L’essere umano è intrinsecamente egoista. È estremamente sensibile a tutte le questioni relative ai suoi interessi. È ironicamente, spesso, indifferente alla morte, che dovrebbe essere per lui una questione di un’importanza suprema. Nel Corano, lo stato d’animo specifico di “quelli che non tengono fermamente alla loro fede” è definito da Dio con una parola semplice: “la spensieratezza” o “l’imprudenza”.
Il significato della spensieratezza è la deficienza dell’essere umano a comprendere i fatti come deve:questa è dovuta a una confusione della sua coscienza o a un’assenza totale di coscienza e di conseguenza all’impossibilità di emettere dei giudizi sani e giusti edi dare delle risposte pertinenti. Un esempio di spensieratezza è dato nel seguente versetto:
[La scadenza] del regolamento dei loro conti avvicino per gli uomini, mentre nella loro spensieratezza se ne deviano. (Surat al-Anbiya:1)
In generale, le persone credono fermamente che una personacolpitada una malattia incurabile sia condannata a morire. Bisogna sempre avere in mente che queste persone, come la personamalata, andranno anch’esse a morire. Che la loro morte sopraggiunga in un avvenire vicino o lontano non cambia niente a questa realtà. Molto spesso la spensieratezza oscura questa verità. Così, è verosimile che un uomo colpito dal virus dell’AIDS morrà in un avvenire vicino.Ma il fatto molto probabile,se noncerto, è che la persona sana e vigorosa accanto a lui andrà anche a morire un giorno! È probabile che la morte la colga prima del paziente malato di AIDS. Ciò avverrà probabilmente in un momento che lei non si aspetta!
I membri della famiglia piangono i loro malati sui letti di morte. Ma dovrebbero pensare piuttosto alla propria sorte, perché vanno anch’essi all’incontro con la morte, un giorno o l’altro. Poiché questa morte è certa, la loro reazione non dovrebbe variare a seconda che arrivi presto o tardi.
Così, davanti alla morte, il dispiacere è la risposta adeguata, ma ciascuno deve cominciare allora immediatamente a lamentarsi della propria morte e di quella dei suoi vicini. Ora, si deve superare il dispiacere e bisogna sforzarsi di avere una riflessione profonda sul senso della morte.
Per fare questo, bisogna conoscerebene le cause della spensieratezza.
La maggioranza degli individui che formano la società non è abituata a riflettere su delle questioni serie. Adottando la spensieratezza come stile di vita, non si sentono toccati dalla morte. Qualche problema futile che non riescono a risolvere preoccupa i loro spiriti in modo costante. Le domande insignificanti che affollano i loro spiriti limitati impediscono loro di avere una riflessione seria sui problemi essenziali. Così, passano le loro vite adandare alla deriva nella corrente degli avvenimenti quotidiani. Durante questo tempo, quando sentono che la morte è vicina o quando capita loro di rievocarla nelle conversazioni, tentano di confortarsi pronunciando delle frasi vaghe o evitando l’argomento.
La vita trascorre molto rapidamente ed è spesso attraente e vigorosa. Senza uno sforzo mentale eccezionale, l’uomo può probabilmente non rendersi conto della morte che è chiamata a trionfare presto o tardi. Non credendo in Dio, l’uomo è molto lontano da concetti come il destino, la fiducia in Dio e la sottomissione alla Sua volontà. Appena prende coscienza dei suoi bisogni materiali, impiega tutti i suoi sforzi a soddisfarli e ad assicurarsi una vita comoda. Non tenta neanche di evitare la morte perché è assorbito dagli affari di questo mondo. Insegue sempre dei nuovi piani, interessi e scopi. E un giorno, senza preavviso e dunque senza preparazione, questo uomo si trova di fronte alla realtà della morte. Allora gli dispiace e vuole tornare alla vita, ma invano.
Una delle cause della spensieratezza è l’aumento delle nascite. La popolazione del mondo aumenta senza tregua e non diminuisce mai. Una volta trascinato nella spirale della vita, l’uomo,a causa di idee false, può credere a nozioni attraenti ma illusorie, come “le nascite sostituiscono le morti”, così l'equilibrio della popolazione è mantenuto. Un tale ragionamento rende favorevoli le condizioni per una visione spensierata della morte. Ma, se per una ragione qualsiasi, le nascite si fermassero nel mondo, saremmo più attenti alla morte degli uni e degli altri e vedremmo il risultato: la riduzione della popolazione del mondo. In quel momento, l’orrore della morte comincerebbe a venire provato.
L'essere umano vedrebbei suoi vicini sparire uno dopo l’altro e realizzerebbe che questa fine inevitabile è anche la sua. Proverebbe gli stessi sentimenti cheprovano le persone condannate alla pena capitale che aspettano nel corridoio della morte, che vedono ogni giorno una persona o due portate via per essere giustiziate. Il numero dei condannati nel carcere diminuisce regolarmente. Gli anni passano, ma tutti i giorni quelli che sono ancora in vita vanno a dormire con un’angoscia che stringe loro lo stomaco e una domanda fatale: il mio turno sarà domani? Non arrivano mai a dimenticare la morte, neanche per un secondo.
Ironicamente, la situazione attuale degli uomini non è diversada quella dei prigionieri descritti. I nuovi nati non modificano in nessuno modo il destino di quelli che devono morire. È solamente un’illusione psicologica. Gli abitanti di questo mondo che hanno vissuto 150 anni fa non sono più qui adesso. Le generazioni che li hanno seguiti non li hanno salvati dalla morte. Così, fra un secolo, quelli che popolano il mondo oggi spariranno. Tutto è dovuto al fatto che questo mondo non è una casa permanente per l’uomo.
Tra le ragioni che fanno sì che l’uomo dimentichi la morte e si lasci sopraffaredalla spensieratezza, si trovano certi meccanismi di difesa usatidalle persone per confondersi e accecarsi. Questi meccanismi, di cui alcuni sono menzionati qui di seguito, trasformano l’uomo in una specie di struzzo che nasconde la testa nella sabbia per evitare di fare fronte alle situazioni difficili.
Le persone sembrano considerare come acquisitoil fatto di vivere fino a vent’anni o addirittura fino a settant’anni. Ciò spiega perché i giovani e le persone di mezza età adoperano spesso questo meccanismo di difesa. Facendo questi calcoli, rimandano a più tardi la riflessione a proposito dell’argomento “triste”, ci penseranno gli ultimi giorni della loro vita. Durante la loro gioventù, non vogliono occupare il loro spirito con questioni “deprimenti”. Gli ultimi anni dell’esistenza sono quelli in cui evidentemente non si può più approfittare del meglio della vita, dunque rappresentano, secondo la maggioranza degli uomini, il periodo propizio per pensare alla morte e per prepararsi alla vita futura. Questo atteggiamento offre un po’ di conforto perché dà l’impressione di fare qualche cosa per l’aldilà.
Tuttavia, è evidente che fare dei piani a lungo termine è assurdo, soprattutto per una persona che non può avere la certezza del suo prossimo respiro. Infatti ogni giorno vede altre persone della sua età, o più giovani di lei, morire. I necrologioccupano molte pagine nei quotidiani.
Lungo tutta la giornata le reti televisive c’informano di nuovi decessi. Molto spesso, si è testimonidella morte di persone intorno a noi. Tuttavia, sono pochi quelli che pensano che le persone intorno a noi saranno un giorno testimoni della nostra morte e che leggeranno forse l’annuncio del nostro decesso in un giornale. Anche se queste persone avranno una lunga vita, ciò non cambierà niente, perché la loro mentalità sarà sempre simile; fino al giorno in cui si troveranno faccia a faccia con la morte, continueranno a rimandare a più tardi la loro riflessione a proposito della morte.
Questa idea che prevale nella società non è in effetti che una superstizione. Dopo tutto, non è una credenza che ha le sue radici nel Corano. Nel Corano, non si parla da nessuna parte di “passare un tempo prescritto”all’inferno prima di uscirne avendo ottenuto il perdono. Al contrario, in tutti i versetti che si riferiscono all’argomento è precisato che i credenti saranno separati dai miscredenti il Giorno del Giudizio. Ed è sempre nel Corano che si apprende che i credenti rimarranno in paradiso per l’eternità, mentre i miscredenti saranno gettati nell’inferno dove soffriranno il castigo per sempre:
Ed essi hanno detto: “Il fuoco ci toccherà solamente per un certo numero di giorni!”Di’:“Se aveste preso un impegno con Dio, Dio non mancherebbe mai al Suo impegno, no di certo, ma dite su Dio ciò che non sapete.Bene, al contrario! Quelli che fanno il male e che sono circondatidai loro peccati, quelle sono le persone del fuoco dove rimarranno eternamente. E quelli che credono e praticano le buone opere, quelle sono le persone del paradiso dove rimarranno eternamente”. (Surat al-Baqarah:80-82)
Un altro versetto sottolinea lo stesso punto:
Questo è perché dicono: “Il fuoco ci toccherà solamente per un numero di giorni determinati”.E le loro menzogne li ingannano nella religione. (Surah al‘Imran:24)
L’inferno è un luogo di tormento che supera ogni immaginazione. Di conseguenza, anche se il soggiorno all’inferno fosse solamente temporaneo, un uomo ragionevole non vorrebbe mai vivere questo tormento. L’inferno è il luogo dove gli attributi di Dio come “al-Jabbar” (Quello Che costringe) e “al-Qahhar” (Quello a Cui sottoporsi) si rivelano in tutta la loro forza. Il tormento dell'inferno non può essere paragonato a nessun tormento di questo basso-mondo. Una persona che non sopporta neanche una piccola bruciatura su undito e che si vanta di potere vivere una tale tortura è semplicemente debole di spirito. Peraltro, una persona che non si sente atterrita per la collera di Dio, non può accordare a Dio il valore che gli è dovuto.
C’è anche un gruppo di persone che credono di essere i degni candidati al paradiso. Si impegnanoinpiccoli atti, che considerano atti di bontàe evitano anche di fare del male. Ciò basta loro per pensare che siano pronti per accedere al paradiso. Fortementeconvintidelle loro superstizioni e ripetendo delle eresie che confondono con la vera religione, quelle persone accettano una credenza totalmente assentenel Corano. Si presentano come i veri credenti, ma il Corano li classifica tra quelli che associano a Dio altre divinità.
Dàloro l'esempio di due uomini: a uno di essi abbiamo assegnato due giardini di viti che abbiamo cinto di palme e abbiamo messo tra i due giardini dei campi coltivati. I due giardini producevano il loro raccolto senza nessuna perdita. E abbiamo fatto sgorgare tra loro un ruscello. E c’erano dei frutti. Dice allora uno al suo compagno con cui conversava“Possiedo più beni di te, e sono più potente di te grazie al mio clan”.Entrò nel suo giardino e si ingannò dicendo: “Non penso che questo possa finire mai, e non penso che l’ora verrà. E se mi si riporta verso il mio Signore, troverò certo qualcosa di megliodi questo giardino”.Il suo compagno gli dice, pure conversando con lui: “Saresti dunque miscredente verso Colui Che ti ha creato dalla terra, ha aggiunto una goccia di sperma e ti ha plasmato infine in un uomo? In quanto a me, è Dio che è il mio Signore; e io non associo nessuno al mio Signore”.(Surat al-Kahf:32-38)
Dicendo: “E se misi riporta verso il mio Signore”, il proprietario del frutteto esprime la sua mancanza di fede in Dio e nella risurrezione nel mondo dell’aldilà, e rivela che è un idolatra che nutre dei dubbi mentre si vanta come un credente superiore agli altri. Di più, è convinto che Dio lo ricompenserà per il paradiso. Questo carattere basso e insolente specifico degli idolatri è molto frequente tra gli uomini.
Questo tipo di persone sa molto bene di essere in malafede, ma quando sono interrogate a proposito della loro fede, cercano di provare la loro innocenza. Pretendono che l’osservanza dei comandi della religione non sia importante. Inoltre, cercano di scaricare le loro coscienze accusando le altre persone credenti e praticanti di essere immorali e disoneste. Tentano di dimostrare la loro “bontà” spiegando che non fanno male a nessuno; ricordano anche la loro generosità coi mendicanti o che hanno servito onestamente il servizio pubblico durante gli anni e che questi sono i criteri che definiscono i musulmani sinceri. O queste persone non sanno o fanno fintadi non sapere che ciò che fa dell’uomo un buono musulmano è la sua sottomissione a Dio,essere il Suo servitore obbediente, e non i suoi rapporti con le persone.
Nel loro tentativo di basare la loro visione erronea della religione su una logica, quelle persone praticano un certo sofisma. Questa è una caratteristica tipica della loro mancanza di sincerità. Per legittimare il loro modo di vivere, cercano rifugio negli slogan come: “la migliore forma di adorazione di Dio è il lavoro”e “ciò che è importante è la sincerità del cuore”. Questo nel Coranoviene considerato “forgiare delle menzogne contro Dio” ed è punito dal castigo del fuoco eterno. Nel Corano, Dio descrive la situazione di queste persone come segue:
Cercano di ingannare Dio e i credenti;ma ingannano solamente loro stessi, e essi non si rendono contodi ciò. (Surat al-Baqarah: 9)
Talvolta, quando le persone pensano alla morte, suppongono che spariranno per sempre. Questa idea sorprendente fa sì che sviluppino un altro tipo di meccanismo di difesa. Accordano solamente un credito parziale all’idea di una seconda vita eterna promessa da Dio. Il fatto di giungere a una tale conclusione risveglia un poco di speranza in loro. Quando riflettono sugli obblighi dei credenti verso il loro Creatore, preferiscono non credere nella vita eterna. Si rassicurano dicendosi: “Dopo tutto, saremo ridotti al nulla, i nostri corpi si altereranno completamente nel suolo. Non ci sarà vita dopo la morte”. Un tale pensiero reprime i timori e le inquietudini, come quella di dover rendere conto delle proprie azioninel Giorno del Giudizio o la possibilitàdi essere condannati ai tormenti dell’inferno. In tutti i casi, queste persone conducono le loro vite nella spensieratezza fino alla fine dei loro giorni.
Nei capitoli precedenti, abbiamo messo l’accento sul fatto che lungo tuttala sua vita, l’attenzione dell’essere umano è attirata inevitabilmente verso la morte. Questi richiami fatti all’attenzione dell’uomo sono benefici talvolta, perché lo spingono a riesaminare le sue priorità e a rivalutare in generale la sua visione della vita. Ma talvolta i meccanismi di difesa sopra menzionati prendono piede, e ogni giorno che passa il velo della spensieratezza gettatosugli occhi diventa più spesso.
Se i miscredenti aspettano tranquillamente la morte con un sentimento irrazionale di serenità -anche quando sanno che il loro ultimo giorno si avvicina - questo è perché sono avvolti completamente nel loro velo di spensieratezza. Per loro la morte è,infatti, sinonimo di riposo, di sonno fermo, di tranquillità e di calma e un sollievo eterno.
Contrariamente a ciò che credono, Dio, Quello Che li ha creati dal nulla, che li farà morire e che li risusciterà il Giorno del Giudizio, ha promesso loro un eterno dispiacere. Anche lorosi troveranno di fronte a questa verità nel momento della loro morte, nel momento in cui supponevano di andare verso il grande sonno. Realizzeranno che la morte non è la scomparsa totale, ma l’inizio di un nuovo mondo pieno di angoscia. L’apparizione terribile degli angeli della morte è il primo segno di questo grande tormento.
Che cosa accadrà di loro quando gli angeli li finiranno, colpendo le loro facce e le loro schiene? (SurahMuhammad: 27)
In quel momento, l’arroganza, l’insolenza dei miscredenti si trasformano in terrore, disperazione e dispiacere eterno. Nel Corano, questo stato è descritto così:
E loro dicono:“Quando saremo persi nella terra [sotto forma di polvere], ridiverremo una creazione nuova?” Inoltre, non credono nell'incontro col loro Signore. Di’: “L'angelo della morte che è incaricato di voi, vi farà morire. Poi, sarete riportati verso il vostro Signore”.Se vedevi allora i criminali [comparire], con le teste basse per la vergogna davanti al loro Signore! “Nostro Signore, abbiamo visto e abbiamo sentito, rinviaci dunque affinché possiamo fare del bene;crediamo, adesso, con certezza”.(Surat as-Sajda: 10-12)
La morte, soprattutto quando si è giovani, ci viene raramente in mente. Considerando la morte come la fine, l’essere umano evita di pensarla. Ma siafuggire davanti alla morte, sia non pensarla permettono di evitarla. Inoltre, è impossibile ignorare la morte. Ogni giorno, i giornali danno notizia di parecchi decessi, si incrociano frequentemente per strada cortei funebri, si passa davanti a dei cimiteri, si perdono degli amici e dei membri della famiglia. I funerali di chi ci è vicino o le condoglianze che si presentano a quelli che hanno perso dei familiari ci ricordano la morte. Se si è testimoni della morte di chi ci è caro o semplicemente di un’altra persona, non si può non pensare alla propria morte. Un tale pensiero può turbare profondamente una persona e puòagitarla.
Non ha importanzacon quanta forza una persona resista,o il luogo in cui si rifugia o il mezzo con il quale si protegge, può incontrare la sua morte in qualsiasi momento. Non ha scelta. Davanti a lei, non c’è scappatoia. Il conto alla rovescia non si ferma mai, neanche per un piccolo istante. Qualunque sia la direzione verso la quale l’uomo va, la morte l’aspetta. Il cerchio si chiude in modo costante e finisce sempre per prenderlo.
Di’: “La morte che fuggite va certo a incontrarvi. Poi sarete riportati a Quello Che conosce perfettamente il mondo invisibile e il mondo visibile e che vi informerà allora di ciò che facevate”.(Surat al-Jumua: 8)
Ovunque siate, la morte vi raggiungerà, anche se foste in fortezze inespugnabili.(Surat an-Nisa:78)
Per queste ragioni, dobbiamo smettere di barare con noi stessi o di giocare a fare gli indifferenti, e sforzarci di guadagnare la soddisfazione di Dio durante la durata della vita che ci èaccordata, di cui Egli Solo conosce il termine.
Il nostro profeta Mohammed (pbsl) ci ha detto che uno dei mezzi per premunirsi contro l’indurimento del cuore e per raggiungere la pietà è di ricordarsi spesso della morte.
AbdullahIbnUmar riporta che il Messaggero di Dio (pbsl) ha detto: “I vostri cuori diventano arrugginiti come il ferro toccato dall’acqua”.Gli si chiese come pulirli. Rispose:“Ricordandosi spesso della morte e recitando spesso il Corano”. (al-Tirmidhi,673)