Oltre a queste persone che hanno un bel rifugio presso Dio in ragione della loro sincerità, il Corano ci parla anche di quelli che non hanno seguito la propria coscienza morale. Bisogna leggere questi esempi tenedo conto del fatto che ce ne sono anche attualmente come nel passato. E’ importante rendersi conto che tali comportamenti sono presenti oggi come lo sono stati in passato.
Faraone ha vissuto nell’epoca in cui è stato inviato il Profeta Mosé. E’ stato, secondo il Corano, un grande miscredente. La ragione per la quale lo abbiamo citato come esempio in questo libro risiede nel fatto che le caratteristiche, l’attitudine ed il comportamento di questa persona sono generalmente diffuse nella società di oggi. Sarebbe molto più sincero per ciascuno ricercare questi tratti in se stessi come presso gli altri, per poi sforzarsi di correggersi.
Una delle principali caratteristiche di Faraone menzionate nel Corano è la sua crudeltà. Ha esercitato una grande pressione su un certo gruppo del suo popolo (in particolare sulla gente di Israele), ed ha persino massacrato i loro bambini.
Faraone era altero sulla terra; divise in clan i suoi abitanti, al fine di abusare della debolezza di una parte. Sgozzava i loro figli lasciando vivere le loro mogli. Era veramente fra i fautori del disordine.(Sura XXVIII Al-Qasas, Il Racconto: v. 4)
Avendo quale unico obiettivo quello di mantenere la propria autorità e quello di prevenire eventuali movimenti di ribellioni future, Faraone ha non soltanto ucciso tutti i ragazzi, ma addirittura i bambini. Quest’ordine crudele non è che un esempio storico del tipo di condotta al quale siamo abituati ai giorni nostri. Ogni ideologia fondata sul rigetto dell’altro e sulla trasgressione può facilmente giustificare, se lo si considera necessario, il massacro di donne e bambini, fare la guerra e lanciare bombe su migliaia di innocenti in vista di mantenere un’autorità. L’essenziale è proteggere i propri interessi ed il potere, quel che siano i mezzi, senza preoccuparsi delle conseguenze. Se l’uomo vive senza considerare il risultato delle sue azioni presso Dio, nulla può impedire lui di oltrepassare le frontiere della crudeltà, di ledere le persone e di agire a spese di migliaia di vite. L’esempio di Faraone costituisce il limite della più estrema crudeltà. Pertanto, altri faraoni dei giorni nostri, sotto altre sembianze, si servono di differenti metodi.
Faraone è divenuto arrogante a causa del potere e della gloria che possedeva; lui, che ha completamente trasgredito i limiti posti da Dio, non ha esitato ad autoproclamarsi dio. Ha inflitto i peggiori castighi al suo popolo ed ha usato dei metodi stravaganti per sostenere la propria potenza, unica cosa importante ai suoi occhi. A questo punto, Dio ha rivelato al suo messaggero il Profeta Mosé: “Vai da Faraone, perché ha superato ogni limite” (Sura XX Tâ Hâ: v. 24) e lo ha inviato da Faraone per avvisarlo.
L’orgoglio e la trasgressione di Faraone sono altresì menzionate nei seguenti versetti:
Andate da Faraone: si è in verità ribellato. Poi parlategli dolcemente. Può darsi che si ricorderà o si spaventerà? Essi dissero: “O Signore, temiamo che si scaglierà contro di noi o aumenterà la ribellione”. Egli disse: “Non temete. Io sarò con voi: ascolto e vedo tutto”.(Sura XX Tâ Hâ: vv. 43-46)
Così Faraone è stato invitato dal messaggero di Dio a seguire il retto cammino. Tuttavia, invece di emendarsi, quegli ha accresciuto la sua collera e la sua disobbedienza: credeva di perdere il potere e la posizione dalla quale proveniva la sua arroganza:
E Faraone fece un proclama al suo popolo e disse: “O Popolo! Il Regno d’Egitto non mi appartiene forse, con questi canali che scorrono ai miei piedi? Non vedete dunque? Non sono forse migliore di quel miserabile che sa appena esprimersi?(Sura XLIII Az-Zukhruf, Gli Ornamenti: 51-52)
Dietro questo discorso vi è una relativa strategia psicologica. Innanzitutto, pone alla sua gente alcune questioni per fargli riconoscere il suo potere. “Il regno d’Egitto non mi appartiene forse? Tutti questi fiumi non scorrono sotto il mio controllo? Non lo vedete forse?”. Tutto questo prova che l’arroganza di Faraone scaturisce dalla paura di perdere i suoi beni. Nel resto del versetto, Faraone si rivolge al Profeta Mosé, che è il messaggero di Dio, parlandone come di un “uomo” da ritenere “spregevole”. Qui possiamo comparare Faraone a Satana: quando è stato ordinato a Satana di prosternarsi dinanzi al Profeta Adamo, quegli si è ribellato perché dichiaratosi superiore a quest’ultimo.
[Dio] disse: “Che cosa ti ha impedito di prosternarti quando te l’ho chiesto?” Egli rispose: “Io sono migliore di lui: mi hai creato dal fuoco, invece lui lo hai creato dall’argilla”.(Sura VII Al-’A'râf: v. 12)
Questo mostra come l’arroganza oscuri completamente la coscienza morale. Satana ha avuto un contatto diretto con Dio ed ha testimoniato l’esistenza e l’unicità di Dio. Malgrado tutto, rifiuta di prosternarsi davanti ad Adamo. Allo stesso modo, la continua trasgressione di Faraone è il risultato del suo orgoglio, dovuto al suo amore per le ricchezze ed ai favori accordati da Dio. Si ritiene superiore agli altri. Dopo aver rifiutato di ubbidire al Profeta Mosé, Faraone ha posto alla gente la seguente domanda, quella stessa che è stata posta durante tutta la storia a proposito degli inviati di Dio:
Perché non gli hai lanciato dei braccialetti d’oro? Perché non l’accompagna-no schiere di angeli?(Sura XLIII Az-Zukhruf, Gli Ornamenti: v. 53)
Questa questione rivela un punto molto significativo. I miscredenti non possono accettare che una persona comune sia designata come messaggero. Poiché il metro di misura dei miscredenti non è la loro coscienza morale, ciò che ricercano presso i messaggeri non è la sincerità, né la saggezza, né l’umile sottomissione a Dio. Al fine di credere alla profezia, si aspettano di vedere una straordinaria ricchezza e degli eventi soprannaturali. E’ questa una delle ragioni principali in virtù della quale i miscredenti non sono guidati sulla retta via. La loro arroganza gli impedisce di seguire e di obbedire a qualcuno che li riunisca. Invece di seguire la loro coscienza morale, preferiscono percorrere la via degli effimeri guadagni seguendo le passioni delle loro anime.
Il Profeta Mosé, dopo aver ricevuto la rivelazione da Dio, andò presso Faraone con suo fratello, il Profeta Aron, al fine di portargli il messaggio, così come gli era stato ordinato. Faraone ricorse quindi ad una tattica della quale spesso i miscredenti si servono. Gli pose una dopo l’altra domande illogiche e sataniche, con le quali pen-sava di porre in scacco i due Profeti. Il suo obiettivo non era né quello di appren-dere e né quello di comprendere, voleva soltanto ricercare dei fatti e beffarli. In realtà, Faraone conosceva la risposta ad ogni sua domanda nella propria coscienza morale. Per esempio, la prima domanda che pose fu:
Quindi [Faraone] disse: “O Mosé, chi è dunque il vostro Signore?”(Sura XX Tâ Hâ: v. 49)
La risposta di Mosé fu semplice e saggia. Così rispose:
“Il Nostro Signore, disse Mosé, è Colui il quale ha assegnato a ciascuna cosa la propria natura e poi l’ha guidata”.(Sura XX Tâ Hâ: v. 50)
Di fronte a questa più che ragionevole e sincera risposta, Faraone non poté trovare alcun argomento per controbbattere. Quindi gli pose un’altra illogica domanda:
“Che cosa ne è stato dunque delle antiche generazioni?” Chiese Faraone.(Sura XX Tâ Hâ: v. 51)
Con questa domanda, ha tentato di deviare l’attenzione del momento e di sviare il Profeta dalla sua via.
I miscredenti fanno spesso ricorso a simili questioni “che distraggono”. Ora, queste domande non li salveranno dal castigo eterno dell’inferno. I consigli e gli avverti-menti gli vennero nell’epoca in cui vivevano; essi non sono responsabili delle perso-ne che hanno vissuto precedentemente, solo Dio, Signore di tutti i mondi, Proprie-tario della giustizia eterna, il Quale nulla dimentica, conosce. La risposta del Profe-ta Mosé ne è esplicitamente rivelatrice:
Mosé disse: “La conoscenza della loro sorte è presso di Dio, in un libro. Il Mio Signore [non commette] né errore, né dimenticanza”.(Sura XX Tâ Hâ: v. 52)
Quindi il Profeta Mosé ha ricordato a Faraone le benedizioni accordate agli uomini e gli ha presentato la prova dell’esistenza di Dio:
E’ Lui che ha fatto della terra una culla per voi, vi ha tracciato dei sentieri, ha fatto scendere l’acqua dal cielo, per mezzo della quale, facciamo germinare diverse specie di piante”.(Sura XX Tâ Hâ: v.53)
Faraone, che agiva con l’unico scopo di proteggere la propria posizione e di trovare un modo per controbattere, ha completamente cambiato il corso della conversazio-ne quando si è trovato di fronte ad evidenti verità. Cessò di porre domande riguardo Dio ed iniziò a porre accuse politiche contro il Profeta Mosé.
Fece ricorso a tale tattica perché, messo alle strette, non poté convincere il Profeta Mosé con mezzi equi e ragionevoli. Quindi, lo accusò di praticare la magia:
Certamente gli abbiamo mostrato tutti i Nostri prodigi; ma li ha smentiti ed ha rifiutato di [crederci]. Egli disse: “Sei venuto a noi, o Mosé, per farci uscire dalla nostra terra per mezzo della tua magia?”(Sura XX Tâ Hâ: v.v 56-57)
Ugualmente, ai giorni nostri, molte persone non si conformano alla loro coscienza morale, per cogliere l’eterno potere di Dio e diventano arroganti adottando un carattere simile a quello di Faraone. Non è necessario che questi, come Faraone, governino un paese o siano alla testa di una dittatura. Nelle società cosiddette moderne, sono frequenti le domande non sincere, come quelle che Faraone ha posto per tentare di beffarsi della religione e di negare il potere e l’unicità di Dio, anche se formulate in maniera diversa. Ogni epoca testimonia la stessa miscredente filosofia che utilizza la malvagità e la devianza. Tuttavia, non si può dimenticare che Dio ha fatto della fine di Faraone una lezione per gli uomini, annegando lui e le sue truppe. Quelli che mostrano lo stesso carattere di Faraone, un giorno finiranno così di fronte alla collera di Dio.
Secondo il Corano, Faraone non era totalmente ateo. Si era definito tale al fine di tenere il popolo sotto la sua influenza e per mostrargli di essere il solo al quale bisognava obbedire e sottomettersi. In altri termini, come miscredente, ha riconosciuto l’esistenza di Dio, ma ha rifiutato di ammettere la Sua vera potenza. Inebriato dalla posizione che deteneva in questo mondo, ha creduto che Dio non regnasse sulla terra, ma solamente nei cieli e si è visto come il “signore” dell’Egitto che gli apparteneva. La credenza di molte religioni pagane consiste proprio nel fatto che esistono in altri regni degli “dèi” e che questi non intervengono sulla Terra. Conformemente a questa convinzione, Faraone usa delle parole sprezzanti:
E Faraone disse: “O consiglio! Non conosco per voi altre divinità, che io stesso. Hâmân, accendi il fuoco sull’argilla poi costruiscimi una torre. Chissà che riuscirò a salire sino al dio di Mosé. Penso piuttosto che sia un bugiardo”.(Sura XXVIII Al-Qasas, Il Racconto: v. 38)
E’ oggi anche possibile osservare la logica deviante di Faraone. A causa della loro educazione contorta ed inadeguata, molte persone pensano che Dio si trovi da qualche parte “nei cieli”. E’ questo il risultato del condizionamento di un’antica epoca in cui si usava rappresentare Dio ed i cieli attraverso dipinti. Un gran numero di persone si sono smarrite pensando che Dio abbia creato l’intero universo per lasciarlo in seguito abbandonato a sé stesso. Pensano che non si leghi agli affari mondani. Questa assurda superstizione è dovuta al fatto che l’uomo non riflette profondamente, non ascolta la propria coscienza morale e non riconosce il suo Signore, che gli ha accordato innumerevoli favori. Dio è Potentissimo; il Suo Essere ingloba i cieli e la Terra; è il Signore dei cieli, della Terra e di tutto ciò che si trova fra loro.
Faraone ed i suoi seguaci sono stati condannati a subire diversi supplizi, quali la peste e le malattie, a causa della loro miscredenza. Quando essi compresero che non potevano più sopportare tutto questo, si rivolsero al Profeta Mosé, anche se fu duro per il loro orgoglio e per la loro arroganza. Gli promisero di divenire credenti se avesse allontanato da loro questi castighi:
E quando il castigo li colpì, essi dissero: “O Mosé, invoca per noi il tuo Signore in virtù del patto che ha stretto con te. Se allontani da noi il castigo, noi certamente crederemo in te e lasceremo partire con te i Bambini d’Israele”.(Sura VII Al-’A'râf: v. 134)
Dio ha risposto alla preghiera del Profeta Mosé ed ha allontanato la punizione per un periodo di tempo affinché essi mantenessero la loro promessa. Tuttavia, hanno dato prova di un indegno carattere di fiducia e di incostanza, caratteristiche d’altronde di tutti i miscredenti corrotti. Quando la punizione fu rimessa, si rimangiarono le loro parole ritornando agli antichi atteggiamenti.
In definitiva, Dio ha punito queste persone in quanto hanno costantemente negato i Suoi segni, malgrado tutti i favori che gli aveva dato per credere. Egli ha manifestato il Suo attributo “Al-Muntaqin” (Colui che punisce):
E quando Noi allontanammo da loro il castigo sino ad un tempo fissato che avrebbero dovuto rispettare, ecco che violarono il patto. Quindi Noi ci siamo vendicati di loro; li abbiamo fatti annegare nei flutti, perché avevano ritenuto menzogne i Nostri segni e non vi hanno prestata alcuna attenzione. (Sura VII Al-’A'râf: vv. 135-136)
Faraone e quelli che lo hanno seguito erano interiormente coscienti del potere di Dio, malgrado il loro rinnegare e la loro trasgressione. Nel momento in cui avevano maggior bisogno d’aiuto, hanno fatto ricorso al Profeta Mosé al fine di sollecitare il sostegno di Dio. In questi momenti di dolore e di disperazione, sapevano che nessuno avrebbe potuto soccorrerli se non Dio, il Potentissimo. Ai giorni nostri, un buon numero di persone, che non si ritengono pie, iniziano a pregare quando si trovano di fronte a dei disastri, per cui gli sembra non aver alcuna via d’uscita, quali un incidente aereo o un uragano; quando il pericolo cessa, essi dimenticano e ritornano alle loro antiche abitudini. Il vero credente adora Dio nel momento della fortuna e della pace, come nel momento della difficoltà e del timore.
Faraone provò differenti metodi per trionfare sul Profeta Mosé, quali principalmente una prova organizzata con i suoi magi, dei quali aveva grande fiducia. Voleva umiliare il Profeta Mosé per mezzo di una ipocrita astuzia facendo credere che fosse una prova giusta e regolare.
Il Profeta Mosé ed i magi si incontrarono, alla data prevista, in un campo ove si erano riunite delle persone. Per dimostrare il loro potere, i magi gettarono in terra i loro bastoni, che si trasformarono in serpenti. Quando venne il turno del Profeta Mosé, fece lo stesso, ed il suo bastone, per volontà di Dio, inghiottì i bastoni dei magi. Dopo un primo momento di stupore, i magi compresero immediatamente che il Profeta Mosé diceva la verità e che era il messaggero di Dio. Essi quindi testimoniarono che non vi è altra divinità e potere all’infuori di Dio. Vedendo che la sua astuzia gli si ritorceva contro, Faraone andò in collera. Umiliato dinanzi al suo popolo dalla vittoria del Profeta Mosé, che considerava inferiore, Faraone reagì violentemente contro i magi che avevano creduto nel Profeta Mosé ed ordinò che le loro braccia ed i loro piedi fossero amputati e che fossero poi crocefissi.
Ed i magi si prosternarono. Essi dissero: “Crediamo al Signore dei mondi, al Signore di Mosé e di Aronne”. “Ci credete prima che ve lo permetto?” disse Faraone. E’ uno stratagemma che avete ordito nella città, al fine di cacciar via i suoi abitanti. Ebbene, presto saprete…..Vi farò tagliare le mani ed i piedi alternati, quindi vi farò crocefiggere tutti”.(Sura VII Al-’A'râf: vv. 120-124)
L’estrema crudeltà di tale punizione basta a far tacere una coscienza morale debole, pertanto i magi che hanno riconosciuto la verità, hanno persistito nella loro scelta, malgrado la minaccia. La loro condotta, fondata su di una nuova convinzione, costituisce un esempio per tutti i mussulmani.
“Per Chi ci ha creato, dissero loro, non ti preferiremo mai a ciò che a noi è pervenuto come prova evidente. Ordina pure ciò che devi ordinare. I tuoi ordini non riguardano che questa presente vita”(Sura XX Tâ Hâ: v. 72)
I Faraoni sono governatori che hanno vissuto migliaia di anni. Centinaia di governanti che hanno preceduto Faraone o che l’hanno seguito hanno avuto lo stesso atteggiamento. La caratteristica comune di tutti questi capi è il posto che hanno all’inferno ed il loro capo è Satana. Queste persone, che non hanno ascoltato la loro coscienza morale, contro la quale hanno diretto una guerra, hanno seguito gli ordini di Satana per amore di questo basso mondo.
Tuttavia, gli omologhi di Faraone non sono sempre governatori. Il suo carattere si può osservare nei miscredenti che come lui negano Dio. Migliaia e migliaia di Faraoni sono sempre esistiti sulla terra. Essi si orientano tutti verso lo stesso posto nell’al di là: l’inferno, il luogo del disonore e del castigo del fuoco.
La Sura XVIII Al-Kahf, La Caverna, cita l’esempio di due uomini. Uno dei due era incapace di cogliere la forza di Dio. Rovinato dalla sua ricchezza e dai suoi beni, non ha pensato all’al di là. Il suo amico era invece un mussulmano sincero che aveva compreso il potere di Dio e parlava con umiltà e saggezza. Questa fu la conversazione:
Dà loro l’esempio dei due uomini: all’uno di loro Noi gli abbiamo assegnato due giardini di vigna circondati di palme ed abbiamo messo fra i due giardini dei campi coltivati. I due giardini producevano continuamente il raccolto. Ed abbiamo fatto scorrere fra loro un ruscello. Ed aveva dei frutti e quindi disse al suo compagno con il quale stava argomentando: “Io possiedo maggiori beni di te, e sono più potente di te grazie al mio clan” Entrò nel suo giardino ed ingiusto verso se stesso [per miscredenza] disse: “Io non penso che tutto questo possa mai perire, e non penso che l’Ora sia imminente. E se mi si condurrà al mio Signore, certamente troverò un miglior luogo di questo giardino!” (Sura XVIII Al-Kahf, La Caverna: vv. 32-36)
Le parole del proprietario del giardino sono molto comuni. Molte persone “credono”, ma non sono coscienti delle implicazioni o delle responsabilità della fede. E’ possibile sentire una persona ricca dire: “Non è Dio che mi ha dato questa ricchezza, l’ho ottenuta lavorando sodo” o una persona che persiste nei misfatti dire: “Dio mi perdonerà”. Questa falsa credenza è basata sull’arroganza, sulla cecità e sul pretendere di essere autosufficiente.
Tuttavia, anche se la persona si crede autonoma, la morte è una verità indiscutibile. Per quelli che non credono se non in questa vita presente, la morte rappresenta la fine: l’oscurità, il nulla, l’incoscienza morale. E’ terribile per loro, quindi costruiscono una immagine di un al di là felice al fine di consolare sé stessi e sopportare l’idea della morte. Da una parte, non credono nella resurrezione e nel giudizio, dall’altra, si inducono in errore credendo che condurranno una miglior vita dopo la morte.
Sono ingannati dal guadagno che acquistano nella vita di questo basso mondo. Come indicato nel versetto che segue, il proprietario del giardino aveva giudicato la sua ricchezza eterna ed aveva pensato che nessun potere l’avrebbe potuta distruggere:
Il suo compagno gli disse, argomentando con lui: “Vorresti rinnegare Colui che ti ha creato dalla polvere, quindi da uno spermatozoo ed infine ti ha dato la forma di uomo? Per quanto mi concerne, è Dio il mio Signore; ed io non associo nessuno al mio Signore. Entrando nel tuo giardino, cosa volevi che dicessi: “Questa è la volontà [e la grazia] di Dio! Non c’è potenza se non in Dio”. Sebbene mi vedi inferiore a te nei beni e nei figli, può darsi che il mio Signore, molto presto, mi dia qualche cosa di migliore che il tuo giardino, ed invii dal cielo [su questo giardino] qualche calamità riducendolo a nudo suolo, o che la sua acqua che l’irriga scenda a tale profondità che tu non possa più trovarla”.(Sura XVIII Al-Kahf, La Caverna: vv. 37-41)
Una persona coscienziosa pratica ciò che la propria coscienza morale gli ordina in ogni circostanza. Un vero amico non è colui che resta silenzioso per timore di offendere il suo amico, ma colui che si preoccupa di lui a tal punto da non poter restare in silenzio quando lo vede commettere una cattiva azione. Gli parla e lo consiglia con sinderità avvertendolo della punizione divina. Tuttavia, ci saranno sempre persone che non accettano i consigli malgrado tutti gli avvertimenti. Quando verrà il tempo della punizione di queste persone, nessuno dei loro amici li potrà aiutare:
Ed il suo raccolto verrà distrutto e si torcerà le mani per ciò che avrà speso, anche se i pergolati erano distrutti. Ed egli disse: “Se non avessi associato nessuno al mio Signore!” E non ci fu nessun gruppo di persone per soccorrerlo contro [la punizione] di Dio. E non poté soccorrere neanche sé stesso. In tal caso la suprema protezione spetta a Dio, il Veritiero. Egli accorda la migliore ricompensa e la migliore fine.(Sura XVIII Al-Kahf, La Caverna: vv. 42-44)