliela vedere bella….? Ma Dio fa smarrire chi vuole e guida chi vuole. Che la tua anima non si perda dunque nel rimpianto. Dio è Profondo Conoscitore di ciò che fabbrica. (Sura XXXV Fâtir, Il Creatore: v. 8)
Credere che ogni nostra azione dipenda sempre e solo da noi e dalla nostra volontà ci da una certa soddisfazione ed abbellisce ciò che noi intraprendiamo. Ci si considera quindi buoni e generosi, e si crede di piacere a Dio. Ma la verità è un’altra. Credersi autonomi è il miglior modo per smarrirsi:
O no! L’uomo non tende che ad esagerare laddove si crede capace di ritenersi sufficiente. (Sura XCVI Al-'Alaq, L’Aderenza: vv. 6-7)
Il significato linguistico del termine arabo “mustaghni” (sufficiente) è “senza bisogno, soddisfatti”. Questo termine è utilizzato nel Corano per descrivere l’uomo che stima come sufficienti la propria vicinanza a Dio, il proprio credere in Dio e nell’al di là, le sue buone azioni e la sua pietà, e che quindi non si sforza di migliorare la propria condizione. La maggior parte delle persone si allontanano dal cammino di Dio per questa ragione. Benché credano essere autosufficienti, sanno in effetti nella loro coscienza morale quanto non sono autonomi e quanto non riescono a piacere. Ciò in quanto evitano di parlare della morte, del Giorno del Giudizio Finale e dell’al di là. Provano a tagliar corto la conversazione con chi tratta questi concetti, perché è “deprimente” per loro. La ragione per la quale si deprimono è che quelli si oppongono alla loro coscienza morale: gli provoca turbamento.
Per chi ascolta la propria coscienza morale, non è possibile vedersi mustaghni. Al contrario, si è sempre alla ricerca del “meglio” e si cerca di fare del proprio meglio in tutte le azioni, perché la coscienza morale ricorda sempre all’uomo il Giorno del Giudizio. Finché si sa di dover rendere i conti a Dio per la vita che si è condotta sulla terra, non si considereranno mai sufficienti le proprie azioni. Occorre praticare assiduamente i comandamenti del Creatore.
Chiunque desideri la via immediata Noi ci affretteremo a dare ciò che Noi vogliamo; a chi Noi vogliamo. Quindi gli assegneremo l’inferno in cui brucerà disprezzato e respinto. E quelli che cercheranno l’al di là sforzandosi a tal fine e credendo, allora lo sforzo di questi sarà riconosciuto. (Sura XVII Al-Isrâ’, Il Viaggio Notturno: vv. 18-19)
Lottare nel sentiero di Dio, sforzandosi di conseguenza, e senza possibilità di dubbio alcuno, secondo la propria coscienza morale. Secondo la visione degli ignoranti, conviene mostrare un carattere “medio” in confromità con la tendenza generale della società. Sono numerosi quelli che si ritengono sufficientemente pii tanto da non commettere crimini, quali l’omicidio, lo stupro od il furto. Non si rendono conto di tutto ciò che evitano completamente (buone opere, culto). Spettegolano, non pregano, non cercano di migliorare la propria condotta e non ringraziano il loro Signore per i favori che gli ha accordati. Agiscono ingiustamente, secondo i loro interessi, preferiscono le menzogne per dissimulare la loro colpevolezza, etc. Il comportamento di queste persone che non credono affatto di rendere conto nell’al di là è il segno della loro ignoranza e del loro mente ottusa.
I Profeti ed i credenti citati nel Corano forniscono il miglior esempio dei più alti livelli di coscienza morale. Il Profeta Giuseppe (as), per esempio, ha pregato Dio al fine di “morire in perfetta sottomissione e poter raggiungere i vistruosi” (Sura XII Yûsuf, Giuseppe: v. 101). Pur essendo un Profeta scelto da Dio, ha invocato l’al di là con timore e speranza. Tuttavia, le persone ignoranti parlano come se fossero sicure di meritare il Paradiso. Continuando a vivere con questa cieca arroganza, rischiano di essere sottoposte ad una fine terribile:
Prima che un’anima non dica: “Maledetta io sia per le mancanze verso Dio. Perché sono stata, certamente, fra chi scherniva”; o quella che non dica: “Se Dio mi avesse guidata, sarei stata, certamente, fra i pii”; o meglio che non dica, vedendo il castigo: “Ah! Se potessi tornare indietro! Sarei allora fra i benedetti” “Oh, si! I Miei versetti ti sono scesi e tu li hai ritenuti menzogna, ti sei gonfiato d’orgoglio e sei fra i miscredenti”. Nel Giorno della Resurrezione, vedrai le facce di quelli che mentono su Dio scuro in volto. Non è nell’inferno che farà dimorare gli orgogliosi? (Sura XXXIX Az-Zumar, I Gruppi: vv. 56-60)
Ma l’uomo sarà un testimone perspicace contro se stesso, anche se presenterà le proprie scuse (Sura LXXV Al-Qiyâma, La Resurrezione : 14-15)
Grazie alla propria coscienza morale, ciascuno conosce indubbiamente la verità; nondimeno ci sono quelli che, continuamente, avanzano scuse per non compiere le giuste azioni. Per questa ragione, si trovano in uno stato di malessere perenne. E’ infatti un fardello intollerabile per la coscienza morale di una persona commettere delle azioni sapendo che sono false. Satana, infatti, invoglia a commettere cattive azioni e gli indica diversi modi volti a non ascoltare la voce veridica che è all’interno di una persona. Pur essendo possibile condurre una vita tranquilla esercitando la giustizia, queste persone scelgono la via più difficile non ispirandosi alla loro coscienza morale. Quelli che seguono il cammino di Satana pretendono di essere sulla retta via e avanzano varie scusanti per comportarsi in maniera difforme all’Islam. Alcune di queste scuse sono le seguenti:
Molte persone hanno sviluppato una certa resistenza. La loro coscienza morale conferma la verità, allorché il loro nafs li chiama alla falsità, al punto in cui, allorché esitino ad agire ingiustamente, il loro nafs interviene improvvisamente e gli presenta varie scuse. Ascoltandolo, si sentono alleviati e si convincono di non dover troppo riflettere: ciò che fanno non è poi così grave. Ma è allo stesso modo molto insignificante. Nulla di male ne seguirà. Il loro cuore è così puro che non rimarranno afflitti ma resteranno uomini buoni, allorché non compiano nessun atto “grave” come l’omicidio o il furto.
E’ per questo che la maggioranza delle persone può facilmente mentire, sparlare e beffarsi degli altri. La menzogna è in piena contraddizione con la coscienza morale dell’uomo. Tuttavia, le persone fingono di non sentire la voce che gli comanda di essere giusti. Anche se non praticano alcun atto d’adorazione e non seguono la morale prescritta dall’Islam, pensano di essere delle persone giuste e benpensanti. Questo approccio è poco sincero ed erroneo.
A meno che la persona non segua la propria coscienza morale, non può sperare in una buona ricompensa nella vita futura. Con la coscienza morale si può sperare, in questo basso mondo, di avere un cuore puro ed essere riconosciuto come persona buona. Tuttavia, ci si deve aspettare tutt’altra cosa nell’al di là. L’Islam non vieta solo l’omicidio, il furto, l’adulterio, etc., ma anche le azioni da compiere e quelle da evitare. L’Islam, innanzitutto, comanda all’uomo di essere il servitore di Dio e di vivere per Lui. Nel Corano, Dio definisce la “pia bontà” in questi termini:
La pietà non consiste soltanto nel rivolgere il vostro sguardo verso levante o verso ponente; ma consiste nel credere in Dio, nel Giorno Finale, negli Angeli, nel Libro, nei Profeti, nel donare i propri beni, per amor Suo, al prossimo, agli orfani, ai poveri, ai “bambini di strada”, ai mendicanti e per liberare gli schiavi, nell’osservare la preghiera, nel pagare la zakât, nel mantenere gli impegni presi. E così pure essere pazienti nelle avversità, nel dolore e nel momento del pericolo. Ecco chi è sincero! Ecco chi è timorato. (Sura II, Al-Baqara, La Vacca: v. 177)
Invece di raffrontarsi con i Profeti o con le persone virtuose sopra descritte e di sforzarsi a migliorare sé stessi, molte persone si raffrontano con gli ingiusti oppressori descritti nella storia, dicendo: “Non sono così malvagio come loro, quindi, non merito la stessa punizione”. E’ l’ignoranza a spiegare questo atteggiamento. Dio ha creato l’inferno a differenti livelli. Ciascuno verrà ricompensato in funzione di ciò che ha acquisito in questo basso mondo. Bisogna notare come lo stesso più elevato livello dell’inferno è una insopportabile fonte di supplica, che durerà in eterno.
Quindi, quelli che dicono: “Nulla ne uscirà” o “è importante ciò che si ha nel cuore e non ciò che io apparentemente faccio” dovranno pensare all’inferno, riconsiderare le proprie decisioni ed ascoltare la propria coscienza morale.
Ci sono idee false ma molto diffuse: se un certo atto non è menzionato specificamente nel Corano, ognuno può ritenere che sia possibile o meno compierlo. Non compiere un’azione considerata come giusta per la coscienza morale solo perché non menzionata nel Corano, altro non è che ipocrisia. Il Corano ci fornisce la conoscenza fondamentale per vivere l’Islam e guadagnarsi il gradimento di Dio. Inoltre, il Comano ci comanda di seguire l’esempio del Profeta Mohammad (pbsdl). Una persona saggia e coscienziosa cercherà sinceramente di condurre la propria vita secondo questi precetti.
Nel Corano, per esempio, Dio comanda ai credenti di non sprecare il prorpio tempo:
E quando ascoltavano cose futili, essi si allontanavano e dicevano: “A noi le nostre azioni ed a voi le vostre. Pace su di voi. Noi non cerchiamo gli ignoranti”. (Sura XXVIII Al-Qasas, Il Racconto: v. 55)
[beati quelli] …..che si allontanano dalle cose futili. (Sura XXIII Al-Mu’minûn, I Credenti: v. 3)
Anche se il Corano non specifica esattamente ciò che è considerato frivolo, Dio ha accordato la coscienza morale e la saggezza ai Suoi servitori sinceri al fine di discernere le cose futili e di evitarli. Ogni persona ne è individualmente responsabile.
Una persona coscienziosa non intratterrà mai una conversazione mondana, che lascia da parte argomenti quali la gloria di Dio e la bellezza dell’Islam, accompa-gnandosi con persone che hanno una limitata conoscenza della religione. La propria coscienza morale lo inciterà certamente a parlare con loro circa la maniera più vantaggiosa per la loro situazione nell’al di là e per la propria. Un mussulmano non dovrà mai compiere azioni che siano vane per il proprio al di là, come la lettura di riviste inutili, guardare in televisione programmi stupidi o tutte le altre sciocchezze che allontanano le persone dal ricordo di Dio.
Allorché durante la giornata bisogna operare delle scelte, si deve utilizzare la propria coscienza morale per risaltare nel miglior modo. Altrimenti, si può pensare che sia accettabile agire secondo la logica e dirsi: “Questo atto non è vietato dal Corano”. Si deve pertanto sapere che non agendo in conformità con il gradimento di Dio mediante l’ascolto della propria coscienza morale e non prendendo il messaggio di Dio come esempio, si rischia un destino spaventoso nell’al di là. Più grave, ancora, il non essere capace di presentare le proprie scuse alle quali si può far ricorso in questo basso mondo quando si dovrà rendere conto il giorno del Giudizio Finale. Quel giorno, si dirà a ciascun uomo:
“Leggi il tuo scritto. Oggi, sarai il contabile di te stesso”. (Sura XVII Al-Isrâ’, Il Viaggio Notturno: v. 14)
Essi dissero:
Essi dissero: “Signore nostro, ci hai fatto morire due volte, e ridato la vita due volte: riconosciamo dunque i nostri peccati. C’è un mezzo per uscirne?” “….non è così perché quando Dio era invocato da solo [senza associati], voi non credevate; e quando gli si sono dati associati, allora voi avete creduto. Il giudizio appartiene a Dio, l’Altissimo, il Più Grande”. (Sura XL Al-Ghâfir, il Perdonatore: vv. 11-12)
Manca poco a che scoppi di rabbia. Ogni volta che un gruppo vi è gettato, i suoi guardiani domandano: “Che c’è? Non è venuto un avvertitore?” Essi risponderanno: “Ma si! Un avvertitore è certamente venuto, ma noi abbiamo gridato alla menzogna ed abbiamo detto: Dio non ha fatto discendere nessuno, voi non siete che in un grande errore”. Ed essi dissero: “Se non abbiamo ascoltato o ragionato, non saremo fra le persone delle Fiamme”. Essi hanno riconosciuto i loro peccati. Che le persone delle Fiamme siano annientate per sempre. (Sura LXVII Al-Mulk, La Sovranità: vv. 8-11)
Seguire la maggioranza è uno dei più grandi errori che si possano commettere nella vita. Ciascuno crede, incosciamente che la maggioranza abbia ragione.
Nondimeno, la maggor parte delle persone possono avere una comprensione molto superficiale e falsa dell’Islam. Possono affermare la loro credenza in Dio e nell’al di là senza però riflettere sul suo significato. Rispettano i valori religiosi secondo la loro comprensione, ma esprimono verbalmente e non praticamente il loro rispetto. Pensano che la maggior parte dei comandamenti dell’Islam non siano oggi obbli-gatori. Secondo questa mentalità, così come l’abbiamo sopra riferita, è sufficiente che un uomo abbia “un cuore puro” e che non nuoccia a nessuno al fine di consi-derarsi “pio”. Potrà attendere la vecchiaia per praticare il precetto.
Ogni mussulmano può avere questa errata deduzione. Nulla permette di affermare che la maggioranza abbia sempre ragione e prenda sempre buone decisioni. Contrariamente a questo, il Corano ci riferisce:
E se obbedisci alla maggioranza di quelli che sono sulla terra, essi ti faranno smarrire dal sentiero di Dio: essi non seguono che la congettura e non fanno che costruire menzogne. (Sura VI Al-An'âm, Il Bestiame: v. 116)
Appare chiaro, quindi, che per una persona la coscienza morale dev’essere la sola guida nel modo in cui conduce la propria vita e pratica il Corano. Chi agisce in direzione della propria coscienza morale non attribuisce mai importanza a ciò che la maggioranza dice o fa. Questi continua ad ascoltare la voce della sua coscienza morale ed a seguire il libro di Dio, anche se si trova da solo su questo cammino.
“Seguire il gregge” rappresenta un danno per chiunque. Una volta che una persona decida di applicare alla lettera ciò che la coscienza morale gli detta, né l’atteggiamento, né il punto di vista di quelli che lo circondano lo debbono affliggere o dissuaderlo dal suo fine. Ognuno di noi è responsabile di fare ciò che la propria coscienza morale ed il Corano ordinano. Non bisogna dimenticare che Dio mette i Suoi servitori alla prova. Ad esempio, un amico per mezzo del quale Dio ci mette alla prova, può tentare di convincerci ad abbandonare una giusta decisione che ab-biamo preso. Il Corano fa riferimento a questo tipo di amico:
Maledetto me! Non avessi mai preso il tale per amico! Mi ha fatto perdere l’intelletto dopo che mi era giunto. Satana abbandona l’uomo! (Sura XXV Al-Furqân, La Distinzione: vv. 28-29)
Un buon numero di persone compie gli atti di adorazione, quali il pellegrinaggio e le preghiere regolari, in vecchiaia. Questo è perché, coscientemente o meno, credono che verranno privati di tutti i loro piaceri temporali adottando un modo di vita Islamico. Tuttativa, Dio dichiara in numerosi versetti del Corano che estende i Suoi favori ai credenti sia in questo mondo che nell’al di là:
Una volta terminati i vostri riti, invocate il nome di Dio come invocate i vostri antenati, ma in maniera più intensa. Ci sono persone che dicono: “Signore, donaci in questo mondo…..!” Ma quelli là non avranno nulla nell’altra vita. Altri dicono: “Signore, donaci le buone cose in questo basso mondo e le buone cose nella vita futura, e preservaci dal supplizio del Fuoco” Quelli là avranno una parte di ciò che avranno guadagnato…..Dio è ràpido nei suoi conti. (Sura II, Al-Baqara, La Vacca: vv. 200-202)
Acciocché una persona possa apprezzare i favore di Dio, deve avere la pace nel cuore. Colui il cui cuore è agitato non sarà capace di riconoscere le innumerevoli benedizioni di Dio dalle quali è circondato, e neanche di goderne. Le persone che infatti dicono “lo farò in futuro”, se ascoltano la loro coscienza morale, conosce-ranno la buona condotta e sapranno di dover cambiare la loro intera vita secondo questa. Sanno che, quando iniziano a compiere le preghiere regolarmente, la voce della loro coscienza morale diventerà ancora più forte ed avranno vergogna delle loro cattive azioni. I versetti seguenti indicano come le preghiere guidano ognuno sul retto cammino:
Recita ciò che ti è stato rivelato dal Libro e compi la preghiera. In verità, la preghiera preserva dalla turpitudine e dal biasimevole. Il richiamo di Dio è certamente ciò che c’è di più grande., E Dio conosce ciò che voi fate. (Sura XXIX Al-'Ankabût, Il Ragno: v. 45)
Le persone che comprendono questa verità tentano di sottrarsi alle responsabilità degli atti di adorazione trovando delle scuse: “Li compierò quando mi sposerò, quando avrò più denaro, quando cresceranno i miei figli, etc.” tuttavia, il Giorno dei Conti, l’uomo dovrà rendere conto:
Il ritorno, quel giorno, sarà verso il tuo Signore. Quel giorno l’uomo verrà informato di ciò che avrà anticipato e di ciò che avrà rimandato a più tardi. (Sura LXXV Al-Qiyâma, La Resurrezione: vv. 12-13)
Rimandare a più tardi è la caratteristica delle persone che non riflettono sulla morte e sulla sua vicinanza. Non sappiamo quando o come dovremo morire. Sappiamo tutti che la morte non colpisce solo i vecchi. Molte persone, di tutte le età, muoiono per diverse cause, molti fra questi perdono la vita in modo improvviso ed inatteso. Leggendo questo libro in casa vostra, vi potrete sentire sicuri. Nondimeno, una caduta dalle scale, un incidente domestico o una crisi cardiaca possono causare la vostra morte in qualsiasi momento.
Alla luce di questa conoscenza, com’è possibile riconoscere così facilmente ciò che la coscienza morale comanda? Dio dichiara che chiunque veda l’angelo della morte sarà preso da un gran rimorso per le cose che ha rimesso qui sotto e dirà: “Rimpiango di non aver fatto quella cosa o quell’altra”. E’ un rimorso inconsolabile senza alcuna possibilità di ritorno.
Quel giorno, l’uomo ingiusto si morderà le mani dicendo: “Piacesse a Dio che avessi fatto la strada con il Messaggero di Dio! Maledetto me! Non avessi mai preso il tale per amico! Mi ha fatto perdere l’intelletto dopo che mi era giunto. Satana abbandona l’uomo! (Sura XXV Al-Furqân, La Distinzione: vv. 27-29)
Dio non punisce immediatamente per le cattive azioni, è ciò che inganna gli uomini e li porta a credere che avranno molto tempo per riparare ai propri torti. Se Dio punisse ogni atto vile nel momento in cui è stato commesso, nessuno vorrebbe mai ripeterlo. Tuttavia, il fatto che la punizione sia rimandata è una prova per distingue-re quelli che si conformamo alla verità, che si pentono e si correggono, da quelli che continuano nelle loro malefatte. La possibilità che ci accorda Dio per migliorarci in questa vita è una manifestazione della Sua eterna misericordia:
E’ Lui che ci ha collocato, per mezzo della Sua grazia, nella Dimora stabile, nella quale nulla affatica, nulla stanca né ci tocca. (Sura XXXV Fâtir, Il Creatore: v. 35)
Le persone non debbono lasciarsi ingannare dal fatto che Dio non castiga immediatamente per le cattive azioni, perché queste saranno punite nell’al di là. Dio dice:
Non vedi quelli ai quali le conversazioni clandestine sono state vietate? Poi, ritornano a ciò che gli era stato vietato e si accordano per commettere peccati, per trasgredire e per disobbedire al Messagero. E quando vengono a te, ti salutano nella maniera nella quale Dio non ha salutato, e dicono fra loro: “Perché Dio non ci castiga per quello che diciamo?” L’inferno gli basterà, e vi bruceranno. Che triste destino! (Sura LVIII Al-Mujâdila, La Disputa: v. 8)
Quelli che evitano di pensare all’al di là tentano di placare la propria coscienza morale per mezzo di diverse scuse e diverse menzogne. Nulla di tutto quello sarà tuttavia accettato nel Giorno dei Conti. Mentire a sé stessi può portare una pace relativa ed aiutare l’uomo a sottrarsi alla verità, ma soltanto temporaneamente. Conviene, quindi, mantenere l’aspetto spirituale:
Mentre coloro ai quali fu data la scienza e la fede diranno: “Avete dimorato presso il Libro di Dio, fino al Giorno della Resurrezione. Ora, ecco il Giorno della Resurrezione. Ma voi non lo sapevate”. Quel giorno là, quindi, agli ingiusti non saranno più utili le scuse e non gli si domanderà di cercare di piacere a Dio.(Sura XXX Ar-Rhûm, I Romani: vv. 56-57)
Nel giorno in cui agli ingiusti non saranno più utili le scuse, ma per loro ci saranno maledizione e la peggiore dimora. (Sura XL Al-Ghâfir, Il Perdonatore: v. 52)