Chloroplast
Gli scienziati dividono le forme di vita della terra in cinque (a volte sei) regni. Finora ci siamo concentrati principalmente sul regno maggiore, quello degli animali. Nei capitoli che precedono abbiamo preso in considerazione l’origine stessa della vita, le informazioni genetiche, la struttura cellulare e i batteri, temi che sono collegati ad altri due regni Prokaryotae e Protista. Ma a questo punto c’è un altro importante argomento su cui è necessario concentrarci – l’origine del regno vegetale (Plantae).
Nell’origine delle piante troviamo lo stesso quadro incontrato nell’esaminare le origini degli animali. Le piante hanno strutture straordinariamente complesse e non è possibile che esse siano venute fuori per effetti del caso e che si siano evolute una nell’altra. I reperti fossili dimostrano che diverse classi di piante emersero nel mondo all’improvviso, ciascuna con le sua caratteristiche particolari, e senza alcun periodo di evoluzione alle spalle.
Come le cellule animali, le cellule vegetali appartengono al tipo noto come “eucariotico”. La caratteristica più distintiva di essere è il fatto di avere un nucleo cellulare e la molecola di DNA in cui sono codificate le informazioni genetiche si trova in questo nucleo. D’altro canto, alcune creature monocellulari come i batteri, non hanno nucleo e la molecola di DNA è libera all’interno della cellula. Il secondo tipo di cellula è chiamato “procariotico”. Questo tipo di struttura cellulare, con il DNA non chiuso in un nucleo, è ideale per i batteri e rende possibile il processo molto importante - dal punto di vista dei batteri - del trasferimento plasmide (cioè il trasferimento del DNA da cellula a cellula).
Plants form the fundamental basis of life on earth. They are an indispensable condition for life, as they provide food and release oxygen to the air.
Poiché la teoria dell’evoluzione è costretta a disporre gli esseri viventi in una sequenza “dal primitivo al complesso” essa ipotizza che le cellule procariotiche sono primitive e che quelle eucariotiche si sono evolute da esse.
Prima di passare all’invalidità di questa affermazione, sarà utile dimostrare che le cellule procariotiche non sono affatto “primitive”. Un batterio ha circa 2000 geni ognuno dei quali contiene circa 1000 lettere (collegamenti). Questo significa che le informazioni del DNA di un batterio è lungo circa 200.000 lettere. Secondo questo calcolo, le informazioni del DNA di un batterio equivale a 20 romanzi ciascuno di 10.000 parole.290 Ogni modifica alle informazioni del codice genetico di un batterio sarebbe così dannosa da rovinare l’intero sistema operativo del batterio. Come abbiamo visto, un errore nel codice genetico di un batterio significa che il sistema operativo va in errore – cioè che la cellula muore.
Insieme con questa struttura sensibile, che sfida i cambiamenti per caso, il fatto che non è stata trovata alcuna “forma intermedia” tra batteri e cellule eucariotiche rende infondate le affermazioni degli evoluzionisti. Per esempio, il famoso evoluzionista turco Professor Ali Demirsoy confessa l’infondatezza dello scenario che le cellule batteriche si siano evolute da quelle eucariotiche e poi in organismi complessi costituiti da queste cellule.
Una delle fasi più difficili da spiegare nell’evoluzione è dare una spiegazione scientifica del modo in cui organelli e cellule complesse si svilupparono da queste creature primitive. nessuna forma di transizione è stata trovata tra le due. Creature mono e multicellulari hanno tutte questa struttura complessa e non è stato trovata alcuna creatura o alcun gruppo con organelli di una costruzione più semplice o che siano più primitivi. In altre parole gli organelli presentati si sono sviluppati proprio come sone. Non hanno alcuna forma semplice e primitiva. 291
Ci si chiede cosa è che spinge il professor Ali Demirsoy, un fedele aderente alla teoria dell’evoluzione, a fare una così chiara ammissione. La risposta a questa domanda può essere chiara quando si esaminano le grandi differenza strutturali tra batteri e cellule vegetali.
Esse sono:
1- Mentre le pareti delle cellule batteriche sono formate di polisaccaride e proteina, le pareti delle cellule vegetali sono formate di cellulosa, una struttura completamente diversa.
2- Mentre le cellule vegetali posseggono molti organelli, coperti con membrane che hanno strutture molto complesse, le cellule batteriche mancano di organelli tipici. Nelle cellule batteriche ci sono solo piccoli ribosomi che si muovono liberamente. I ribosomi delle cellule vegetali sono più grandi e sono fissati alla membrana cellulare. Inoltre, la sintesi proteica ha luogo in modi diversi nei due tipi di ribosomi.
3- La struttura del DNA delle cellule vegetali e batteriche è diversa.
4- La molecola di DNA nelle cellule vegetali è protetta da una membrana a doppio strato mentre il DNA delle cellule batteriche è libero all’interno della cellula.
5- La molecola di DNA delle cellule batteriche somiglia ad un circuito chiuso, in altre parole è circolare. Nelle piante, la molecola di DNA è lineare.
6– La molecola di DNA delle cellule batteriche ha informazioni che appartengono solo ad una cellula mentre nelle cellule vegetali la molecola di DNA ha informazioni sull’intera pinta. Per esempio, tutte le informazioni sulle radici, lo stelo, le foglie, i fiori e i frutti di una pianta da frutto si trovano separatamente nel DNA del nucleo di una sola cellula.
7- Alcune specie di batteri sono fotositetici, in altre parole svolgono la fotosintesi. Ma, a differenza delle piante, nei batteri fotosintetici, (cianobatteri, per esempio) non c’è cloroplasto contenente clorofilla e pigmenti fotosintetici. Queste molecole, invece, sono all’interno di varie membrane in tutta la cellula.
8- La biochimica della formazione dello RNA messaggero nelle cellule procariotiche (batteriche) e nelle cellule eucariotiche (comprese piante e animali) è del tutto diversa.
The evolutionist hypothesis that prokaryotic cells (left) turned into eukaryotic cells over time has no scientific basis to it.
Lo RNA messaggero svolge un ruolo fondamentale per la vita della cellula. Ma nonostante lo RNA messaggero assuma lo stesso ruolo vitale sia nelle cellule procariotche che il quelle eucariotiche, la struttura biochimica è diversa. J. Darnell scrisse quanto segue in un articolo pubblicato da Science:
Le differenze nella biochimica della formazione dell’RNA messaggero negli eucarioti in confronto con i procarioti sono tanto profonde da suggerire che l’evoluzione sequenziale delle cellule procariotiche in eucariotiche sembra improbabile.293
Le differenze strutturali tra le cellule batteriche e vegetali, di cui abbiamo visto alcuni esempi in precedenza, portano gli scienziati evoluzionisti ad un altro punto morto. Sebbene le cellule vegetali e quelle batteriche hanno alcuni aspetti in comune, la maggior parte delle loro strutture è del tutto differente. Infatti, poiché non ci sono organelli circondati da membrana o citoscheletro (rete interna di filamenti proteici e microtuboli) nelle cellule batteriche, la presenza di diversi organelli molto complessi e di organizzazione cellulare nelle cellule vegetali invalida completamente l’affermazione che le cellule vegetali si sono evolute dalla cellula batterica.
Il biologo Ali Demirsoy lo ammette apertamente dicendo: “Le cellule complesse non si sono mai sviluppate da cellule primitive attraverso un processo di evoluzione”.294
L’impossibilità che le cellule vegetali si siano evolute da una cellula batterica non ha impedito ai biologi evoluzionisti di produrre ipotesi speculative. Ma gli esperimenti lo confutano.295 La più popolare è l’ipotesi della "endosimbiosi".
Questa ipotesi fu avanzata da Lynn Margulis nel 1970 nel libro The Origin of Eukaryotic Cells. In questo libro, Margulis affermava che come risultato delle loro vite comuni e parassitiche, le cellule batteriche si erano trasformate in cellule vegetali e animali. Secondo questa teoria, le cellule vegetali emersero quando un batterio fotosintetico fu inghiottito da un’altra cellula batterica. Il batterio fotosintetico si evolvette all’interno della cellula madre in un cloroplasta. Infine, in un modo o nell’altro, si erano sviluppati organelli con strutture altamente complesse come nucleo, l’apparato di Golgi, il reticolo endoplasmatico e i ribosomi. Quindi, era nata la cellula vegetale.
Come abbiamo visto, questa tesi degli evoluzionisti non è altro che un lavoro di fantasia. Non sorprende che fu criticata da scienziati che svolsero ricerche molto importanti sull’argomento su una serie di ambiti: Possiamo citare D. Lloyd296, M. Gray e W. Doolittle 297, e R. Raff e H. Mahler com esempi di ciò.
L’ipotesi dell’endosimbiosi si basa sul fatto che i mitocondri delle cellule animali e i cloroplasti delle cellule vegetali contengono il proprio DNA, separato dal DNA presente nel nucleo della cellula madre. Quindi, su questa base, fu suggerito che mitocondri e cloroplasti una volta erano cellule indipendenti, che vivevano libere. Quando, però, si studiano in dettaglio i cloroplasti si può vedere che questa affermazione è inconsistente.
Numerosi punti invalidano l’ipotesi dell’endosimbiosi:
1- Se i cloroplasti, in particolare, una volta erano cellule indipendenti, allora avrebbe potuto esserci solo un risultato se ingoiati da una cellula più grande: cioè, sarebbero stati digeriti dalla cellula madre e usati come cibo. Deve essere così, perché anche se ipotizziamo che la cellula madre in questione aveva inglobato tale cellula in se stessa dall’esterno, per errore, invece di ingerirla intenzionalmente come cibo, nondimeno, gli enzimi digestivi della cellula madre l’avrebbero distrutta. Naturalmente, alcuni evoluzionisti hanno superato questo ostacolo dicendo, “Gli enzimi digestivi erano scomparsi”. Ma questa è una chiara contraddizione, perché se gli enzimi digestivi della cellula erano scomparsi, allora essa sarebbe morta per mancanza di nutrizione.
2- Ancora, ipotizziamo che tutto l’impossibile sia successo e che la cellula che si dice sia stata l’antenata del cloroplasto fu ingoiata dalla cellula madre. In questo caso, ci troviamo di fronte ad un altro problema: Gli schemi degli organelli all’interno della cellula sono codificati nel DNA. Se la cellula madre avesse avuto intenzione di usare altre cellule ingoiate come organelli, allora sarebbe stato necessario che tutte le informazioni su di esse fossero già presenti e codificate nel suo DNA. Il DNA delle cellule ingoiate avrebbe dovuto possedere informazioni appartenenti alla cellula madre. Non solo tale situazione è impossibile, i due complementi di DNA appartenenti alla cellula madre e alla cellula ingoiata, avrebbero anche dovuto diventare compatibili tra di loro successivamente, il che è chiaramente impossibile.
3- C’è una grande armonia all’interno della cellula che mutazioni casuali non possono spiegare. In una cellula non c’è soltanto un cloroplasto e un mitocondrio. Il loro numero aumenta o diminuisce secondo il livello di attività della cellula, proprio come nel caso degli altri organelli. L’esistenza del DNA negli organismi di questi organelli è anch’essa utile per la riproduzione. Quando la cellula si divide, si dividono anche i numerosi cloroplasti, e la divisione cellulare avviene in un tempo più breve e più regolarmente.
4- I cloroplasti sono generatori di energia di importanza assolutamente vitale per la cellula vegetale. Se questi organelli non producessero energia, molte delle funzioni cellulari non ci sarebbero, il che significherebbe che la cellula non potrebbe vivere. Queste funzioni, che sono tanto importanti per la cellula, avvengono con le proteine sintetizzate nei cloroplasti. Ma il DNA dei cloroplasti non è sufficiente a sintetizzare queste proteine. La maggior parte delle proteine è sintetizzata usando il DNA madre nel nucleo della cellula.298
Mentre la situazione proposta dall’ipotesi dell’endosimbiosi avviene attraverso un processo di prove ed errori, quali effetti avrebbe ciò sul DNA della cellula madre? Come abbiamo visto, ogni mutamento in una molecola di DNA assolutamente non è un guadagno per quell’organismo; al contrario, ogni mutazione simile sarebbe certamente dannosa. Nel suo libro The Roots of Life, Mahlon B. Hoagland spiega la situazione:
Ricorderete che abbiamo appreso che quasi sempre un mutamento nel DNA di un organismo va a detrimento di esso; cioè, porta ad una ridotta capacità di sopravvivere. Per analogia, aggiunte casuali di frasi alle opere di Shakespeare certo non le migliorerebbero! ...Il principio che mutazioni del DNA sono dannose perché riducono le possibilità di sopravvivenza si applica ad un mutamento causato sia da una mutazione che da una deliberata aggiunta di qualche gene estraneo.299
Le dichiarazioni fatte dagli evoluzionisti non si basano su esperimenti scientifici, perché non è stato mai osservato niente come un batterio che ne ingoia un altro. Nella sua revisione di un libro successivo, di Margulis, Symbiosis in Cell Evolution, il biologo molecolare P. Whitfield descrive la situazione:
L’endocitosi procariotica è il meccanismo cellulare su cui probabilmente si fonda tutta la teoria S.E.T. (Serial Endosymbiotic Theory, teoria endosimbiotica seriale). Se una procariota non poteva accoglierne un’altra, è difficile immaginare in che modo poteva essersi instaurata l’endosimbiosi. Purtroppo per Margulis e la S.E.T., non esiste alcun esempio moderno di endocitosi procariotica o endosimbiosi...300
Un’altra questione a proposito dell’origine delle piante che crea un gran confusione alla teoria dell’evoluzione è la questione del modo in cui le cellule vegetali hanno cominciato ad eseguire la fotosintesi.
La fotosintesi è uno dei processi fondamentali della vita sulla terra. Grazie ai cloroplasti in esse contenuti, le cellule vegetali producono amido usando acqua, biossido di carbonio e luce solare. Gli animali non sono in grado di produrre i propri nutrienti e devono usare l’amido delle piante come cibo, invece. Per questo motivo, la fotosintesi è una condizione fondamentale per la vita complessa. Un aspetto ancora più interessante della questione è il fatto che questo processo complesso della fotosintesi non è stato ancora completamente compreso. La tecnologia moderna non è stata ancora in grado di rivelarne tutti i dettagli, figurarsi riprodurlo.
Come possono gli evoluzionisti credere che un processo così complesso come la fotosintesi sia il prodotto di processi naturali e casuali?
Secondo lo scenario evoluzionista, per eseguire la fotosintesi, le cellule vegetali hanno ingerito le cellule batteriche che potevano fotosintetizzare e le hanno trasformate in cloroplasti. Allora, come hanno fatto i batteri ad imparare un processo così complesso come la fotosintesi? E perché non hanno cominciato questo stesso processo prima di allora? Per quanto riguarda altre domande, lo scenario non ha altre risposte scientifiche da dare. Diamo uno sguardo al modo in cui una pubblicazione evoluzionista risponde alla domanda:
L’ipotesi eterotrofa suggerisce che i primi organismi erano eterotrofi che si nutrivano in un brodo di molecole organiche nell’oceano primitivo. Poiché questi primi eterotrofi consumarono aminoacidi, proteine, grassi e zuccheri disponibili, il brodo nutriente si esaurì e non poté più supportare una crescente popolazione di eterotrofi . ...Gli organismi che potevano usare una fonte alternativa di energia avrebbero avuto un grande vantaggio. Consideriamo che la terra era (e continua ad essere) inondata di energia solare che in realtà consiste di diverse forme di radiazioni. Le radiazioni ultraviolette sono distruttive, ma la luce visibile è ricca di energia e non distruttiva. Quindi, man mano che i composti organici diventavano sempre più rari, una capacità di usare la luce visibile già presente come fonte alternativa di energia potrebbe aver consentito a tali organismi e ai loro discendenti di sopravvivere.301
Il libro Life on Earth, un’altra fonte evoluzionista, cerca di spiegare l’emergere della fotosintesi:
I batteri inizialmente si alimentavano di vari composti di carbone che si erano accumulati in molti milioni di anni nei mari primordiali. Ma essi si moltiplicarono, quindi questo cibo deve essere diventato più scarso. Ogni batterio che poteva attingere ad una diversa fonte di alimentazione avrebbe ovviamente avuto successo e alla fine qualcuno ce la fece. Invece di prendere cibo pronto dall’ambiente circostante, cominciarono a procurarne di proprio nelle pareti cellulari, attingendo l’energia necessaria dal sole.302
Plant cells carry out a process that no modern laboratory can duplicate—photosynthesis. Thanks to the organelle called the "chloroplast" in the plant cell, plants use water, carbon dioxide and sunlight to create starch. This food product is the first step in the earth's food chain, and the source of food for all its inhabitants. The details of this exceedingly complex process are still not fully understood today.
In breve, le fonti evoluzioniste dicono che la fotosintesi fu in qualche modo “scoperta” per caso dai batteri, anche se l’uomo, con tutta la sua tecnologia e le sue conoscenze, non è stato capace di farlo. Queste spiegazioni, che non sono altro che favole, non hanno dignità scientifica. Quelli che studiano l’argomento un po’ più in profondità accetteranno che la fotosintesi è un grande dilemma per l’evoluzione. Il professor Ali Demirsoy fa, per esempio, la seguente ammissione:
La fotosintesi è un evento piuttosto complicato e sembra impossibile che sia emersa in un organello all’interno di una cellula (perché è impossibile che tutte le fasi siano avvenute contemporaneamente e non ha significato che siano emerse separatamente).303
Il biologo tedesco Hoimar von Ditfurth dice che la fotosintesi è un processo che non può essere in alcun modo appreso:
Nessuna cellula possiede la capacità di ‘apprendere’ un processo nel vero senso della parola. È impossibile per qualsiasi cellula arrivare alla capacità di svolgere tali funzioni come la respirazione o la fotosintesi, né quando giunge per la prima volta alla vita, né successivamente.304
Poiché la fotosintesi non può svilupparsi come risultato del caso e non può successivamente essere appresa da una cellula, è evidente che le prime cellule vegetali che vissero sulla terra furono create apposta per eseguire la fotosintesi. In altre parole, le piante sono state creati da Dio con la capacità di fotosintesi.
La teoria dell’evoluzione ipotizza che creature monocellulari vegetali, la cui origine non è in grado di spiegare, giunsero col tempo a formare le alghe. L’origine delle alghe risale a tempi molto remoti. Tanto che sono stati trovati resti fossili di alghe di un’età compresa tra 3,1 e 3,4 milioni di anni. Il fatto interessante è che non c’è alcune differenza strutturale tra questi esseri viventi straordinariamente antichi e gli esemplari che vivono ai nostri giorni. Un articolo pubblicato su Science News dice:
Nelle rocce del Sud Africa sono stati trovati fossili sia di alghe blue-verdi che di batteri risalenti a 3,4 miliardi di anni fa. İl fatto ancora più intrigante è che le alghe Pleurocapsales si rivelarono quasi identiche a quelle moderne sia a livello di famiglia che, forse, a livello di genere.305
Free-swimming algae in the ocean
Il biologo tedesco Hoimar von Ditfurth fa questo commento sulla struttura complessa di queste cosiddette alghe "primitive":
İ fossili più antichi scoperti finora sono oggetti fossilizzati in minerali che appartengono ad alghe blu veri di oltre 3 miliardi di anni. Per quanto primitive siano, esse comunque rappresentano forme di vita piuttosto complesse ed organizzate in modo esperto.306
I biologi evoluzionisti pensano che le alghe in questione dettero origine nel tempo ad altre piante marine e che si spostarono sulla terra circa 450 milioni di anni fa. Proprio come lo scenario degli animali che passano dall’acqua alla terraferma, però, l’idea che le piante fecero lo stesso è un’altra fantasia. Entrambi gli scenari non hanno validità o consistenza. Le fonti evoluzioniste in genere cercano di interpretare l'argomento con commenti fantastici e ascientifici come "le alghe in qualche modo passarono sulla terra e vi si adattarono". Ma ci sono moltissimi ostacoli che rendono questo passaggio del tutto impossibile. Guardiamo brevemente i più importanti:
1- Il pericolo di seccarsi: Perché una pianta che vive nell’acqua possa vivere sulla terra la sua superficie deve prima di tutto essere protetta dalla perdita d’acqua. Altrimenti la pianta si secca. Le piante terrestri sono provviste di speciali sistemi per impedire che questo avvenga. In questi sistemi ci sono dettagli molto importanti. Per esempio, la protezione deve avvenire in modo che gas importanti come ossigeno e biossido di carbonio possano entrare e uscire liberamente dalla pianta. Allo stesso tempo è importante che venga impedita l’evaporazione. Se una pianta non ha un tale sistema non può attendere milioni di anni per svilupparlo. In tale situazione la pianta ben presto si secca e muore.
2- Alimentazione: Le piante marine assumono l'acqua e i minerali di cui hanno bisogno direttamente dall'acqua in cui si trovano. Per questo motivo qualsiasi alga che cercasse di vivere sulla terra avrebbe problemi di alimentazione. Non potrebbero vivere senza risolvere questo problema.
3- Riproduzione: Le alghe, con la loro breve vita, non hanno possibilità di riprodursi sulla terra perché, come per tutte le loro funzioni, usano l’acqua anche per diffondere le loro cellule riproduttive. Per potersi riprodurre sulla terra dovrebbero possedere cellule riproduttive multicellulari come quelle delle piante terrestri, che sono coperte da uno strato protettivo di cellule. In mancanza di ciò, qualsiasi alga che si trovasse sulla terra non sarebbe in grado di proteggere le proprie cellule riproduttive dai pericoli.
4- Protezione dall’ossigeno: Qualunque alga arrivata sulla terra fino a quel punto avrebbe assunto ossigeno in una forma decomposta. Secondo lo scenario degli evoluzionisti, ora dovrebbe assumere ossigeno in una forma mai incontrata prima, in altre parole direttamente dall’atmosfera. Come sappiamo, in condizioni normali, l’ossigeno dell’atmosfera ha l’effetto di avvelenare le sostanze organiche. Gli esseri viventi che vivono sulla terra posseggono sistemi che impediscono loro di essere danneggiate. Ma le alghe sono piante marine il che significa che non hanno gli enzimi che le proteggono dagli effetti dannosi dell'ossigeno. Quindi, appena arrivate sulla terra, sarebbe stato impossibile per loro evitare questi effetti. Né è in questione che potessero aspettare lo sviluppo di tale sistema perché non avrebbero potuto sopravvivere sulla terra abbastanza perché ciò accadesse.
C’è ancora un altro motivo per cui l’affermazione che le alghe passarono dall’oceano alla terra è inconsistente – cioè l’assenza di un agente naturale che rendesse necessario un tale passaggio. Immaginiamo l’ambiente naturale delle alghe di 450 milioni di anni fa. Le acque del mare offrono loro un ambiente ideale. Per esempio, l’acqua le isola e le protegge dal calore estremo e offre loro tutti i tipi di minerali di cui hanno bisogno. Allo stesso tempo esse possono assorbire la luce solare per mezzo della fotosintesi e producono i propri carboidrati (zucchero e amido) dal biossido di carbonio che si scoglie nell’acqua. Per questo motivo, non c’è niente che manca alle alghe nell’oceano e quindi nessuna ragione perché si spostino sulla terra e non c’è alcun “vantaggio selettivo” come lo chiamano gli evoluzionisti.
Tutto questo dimostra che l’ipotesi evoluzionista che le alghe emersero dall’acqua e formarono le piante terrestri è del tutto ascientifica.
Quando esaminiamo la storia fossile e le caratteristiche strutturali delle piante che vivono sulla terra, emerge un altro quadro che non si accorda con le previsioni evoluzioniste. Non c’è alcuna serie fossile che conferma anche un solo ramo dell’”albero evolutivo” delle piante che si vede in quasi tutti i libri di testo di biologia. La maggior parte delle piante ha resti abbondanti nei reperti fossili ma nessuno di essi è una forma intermedia tra una specie e un’altra. Sono tutte specie distinte create in modo speciale ed originale e non c’è alcun legame evolutivo tra loro. Come ha ammesso il paleontologo evoluzionista E. C. Olson “Molti nuovi gruppi di piante e animali comparvero all’improvviso, apparentemente senza alcun antenato vicino”.307
1-This 300-million-yearold plant from the late Carboniferous is no different from specimens growing today.
2-This plant from the Jurassic Age, some 180 million years old, emerged with its own unique structure, and with no ancestor preceding it.
3-This 140-million-year-old fossil from the species Archaefructus is the oldest known fossil angiosperm (flowering plant). It possesses the same body, flower and fruit structure as similar plants alive today.
4-This fossil fern from the Carboniferous was found in the Jerada region of Morocco. The interesting thing is that this fossil, which is 320 million years old, is identical to present-day ferns
Il botanico Chester A. Arnold, che studia piante fossili all’università del Michigan, fa il seguente commento:
Si è sperato per molto tempo che piante estinte alla fine rivelassero qualcuna delle fasi attraversata dai gruppi esistenti nel corso del loro sviluppo ma si deve ammettere che l’aspirazione è stata soddisfatta solo in misura molto piccola anche se la ricerca paleobotanica è progredita per più di cento anni.308
Arnold ammette che la paleobotanica (la scienza delle piante fossili) non ha prodotto alcun risultato a sostegno dell’evoluzione. “Non siamo stati in grado di tracciare la storia filogenetica di un singolo gruppo di piante dei nostri giorni dall’inizio al presente".309
Le scoperte fossili che negano in modo più chiaro l’affermazione dell’evoluzione delle piante sono quelle delle piante da fiore o “angiosperme”, per dare loro il nome scientifico. Queste piante si dividono in 43 famiglie, ciascuna delle quali emerge all'improvviso senza alcuna traccia alle spalle “di forma intermedia” primitiva nei reperti fossili. Questo fatto fu riconosciuto nel diciannovesimo secolo e per questo motivo Darwin descrisse l’origine delle angiosperme come un "abominevole mistero". Tutte le ricerche svolte si dai tempi di Darwin si sono semplicemente aggiunte al livello di disagio che questo mistero causa. Nel suo libro The Palaeobiology of Angiosperm Origins, il paleobotanico evoluzionista N. F. Hughes fa la seguente ammissione:
… Con poche eccezioni di dettagli, però, l’impossibilità di trovare una spiegazione soddisfacente è rimasta e molti botanici hanno concluso che il problema non può avere soluzione attraverso le evidenze fossili. 310
Nel suo libro The Evolution of Flowering Plants, Daniel Axelrod dice quanto segue sull’origine delle piante da fiore:
“Il gruppo ancestrale che diede origine alle angiosperme non è stato ancora identificato nei reperti fossili e nessuna angiosperma vivente indica tale alleanza ancestrale.311
Tutto questo ci porta ad una sola conclusione: Come tutti gli esseri viventi, anche le piante sono state create. Dal momento della loro prima comparsa, tutti i loro meccanismi esistono in una forma finita e completa. Espressioni come “sviluppo nel tempo”, cambiamenti dipendenti da coincidenze” e “adattamenti che emersero come risultato di necessità” che si trovano nella letteratura evoluzionista, non contengono alcuna verità in sé e sono tutte senza significato scientifico.
290 Mahlon B. Hoagland, The Roots of Life, Houghton Mifflin Company, 1978, p.18
291 Prof. Dr. Ali Demirsoy, Kalitim ve Evrim (Inheritance and Evolution), Ankara, Meteksan Yay?nlar?, p. 79.
292 Robart A. Wallace, Gerald P. Sanders, Robert J. Ferl, Biology, The Science of Life, Harper Collins College Publishers, p. 283.
293 Darnell, "Implications of RNA-RNA Splicing in Evolution of Eukaryotic Cells," Science, vol. 202, 1978, p. 1257.
294 Prof. Dr. Ali Demirsoy, Kal?t?m ve Evrim (Inheritance and Evolution), Meteksan Publications, Ankara, p.79.
295 "Book Review of Symbiosis in Cell Evolution," Biological Journal of Linnean Society, vol. 18, 1982, pp. 77-79.
296 D. Lloyd, The Mitochondria of Microorganisms, 1974, p. 476.
297 Gray & Doolittle, "Has the Endosymbiant Hypothesis Been Proven?," Microbilological Review, vol. 30, 1982, p. 46.
298 Wallace-Sanders-Ferl, Biology: The Science of Life, 4th edition, Harper Collins College Publishers, p. 94.
299 Mahlon B. Hoagland, The Roots of Life, Houghton Mifflin Company, 1978, p. 145.
300 Whitfield, Book Review of Symbiosis in Cell Evolution, Biological Journal of Linnean Society, 1982, pp. 77-79.
301 Milani, Bradshaw, Biological Science, A Molecular Approach, D. C.Heath and Company, Toronto, p. 158 .
302 David Attenborough, Life on Earth, Princeton University Press, Princeton, New Jersey, 1981, p. 20.
303 Prof. Dr. Ali Demirsoy, Kal?t?m ve Evrim (Inheritance and Evolution), Meteksan Publications, Ankara, p. 80.
304 Hoimar Von Ditfurth, Im Amfang War Der Wasserstoff (Secret Night of the Dinosaurs), pp. 60-61.
305 "Ancient Alga Fossil Most Complex Yet," Science News, vol. 108, September 20, 1975, p. 181.
306 Hoimar Von Ditfurth, Im Amfang War Der Wasserstoff (Secret Night of the Dinosaurs), p. 199.
307 E. C. Olson, The Evolution of Life, The New American Library, New York, 1965, p. 94.
308 Chester A. Arnold, An Introduction to Paleobotany, McGraw-Hill Publications in the Botanical Sciences, McGraw-Hill Book Company, Inc., New York, 1947, p. 7.
309 Chester A. Arnold, An Introduction to Paleobotany, McGraw-Hill Publications in the Botanical Sciences, McGraw-Hill Book Company, Inc., New York, 1947, p. 334.
310 N. F. Hughes, Paleobiology of Angiosperm Origins: Problems of Mesozoic Seed-Plant Evolution, Cambridge University Press, Cambridge, 1976, pp. 1-2.
311 Daniel Axelrod, The Evolution of Flowering Plants, in The Evolution Life, 1959, pp. 264-274.