Ucredente è colui che è stato purificato dall’idolatria e dalle altre forme di ignoranza che inducono ad affidare le proprie speranze a divinità immaginarie oppure a cercarne l’ approvazione in cambio della schiavitù ad esse. Il credente serve soltanto Allah e cerca unicamente la Sua approvazione. Come si è detto in precedenza, egli fa questo “impegnandosi nel modo dovuto”.
La chiave di questo sforzo nel cammino di Allah è aspirare a ciò che maggiormente Lo compiace. Di fronte a scelte diverse, tutte legittime, un credente deve scegliere quella che spera possa compiacere maggiormente ad Allah.
Questo può essere brevemente descritto nel modo seguente:
- Un credente deve spendere tutta la sua vita in ciò che è “legittimo”. Il Corano definisce quali azioni siano proibite, e in verità sono molto poche. Ogni cosa diversa da queste azioni illegittime è lecita.
- Oltre a questo, il credente deve dedicarsi a quelle azioni e a quei pensieri che più compiacciono ad Allah. In questo sforzo egli è guidato dalla sua saggezza e “lungimiranza”.
L’esempio dello “spendere sulla via di Allah” (infaq) spiegherà meglio questo concetto. Un credente è una persona che ha venduto “la sua persona e i suoi beni” ad Allah. Di conseguenza, dovrebbe avvalersi di tutto ciò che ha in modo tale da perseguire il Suo maggiore compiacimento. Gli si presentano spesso, tuttavia, molte scelte. Ipotizziamo che egli possieda molto denaro, con il quale possa comprarsi un nuovo abito elegante. Questa è sicuramente un’azione legittima e permessa; essere attenti al proprio aspetto è conforme al volere di Allah. Possono esserci tuttavia altri modi con cui spendere quei soldi più conformi a conseguire il compiacimento di Allah, come donarli a un bisognoso. Questa è però una decisione che spetta unicamente alla persona. Considerate le condizioni specifiche e la situazione in cui si trova, deve scegliere le proprie priorità, consultando la propria coscienza.
Un altro esempio sarà utile a comprendere meglio questo concetto. Un credente ha il dovere di “ordinare il bene e proibire il male”, di comunicare la religione di Allah e di intraprendere una lotta , su basi intellettuali, contro i tiranni del mondo. Assumersi questa responsabilità fondamentale significa che certi doveri hanno sempre la precedenza. Dal momento che una simile responsabilità implica molti obblighi, sarebbe scorretto dare la priorità a un’altra azione, per quanto possa essere legittima e legale. Ad esempio, un uomo ha la responsabilità di prendersi cura della propria famiglia; la sicurezza e il sostentamento dei membri della famiglia dipendono da lui. Usare tuttavia questo fatto come scusa per evitare la responsabilità di “ordinare il bene e proibire il male” è un comportamento sconveniente per un credente.
Avendo riflettendo, si può notare che è l’“anima” (an-nafs) ad essere responsabile della scelta di ciò che, secondo Allah, ha meno valore. Alla presenza di Allah, preferire quanto ha meno valore rispetto a ciò che ne ha di più significa aver considerato una “porzione” per la propria anima. In questo senso, si deve fare il possibile per evitare di essere guidati dal proprio ego, cercando bensì la totale approvazione di Allah. Il solo fatto di mettere da parte un 1% per la propria anima può non essere accettabile agli occhi di Allah. Questo perché in tal modo si associa la propria anima ad Allah. Un semplice 1% di idolatria può rendere inaccettabile l’adorazione. La situazione di coloro che attribuiscono associati ad Allah è descritta nel modo seguente:
E attribuiscono ad Allah una parte di quello che Lui ha prodotto dai campi e dai greggi, e dicono: «Questo per Allah - secondo le loro pretese- e questo per i nostri soci». Ma quello che è per gli dei non giunge ad Allah e invece quello che è per Allah giunge ai loro dei. Quale sciagurato giudizio! (Surat al-An’am: 136)
Possiamo dire che, se una persona rischia la propria vita per proteggere la sua famiglia quando è vittima di un’ingiustizia, ma resta incurante e si occupa dei suoi affari quando altri credenti sono oppressi e calunniati, non si cura dell’approvazione di Allah. Un simile atteggiamento indica la propensione e la sottomissione dell’uomo nei confronti della sua anima (nafs), il che si oppone completamente all’obiettivo dell’Islam di “servire unicamente Allah”. Nel Corano, agire in acquiescenza ai desideri dell’anima è considerato come attribuire degli associati ad Allah:
Non ha visto quello che ha elevato a divinità le sue passioni? Vuoi forse essere un garante per lui ?(Surat al-Furqan: 43)
Un credente, d’altro canto, che dedica ogni suo avere e tutta la sua vita ad Allah è così descritto nel Corano:
Di': «In verità la mia orazione e il mio rito, la mia vita e la mia morte appartengono ad Allah Signore dei mondi»(Surat al-An’am: 162)
Nel Corano si descrive il modo in cui i credenti ricercavano il maggiore compiacimento di Allah in tempo di guerra all’epoca del Profeta (saas). Anteriormente, di fronte a due gruppi di nemici sceglievano di lottare contro il più debole. Fu tuttavia il volere di Allah che combattessero contro il più forte. Questi eventi sono narrati nei seguenti versetti:
[E ricordate] quando Allah vi promise che una delle due schiere [sarebbe stata] in vostro potere; avreste voluto che fosse quella disarmata! Invece Allah voleva che si dimostrasse la verità [delle Sue parole] e [voleva] sbaragliare i miscredenti fino all'ultimo, per far trionfare la verità e annientare la menzogna a scapito degli empi. (Surat al-Anfal: 7-8)
Allah fece scontrare i credenti con la fazione più forte, conducendoli a ciò che più Lo compiaceva. Infine, con l’aiuto di Allah, essi trionfarono.
L’esempio appena citato è un evento tipico di quel periodo. Resta, tuttavia, il fatto che, in ogni epoca, i musulmani sono stati messi alla prova in modi differenti. Oggi, ad esempio, i musulmani devono intraprendere una lotta sul piano intellettuale contro quanti negano il Corano e la verità della creazione e si sforzano di spargere l’immoralità nella società. I musulmani dovrebbero determinare la migliore via da seguire in questa lotta, per poi condurla con dedizione. Se, tuttavia, per quanto si abbia la forza di assumersi questa responsabilità, ci si lascia coinvolgere da cose meno urgenti al mero scopo di soddisfare i propri desideri, si incorrerà soltanto nell’insoddisfazione di Allah.
In ogni caso, una simile tendenza non si conforma al senso di correttezza proprio di un musulmano, il quale è stato scelto da Allah e ha ricevuto la fede, è responsabile dello sradicamento della malvagità dalla società, cui sostituisce la pace, e della instaurazione di un ambiente nel quale ognuno viva in conformità alla religione di Allah. Deve lottare per quegli uomini, donne e bambini che sono oppressi e dicono: "Signore, facci uscire da questa città di gente iniqua; concedici da parte Tua un patrono, concedici da parte Tua un alleato". (Surat an-Nisa: 75)
Questo concetto non si limita a un confronto intellettuale. Nel corso della sua esistenza, un musulmano deve mantenere ferma questa posizione nella sua vita quotidiana, nell’adorazione e in ogni evento in cui possa essere coinvolto.
Nel contempo, si deve ricordare che ci si avvale dell’espressione “fare ciò che reca maggiore soddisfazione ad Allah” al fine di rendere più comprensibile il concetto. Allontanarsi da ciò che più Lo soddisfa per lasciarsi coinvolgere da compiti di importanza secondaria dispiace ad Allah. Di conseguenza, ciò che più Lo compiace in ogni circostanza è quanto si accorda alla Sua volontà.
Non cercare ciò che arreca maggiore soddisfazione ad Allah, per accontentarsi di cose inferiori, in realtà, è una conseguenza di una errata prospettiva sull’aldilà. Un tale atteggiamento si forma in quanto si crede di meritare incondizionatamente il Paradiso. Nessuno, però, può essere certo di simile ricompensa. Nel Corano, Allah ammonisce perfino il Profeta nel versetto: “Se Allah volesse, sigillerebbe il tuo cuore…” (Surat ash-Shura: 24). Ciò significa ovviamente che a nessuno è garantito il paradiso.
In ogni caso, un credente sincero, secondo la descrizione del Corano, non crede mai di meritare il paradiso, né si lascia trasportare da questa sensazione. Il vero credente invoca Allah “con timore e desiderio.” (Surat al-A’raf: 56)
Quanti mancano di vera fede pensano anch’essi di meritare il Paradiso, perché non temono Allah come dovrebbero e ritengono quindi che le loro azioni siano buone. Con la loro logica corrotta, dicono: “Saremo comunque perdonati”. Tuttavia, questo è un atteggiamento tipico di coloro che non temono Allah come Egli dovrebbe essere temuto. Della situazione di costoro, Allah dice:
Dopo di loro vennero altre generazioni che ereditarono la Scrittura. Sfruttarono i beni del mondo terreno dicendo: «Presto saremo perdonati». Se fossero giunti altri beni terreni, ugualmente se ne sarebbero appropriati! Non avevano accettato il patto della Scrittura, secondo cui non avrebbero detto, su Allah, altro che la verità? Proprio loro che avevano studiato ciò che essa contiene? La dimora Ultima è la migliore per i timorati; ancora non lo capite? (Surat al-A’raf: 169)
Vi sono anche coloro che, ingannati dalla ricchezza materiale concessa loro in questo mondo, giungono all’erronea conclusione che Allah li ami, e credono quindi di meritare il Paradiso – seppure nutrano dei dubbi sulla sua esistenza. Il Corano ci fornisce un esempio importante:
Proponi loro la metafora dei due uomini: ad uno di loro demmo due giardini di vigna circondati da palme da datteri, separati da un campo coltivato. Davano il loro frutto i due giardini senza mancare in nulla e in mezzo a loro facemmo sgorgare un ruscello. Alla raccolta disse al suo compagno: «Ti sono superiore per beni e più potente per clan!». Entrò nel suo giardino e, ingiusto nei suoi stessi confronti, disse: «Non credo che tutto questo possa giammai perire; non credo che l'Ora sia imminente, e se mi si condurrà al mio Signore, certamente troverò qualcosa di meglio che questo giardino!». (Surat al-Kahf: 32-36)
Un musulmano, contrariamente a quanti condividono una simile mentalità, teme di “perdersi, dopo essere stato guidato sulla retta via”. La preghiera dei credenti riferita nel Corano è la seguente:
Signor nostro, non lasciare che i nostri cuori si perdano dopo che li hai guidati e concedici misericordia da parte Tua. In verità Tu sei Colui che dona. (Surah Al ‘Imran: 8)
Vale la pena menzionare il fatto che questo timore non ingenera terrore o inquietudine nel cuore dei credenti. Al contrario, il timore di Allah motiva i credenti e ne aumenta lo zelo a essere servi degni di entrare in Paradiso e fa sì che trascorrano la vita di questo mondo nel miglior modo possibile.
Un musulmano mira a ottenere l’approvazione di Allah nella vita di questo mondo, che è per sua natura breve e temporanea. I suoi pensieri si concentrano su un singolo grande evento che accadrà presto: la sua morte e il dover rendere conto delle sue azioni alla presenza di Allah. Questo lo porterà o a una terribile rovina o alla salvezza eterna. Sarebbe certamente sciocco perseguire un qualsiasi altro obiettivo, restando incuranti di un avvenimento così grande e incombente.
Per la sua salvezza, un credente è responsabile di cercare “ciò che soddisfa maggiormente Allah”. Non farlo significa essere inconsapevoli del pericolo imminente. Di fronte all’umiliazione che si subirà all’inferno e alla presenza di Allah, è certamente essenziale cercare “ciò che soddisfa maggiormente Allah”.
Per comprendere meglio la ragione per cui si deve fare tutto il possibile per compiacere ad Allah, consideriamo l’attitudine da adottare di fronte ai pericoli che si possono incontrare in questo mondo e gli sforzi che si devono fare per affrontarli:
- Si immagini di trovarsi faccia a faccia con un torrente immane, e che il livello dell’acqua si stia alzando rapidamente. In questa situazione, si correrebbe fino al tetto di un palazzo di dieci piani per salvarsi, oppure si rimarrebbe al quinto piano pensando che sia sufficientemente alto per salvarsi?
- Si presuma che ci sia un ascensore in grado di portare all’ultimo piano. Questo ascensore non è gratuito e funzionerà una sola volta. Si possiede esattamente la quantità di denaro necessario per arrivare all’ultimo piano. Si darebbe tutto il denaro che si possiede per arrivare all’ultimo piano oppure si resterebbe a un piano più basso dove si può essere travolti dal torrente?
- Ancora, si pensi che si stia svolgendo una festa al sesto piano, dove si ha cercato rifugio. Si parteciperebbe alla festa o ci si sforzerebbe di trovare una via per giungere all’ultimo piano?
- Un altro esempio: si immagini che un amico stretto abbia un attacco di cuore, e debba essere immediatamente portato al pronto soccorso. In questa situazione, si guiderebbe il più velocemente possibile, oppure si procederebbe lentamente pensando: “Vado abbastanza veloce, resisterà.”?
Come gli esempi appena enunciati mettono in evidenza, di fronte ad un pericolo si diviene vigili e si fa del proprio meglio per salvarsi. La minaccia più grande per l’uomo è l’Inferno. Uno degli obiettivi principali di chi ricerca il compiacimento di Allah è assecondare la sua inclinazione interiore a evitare questo pericolo.
Si immagini, per un momento, di trovarsi sul ciglio dell’Inferno e di poter osservare le immagini sconvolgenti del Giorno del Giudizio. Avendo contemplato l’Inferno, non si sceglierebbe, tra diverse alternative, ciò che più compiace ad Allah?
Una volta inviata all’Inferno, una persona non avrà più scelta, ma dovrà semplicemente rendere conto delle sue azioni. In una simile situazione, bisogna agire immediatamente in tal senso. Questo è ciò che fa il credente, il quale agisce sempre alla luce dell’idea del pericolo dell’Inferno e alla possibilità di passare all’altro mondo in qualsiasi momento. In numerose occasioni, Allah nel Corano attira l’attenzione sul fatto che ogni rimorso provato nell’Aldilà sarà vano. Uno dei versetti importanti in proposito recita:
E colà grideranno: “Signore, facci uscire, affinché possiamo compiere il bene, invece di quel che già abbiamo fatto!”. [Verrà loro risposto]: “Non vi abbiamo dato una vita abbastanza lunga, tale che potesse ricordarsi chi avesse voluto ricordare? Eppure vi era giunto l’ammonitore! Gustate dunque il castigo, ché per gli ingiusti non ci sarà soccorritore”. (Surah Fatir: 37)
Come ci si sforza di restare lontani dal pericolo, così si deve applicare un simile impegno, o anche maggiore, per ottenere benedizioni. È senz’altro poco sensato accontentarsi del Paradiso con meno di ciò che si potrebbe ottenere. Se si dovesse lasciare un’isola in cui vi è abbondanza d’oro, avendone l’opportunità, non si cercherebbe di portare con se’ più oro possibile? Al momento di lasciare questo mondo, un musulmano non dovrebbe provare alcun rimorso, né dire: “Vorrei avere fatto questa cosa, e quest’altra”, oppure: “Vorrei avere ottenuto la ricompensa per avere compiuto un’azione particolarmente giusta”. Al fine di evitare questa situazione, dovrebbe essere cauto nel scegliere ciò che soddisfa maggiormente Allah.
I miscredenti fanno del loro meglio per “sfruttare al massimo” le loro vite, le quali altro non sono che: “effimero, meschino godimento” (Surah Al ‘Imran: 197). Mentre questo “effimero godimento” è condannato a una fine amara, Allah promette la Sua approvazione, la sua misericordia e il Paradiso ai credenti. Chi desidera beneficiare di queste promesse di Allah, deve sforzarsi al massimo per soddisfarLo nel modo più completo.
Di fronte a diverse opzioni, un credente deve scegliere ciò che più è atto a conseguire il maggiore compiacimento di Allah. A tale scopo, la coscienza è il criterio più importante per compiere una scelta corretta. Il Messaggero di Allah, il Profeta Muhammad (saas) attirò l’attenzione sull’importanza della coscienza durante una conversazione:
Una persona chiese al Messaggero di Allah (pace su di lui): “Cos’è la fede?”. Egli disse: “Quando una buona azioni diviene una fonte di piacere per te, e un’azione cattiva diventa per te una fonte di disgusto, allora sei un credente”. Egli chiese nuovamente al Messaggero di Allah: “Che cos’è un peccato?”. Al che, egli disse: “Quando qualcosa ti rimorde la coscienza, non commetterla più”. (Tirmidhi)
Una delle differenze più importanti tra un credente e un miscredente è che il primo segue la propria coscienza, mentre il secondo ubbidisce alla propria anima carnale. la quale ispira delle cattive azioni. Ne consegue che un credente mostra il suo stato più naturale quando obbedisce alla coscienza.
Non è assolutamente vero, tuttavia, che un credente è immune alle tentazioni della propria anima. Secondo le parole del Profeta Yusuf (as): “In verità l'anima è propensa al male, a meno che il mio Signore per la misericordia [non la preservi dal peccato]...” (Surah Yusuf: 53) Essa tenterà quindi di imporre quelle alternative contrarie alla Volontà di Allah.
Un credente evita gli inganni della propria anima per mezzo della sua coscienza. Posto di fronte a una scelta, un credente tende inizialmente a scegliere la prima alternativa che gli si presenta alla mente, la quale è generalmente quella che reca maggiore soddisfazione ad Allah. L’io allora interviene e tenta di rendere le altre alternative più allettanti e inventa pretesti per renderle legittime. Un credente non deve fare nessun nessun conto di questi pretesti e mantenersi fedele alla scelta iniziale, del tutto corretta, a cui la coscienza lo ha condotto.
Questa è la [buona] novella che Allah dà ai Suoi servi che credono e compiono il bene. Dì: «Non vi chiedo alcuna ricompensa, oltre all’amore per i parenti». A chi compie una buona azione, Noi daremo qualcosa di migliore. In verità Allah è perdonatore, riconoscente. (Surat ash-Shura: 23)
Un credente dedica la sua intera esistenza ad Allah. Vive per Allah, lavora per Allah e ama per amore di Allah.
“Amare per amore di Allah” può essere un concetto incomprensibile per chi non conosca bene il vero Islam. Chi si è mantenuto distante da Allah per tutta la vita, e quindi non Lo ha conosciuto, non saprà come amare Allah in maniera intuitiva.
Un credente, tuttavia, che conosce Allah ed è testimone della Sua misericordia nei suoi confronti, che riconosce che tutto ciò che ama è un suo dono, e comprende di dovere la propria esistenza e la propria vita alla Sua misericordia, ama Allah, e ottiene il nobile spirito che lo fa amare per amore di Allah. Nel Corano, la grande differenza tra i credenti e gli altri uomini, in questo senso, è così espressa:
E fra gli uomini vi sono coloro che attribuiscono ad Allah degli uguali e li amano come amano Allah. Ma coloro che credono hanno per Allah un amore ben più grande… (Surat al-Baqara: 165)
Come affermato nel versetto precedente, coloro che associano eguali ad Allah e che, nella loro mente, attribuiscono tutti gli attributi di Allah ad altri esseri, amano questi esseri come dovrebbero amare Allah. Questo è il tipo di amore che si basa sull’idolatria.
Consapevoli che ogni cosa appartiene ad Allah e che l’esistenza di ogni essere è una conseguenza della creazione di Allah, i credenti provano l’amore più profondo nei confronti di Allah. Questa straordinaria caratteristica, che è una conseguenza naturale del riconoscimento di Allah come il Solo e Supremo Essere da parte dei credenti, rende questi ultimi del tutto diversi dalle altre persone. Questa caratteristica dei credenti è affermata in uno dei detti del Santo Profeta (saas):
Chiunque possieda queste tre cose scopre la dolcezza della fede: ama Allah e il Suo Messaggero più di ogni cosa; ama il prossimo soltanto per amore di Allah l’Altissimo e detesta l’idea di ritornare alla miscredenza quanto quella di essere gettato nel fuoco.” (Muslim e Bukhari)
Coloro che attribuiscono associati ad Allah, d’altro canto, non possono sopportare il ricordo di Allah:
... Quando menzioni nel Corano il tuo Signore, l'Unico, voltano le spalle con ripulsa. (Surat al-Isra’: 46)
Vale la pena menzionare il fatto che ricordare Allah insieme ai loro idoli non disturba gli idolatri. Alla base del loro ragionamento poggia l’idea che: “Siamo musulmani, ma allo stesso tempo possiamo goderci la vita”. Il credente, però, comprende alcune cose o fatti:
- Niente (che sia un essere umano, una cosa o un fatto, ecc.) possiede una bellezza sua propria. Allah crea tutte le cose e dona loro la bellezza. Dal momento che una persona, per esempio, non ha disegnato e formato il suo viso, tale bellezza appartiene ad Allah.
- Allah dona questa bellezza all’uomo, che ha creato dal nulla, soltanto per un periodo limitato dal momento che presto invecchierà e morirà. Solo Allah ha il potere di ricreare quella bellezza nell’altra vita, in una forma anche più perfetta.
- Come nel caso di un essere umano, tutte le creature che meritano amore sono create da Allah e rese “belle”. Al fine di ricordare agli uomini che il vero padrone della bellezza è Lui, Allah fa in modo che la bellezza abbia fine con la morte e infine con il giorno del Giudizio. Nell’altra vita, tutti gli essere saranno creati di nuovo.
Per questo motivo, un credente ama tutte le cose che incontra in questo mondo, consapevole che esse appartengono ad Allah e che nell’Aldilà incontrerà la forma “originale” della loro bellezza. Il suo vero amore è quindi per Allah, Colui che dona tutto ciò che si ama: Egli è il vero Padrone di ogni bellezza.
A differenza dell’amore basato sulla fede in Allah provato dai credenti, l’amore dei miscredenti si fonda sull’idolatria. Questa forma d’amore è descritta nel versetto seguente, il quale riporta le parole che il Profeta Ibrahim (as) rivolse alla sua gente:
Disse: “Invero non avete adottato gli idoli all’infuori di Allah se non per amore reciproco in questo mondo. Poi, nel Giorno della Resurrezione gli uni disconosceranno gli altri e gli uni malediranno gli altri; vostra dimora sarà il fuoco e non avrete chi vi soccorrerà”. (Surat al-’Ankabut: 25)
Said Nursi, detto anche Bediuzzaman (la Meraviglia dell’Epoca), uno dei più grandi sapienti musulmani del ventesimo secolo, paragona questa forma di amore a quella di un uomo che guarda il sole riflesso in uno specchio che tiene in mano. Una volta che lo specchio è andato in pezzi e la luce non è più riflessa da esso, l’uomo sente un’angoscia profonda dal momento che ha perduto una fonte di luce. Egli non è tuttavia abbastanza intelligente da comprendere che la luce che osserva nello specchio non origina realmente da esso, ma proviene dal sole. Gli specchi, semplicemente, la riflettono.
Un credente mostra tutto il suo amore per Allah. Amare Allah significa amare gli esseri, nella consapevolezza che essi riflettono gli attributi di Allah i quali appartengono a Lui come nel caso degli specchi.
Un credente, di conseguenza, mostra il suo amore per Allah amando i credenti, i quali “manifestano” gli attributi di Allah nel loro atteggiamento e nella loro condotta e rivelano i valori morali ritenuti buoni da Allah. Questa forma di amore non è basata sulla parentela, sulla razza o su un qualche genere di interesse. A causa dell’amore che si sente per Allah, si prova amore per coloro che a loro volta amano Allah. Nel Corano, il nostro Signore descrive l’amore tra i credenti parlando dell’amore tra i compagni del Profeta (saas):
Quanti prima di loro abitavano il paese e [vivevano] nella fede, che amano quelli che emigrarono presso di loro e non provano in cuore invidia alcuna per ciò che hanno ricevuto e che [li] preferiscono a loro stessi nonostante siano nel bisogno. Coloro che si preservano dalla loro stessa avidità, questi avranno successo. (Surat al-Hashr: 9)
Il Corano spiega che l’amore provato per i credenti è un dono speciale da parte di Allah:
In verità il Compassionevole concederà il Suo Amore a coloro che credono e compiono il bene. (Surah Maryam: 96)
«Yahya, tienti saldamente alla Scrittura». E gli demmo la saggezza fin da fanciullo, tenerezza da parte Nostra e purezza. Era uno dei timorati. (Surah Maryam: 12-13)
I credenti amano solo Allah e coloro che hanno fede in Lui. Non provano quindi alcun amore per chi si ribella ad Allah. Questo tema è sottolineato nei seguenti versetti del Corano:
O credenti, non prendetevi per alleati il Mio nemico e il vostro, dimostrando loro amicizia, mentre essi non hanno creduto alla verità che vi è giunta e hanno scacciato l’Inviato e voi stessi solo perché credete in Allah vostro Signore. Se siete usciti in combattimento per la Mia causa, bramando il Mio compiacimento, pensate di poter mantenere segreta la vostra relazione con loro, mentre Io conosco meglio [di chiunque altro] quel che celate e quel che palesate? Chi di voi agisse in questo modo si allontanerebbe dalla retta via. (Surat al-Mumtahana: 1)
Avete avuto un bell’esempio in Ibrahim e in coloro che erano con lui, quando dissero alla loro gente: «Noi ci dissociamo da voi e da quel che adorate all'infuori di Allah: vi rinneghiamo. Tra noi e voi è sorta inimicizia e odio [che continueranno] ininterrotti, finché non crederete in Allah, l’Unico…» (Surat al-Mumtahana: 4)
O voi che credete, non prendete per alleati i vostri padri e i vostri fratelli se preferiscono la miscredenza alla fede. Chi di voi li prenderà per alleati sarà tra gli ingiusti. (Surat at-Tawba: 23)
Non troverai alcuno, tra la gente che crede in Allah e nell’Ultimo Giorno, che sia amico di coloro che si oppongono ad Allah e al Suo Inviato, fossero anche i loro padri, i loro figli, i loro fratelli o appartenessero al loro clan. (Surat al-Mujadala: 22)
Come spiegano i versetti citati, l’amore di un credente ha come unico criterio l’“amore provato per Allah”. Accantonato ogni fattore quale la parentela o la ricchezza, questo amore è profondamente radicato nella fede e in nobili valori. Un credente prova amore per coloro che hanno una fede salda, piuttosto che per gode di fama, denaro o posizione sociale, che sono cose importanti solo in apparenza.
Avendo purificato i propri sentimenti di amore di quei fattori diversi dall’“amore provato per Allah”, un credente ama chi più teme Allah ed è più attento nel ricercare la Sua soddisfazione. Più si incarnano gli attributi propri dei credenti, più si è amati dai credenti. Anche nel Corano, vediamo che i credenti provano un amore profondo per il Profeta (saas) — il più vicino ad Allah e colui che più Lo teme:
Il Profeta è più vicino ai credenti di loro stessi… (Surat al-Ahzab: 6)
Dal momento che un credente sa che l’amore si basa sulla fede, su questo criterio egli fonderà il suo matrimonio. Anche su questo punto emerge una differenza fondamentale tra i credenti e i miscredenti: questi ultimi basano spesso il loro matrimonio sui benefici reciproci. Questo vale in particolar modo per le donne, che cercano di trovare un “buon partito”, nella prospettiva di ottenere elevati standard di vita. A tale scopo, una ragazza giovane può facilmente accettare di sposare per tutta la vita un uomo per cui non prova alcun affetto. Ciò è, di fatto, simile a un accordo commerciale dal quale entrambi i contraenti ricavano dei benefici. La sola differenza è che questo accordo si presume duri tutta la vita .
Esempi di tali matrimoni sono legione. Molti giovani sposano persone ricche o attempate, o note per la loro immoralità, soltanto per la loro ricchezza o la loro fama.
I matrimoni dei miscredenti non sono sempre e soltanto basati sui benefici materiali. Ci sono anche molti giovani che cercano il “bell’aspetto” o il fascino nella persona che vogliono sposare. Queste ragazze sposano uomini che non hanno altro che la bellezza fisica, che ai loro occhi appaiono come “cavalieri su cavalli bianchi”.
La logica che sta alla base di questo punto di vista trascura tuttavia un fatto cruciale: tutte queste caratteristiche fisiche sono infine destinate a scomparire e tutti gli esseri umani a invecchiare. Allah può inoltre ritirare la fortuna, il bell’aspetto o la salute di chiunque in un momento. Analogamente, bastano solo alcuni secondi per avere un incidente e restare paralizzati, costretti a letto o perdere il proprio fascino. In tali condizioni, che ne sarebbe di un simile matrimonio?
Che farebbe quella donna che si è sposata per i begli occhi del marito se questi restasse cieco in seguito a un incidente? Probabilmente si renderebbe conto del fondo irrazionale sul quale si è fondata una decisione tanto importante.
Un credente mira al Paradiso eterno nell’altra vita. La sua vita ha lo scopo di ottenere l’approvazione di Allah e di conseguire “la salvezza e la felicità”. Avendo dedicato tutte le sue preghiere e la sua vita intera ad Allah, egli certo offrirà anche il suo matrimonio ad Allah.
Un matrimonio celebrato per ottenere l’approvazione di Allah è senz’altro del tutto diverso da quello basato sull’“idolatria”. In un simile matrimonio, i criteri non possono di certo essere il denaro, la fama o la bellezza. L’unico scopo del matrimonio sarà di ottenere l’approvazione di Allah. Il vero credente intende sposare qualcuno che gli garantisca l’approvazione di Allah. Di conseguenza, egli o ella sposa soltanto una persona che si dimostra profondamente leale ad Allah e superiore in quanto a fede e a pietà (taqwa).
Per questo motivo, certe donne che vissero al tempo del Profeta Muhammad (saas) espressero il desiderio di sposarsi con lui. Coloro che preferirono altrimenti sono definite nel Corano come donne che desiderano “il fasto di questa vita”:
O Profeta, dì alle tue spose: “Se bramate il fasto di questa vita, venite: vi darò modo di goderne e vi darò grazioso congedo. Se invece bramate Allah e il Suo Inviato e la Dimora Ultima, [sappiate] che Allah ha preparato una ricompensa enorme per quelle di voi che fanno il bene” (Surat al-Ahzab: 28-29)
Chi vive secondo il Corano amerà coloro che vivono secondo il Corano, ossia i credenti, ai quali, per la fede in Allah, sono concessi alcuni attributi che li rendono degni d’amore. Un credente cercherà questi attributi anche negli altri credenti, e per questa ragione li amerà.
Gli attributi salienti dei credenti, in conformità con il Corano, sono i seguenti:
Servono solo Allah e non idolatrano nessuno, neppure mentalmente. (Surat al-Fatiha: 1-7; Surat an-Nisa’: 36)
Temono Allah. Si astengono dal compiere ciò che Allah ha proibito o che è contrario al Suo volere.
(Surah Al ‘Imran: 102; Surah Ya Sin: 11; Surat at-Taghabun: 16; Surat az-Zumar: 23)
Confidano solo in Allah. (Surat al-Baqara: 249; Surat at-Tawba: 25-26)
Non temono nessuno se non Allah. (Surat al-Ahzab: 39)
Si sentono sempre riconoscenti nei confronti di Allah. La ricchezza o la povertà non li inducono alla vanagloria o alla disperazione. (Surat al-Baqara: 172; Surat al-Isra’: 3; Surah Ibrahim: 7)
Sono certi nella loro fede. Il pensiero di non dedicarsi più alla ricerca dell’approvazione di Allah non li sfiora nemmeno. Servono Allah in modo incessante, con zelo e ardore crescenti. (Surat al-Hujurat: 15; Surat al-Baqara: 4)
Si attengono al Corano. Orientano ogni loro azione in accordo con il punto di vista coranico. Disconoscono immediatamente un comportamento quando comprendono che non si conforma agli insegnamenti del Corano.
(Surat al-A’raf: 170; Surat al-Ma’ida: 49; Surat al-Baqara: 121)
Ricordano Allah in continuazione. Sanno che Allah è Colui Che vede e sente ogni cosa, e tengono sempre a mente l’eterna potere di Allah. (Surah Al ‘Imran: 191; Surat ar-Ra’d: 28; Surat an-Nur: 37; Surat al-A’raf: 205; Surat al-’Ankabut: 45)
Riconoscono la propria debolezza di fronte ad Allah. Sono umili. (Per quanto questo non significhi che sono deboli e quindi diffidenti nei confronti degli altri.) (Surat al-Baqara: 286; Surat al-A’raf: 188)
Sanno che nulla può accadere loro se non ciò che Allah ha stabilito. Non si spazientiscono mai, restano sempre calmi e ripongono la loro fiducia in Allah. (Surat at-Tawba: 51; Surat at-Taghabun: 11; Surah Yunus: 49; Surat al-Hadid: 22)
Sono rivolti verso l’altra vita; il loro principale obiettivo è l’altra vita. Beneficiano anche delle benedizioni terrene e aspirano a un ambiente molto simile al Paradiso in questo mondo. (Surat an-Nisa’: 74; Surah Sad: 46; Surat al-A’raf: 31-32)
Prendono come amici e confidenti soltanto Allah e i credenti. (Surat al-Ma’ida: 55-56; Surat al-Mujadala: 22)
Sono persone dotate di intelletto. Non perdono mai la consapevolezza dell’adorazione, restano caute e vigili in ogni momento. Sono sempre al servizio dei credenti e della religione. (Surat al-Mu’min: 54; Surat az-Zumar: 18)
Compiono grandi sforzi nel cammino di Allah. Lottano contro i miscredenti sul terreno intellettuale, specialmente contro i leader della miscredenza. Non si sentono mai frustrati o scoraggiati in questa lotta. (Surat al-Anfal: 39; Surat al-Hajj: 78; Surat al-Hujurat: 15; Surat at-Tawba: 12)
Non esitano a dire il vero. Non si astengono dal dire la verità per paura degli altri. Non importa loro di essere derisi o aggrediti dai miscredenti, né temono la censura degli uomini. (Surat al-Ma’ida: 54, 67; Surat al-A’raf: 2)
Ricorrono a vari metodi per trasmettere il messaggio di Allah e per invitare la gente alla Sua religione. (Surah Nuh: 5-9)
Non opprimono. Sono misericordiosi e sensibili. (Surat an-Nahl: 125; Surat at-Tawba 128; Surah Hud: 75)
Non si lasciano trascinare dall’ira; sono tolleranti e pronti al perdono.
(Surah Al ‘Imran: 134; Surat al-A’raf: 199; Surat ash-Shu’ara’: 40-43)
Sono affidabili. Inducono un’impressione di attendibilità sugli altri per la loro forte personalità.
(Surat ad-Dukhan: 17-18; Surat at-Takwir: 19-21; Surat al-Ma’ida: 12; Surat an-Nahl: 120)
Sono accusati di essere stregoni o pazzi. (Surat al-A’raf: 132; Surah Yunus: 2; Surah Sad: 4; Surat al-Hijr: 6; Surat al-Qamar: 9)
Subiscono l’oppressione.
(Surat ash-Shu’ara’: 49; 167; Surat al-’Ankabut: 24; Surah Ya Sin: 18; Surah Ibrahim: 6; Surat an-Naml: 49, 56; Surah Hud: 91)
Perseverano nonostante le avversità.
(Surat al-’Ankabut: 2-3; Surat al-Baqara: 156, 214; Surah Al ‘Imran: 142, 146, 195; Surat al-Ahzab: 48; Surah Muhammad: 31; Surat al-An’am: 34)
Non temono l’oppressione o la morte.
(Surat at-Tawba: 111; Surah Al ‘Imran: 156-158, 169-171, 173; Surat ash-Shu’ara’: 49-50; Surat as-Saffat: 97-99; Surat an-Nisa’: 74)
I miscredenti tramano contro di loro e li aggrediscono; li deridono. (Surat al-Baqara: 14, 212)
Sono sotto la protezione di Allah. Tutti i piani escogitati contro di loro si rivelano inutili. Allah li protegge da ogni calunnia e trappola e li esalta.
Surah Al ‘Imran: 110-111, 120; Surah Ibrahim: 46; Surat an-Anfal: 30; Surat an-Nahl: 26; Surah Yusuf: 34; Surat al-Hajj: 38;
Surat al-Ma’ida: 42, 105; Surat an-Nisa’: 141)
Sono in guardia contro i miscredenti. (Surat an-Nisa’: 71, 102; Surah Yusuf : 67)
Trattano Satana e i suoi seguaci come nemici.
(Surah Fatir: 6; Surat az-Zukhruf 62; Surat al-Mumtahana: 1; Surat an-Nisa’: 101; Surat al-Ma’ida: 82)
Lottano contro gli ipocriti. Non frequentano persone che si dimostrano ipocrite. (Surat at-Tawba: 83, 95, 123
Prevengono la tirannia dei miscredenti. (Surat al-Ahzab: 60-62; Surat al-Hashr: 6; Surat at-Tawba: 14-15, 52)
Agiscono consultandosi tra loro. (Surat ash-Shura: 38)
Non anelano all’ostentazione dei miscredenti. (Surat al-Kahf: 28; Surat at-Tawba: 55; Surah Ta Ha: 131)
Non sono impressionati dalla ricchezza o dalla condizione sociale.
(Surat al-Hajj: 41; Surat al-Qasas: 79-80; Surat an-Nahl: 123)
Praticano ogni atto di adorazione nel miglior modo possible. (Surat al-Baqara: 238; Surat al-Anfal: 3; Surat al-Mu’minun: 1-2)
Non seguono i criteri della maggioranza, ma piuttosto quelli stabiliti da Allah. (Surat al-An’am: 116)
Si sforzano di avvicinarsi ad Allah e di costituire un buon esempio per i credenti.
(Surat al-Ma’ida: 35; Surah Fatir: 32; Surat al-Waqi’a: 10-14; Surat al-Furqan: 74)
Non sono influenzati da Satana. (Surat al-A’raf: 201; Surat al-Hijr: 39-42; Surat an-Nahl: 98-99)
Non seguono ciecamente i loro padri. Si comportano in modo conforme agli insegnamenti del Corano. (Surah Ibrahim: 10; Surah Hud: 62, 109)
Non permettono che le donne siano maltrattate. (Surat an-Nur: 4; Surat at-Talaq: 6; Surat al-Baqara: 231, 241; Surat an-Nisa’: 19)
Evitano la stravaganza. (Surat an-An’am: 141; Surat al-Furqan: 67)
Proteggono la loro castità, si sposano e conducono una vita coniugale conforme al volere di Allah.
(Surat al-Mu’minun: 5-6; Surat an-Nur: 3, 26, 30; Surat al-Baqara: 221; Surat al-Ma’ida: 5; Surat al-Mumtahana: 10)
Sono moderati nel praticare la loro adorazione.(Surat al-Baqara: 143; Surat an-Nisa’: 171)
Sanno sacrificarsi.(Surat al-Insan: 8; Surah Al ‘Imran: 92, 134; Surat at-Tawba: 92)
Sono attenti alla pulizia. (Surat al-Baqara: 125, 168; Surat al-Muddaththir: 1-5)
Attribuiscono importanza all’estetica e all’arte.(Surah Saba’: 13; Surat an-Naml: 44)
Non spiano o calunniano i credenti. (Surat al-Hujurat: 12)
Evitano la gelosia. (Surat an-Nisa’: 128)
Chiedono perdono ad Allah. (Surat al-Baqara: 286; Surah Al ‘Imran: 16-17, 147, 193; Surat al-Hashr: 10; Surah Nuh: 28)
Gli attributi dei credenti sopra elencati sono di due tipi:
Il primo tipo include quegli attributi che i credenti esibiscono volontariamente; tra essi si possono citare il servizio ad Allah, il sacrificio di sé e la modestia.
Il secondo tipo è costituito da quegli attributi che si evincono da situazioni al di fuori del loro controllo, come le cospirazioni o i dileggi da parte dei miscredenti. Tali circostanze sono molto importanti al fine di identificare i credenti sinceri, in quanto molti dei loro attributi possono essere imitati. Per esempio, anche un ipocrita può dedicarsi all’adorazione o compiere dei sacrifici in vista di un guadagno. Gli attributi mostrati in situazioni che sono fuori controllo non possono tuttavia essere imitati, come nel caso in cui dei miscredenti opprimano dei credenti sinceri.
Per tale motivo, questi attributi assumono grande importanza quando si vogliano valutare dei credenti. Per capire se una comunità è composta da credenti sinceri, si devono prendere in considerazione questi criteri, le immutabili leggi di Allah così come spiegate nel Corano.
Nel valutare l’oppressione verbale e le calunnie contro i musulmani, il nostro punto di riferimento dovrebbe essere ciò che accadde ai musulmani nelle epoche passate. In tal senso, il Corano racconta le difficoltà e le calunnie incontrate dei primi Musulmani:
Credete forse che entrerete nel Paradiso senza provare quello che provarono coloro che furono prima di voi?... (Surat al-Baqara: 214)
Nei versetti che raccontano “quello che provarono coloro che furono prima di voi” troviamo un elemento degno di nota. I nemici dei profeti e dei credenti non dissero: “Queste persone credono in Allah e cercano la Sua approvazione”; oppure: “Queste persone non sono immorali come noi, possiedono nobili valori”. Al contrario, tentarono di calunniare i credenti e li accusarono nella maniera più disdicevole.
Di certo, non oserebbero dire: “Siamo ribelli verso Allah e non rispettiamo alcun limite morale; vogliamo soltanto opprimere queste persone che non ci arrecano alcun beneficio”. Sarebbe insensato aspettarsi che queste persone facessero confessioni come: “Queste sono le persone che rispettano i comandamenti di Allah, mentre noi siamo trasgressori”. Al contrario, si sforzeranno di legittimare le loro calunnie diffamando i credenti e presentandosi come persone “corrette e oneste”. Nelle storie riferite nel Corano, si può vedere che esattamente gli stessi metodi furono impiegati contro i credenti vissuti nel passato
Per esempio, il Profeta Nuh (as) – come tutti gli altri profeti – invitò il suo popolo a servire soltanto Allah. Un sistema fondato sul servizio esclusivo ad Allah di certo intralciava gli interessi dei capi della società, i quali avevano acquisito ricchezza e posizione sociale basandosi sulla miscredenza. Di certo, questi capi non avrebbero mai ammesso che il messaggio di Nuh (as) si opponeva ai loro interessi. Al contrario, lo accusarono di perseguire i suoi interessi personali – “la posizione sociale e il prestigio”. Il Corano racconta così questa situazione:
Già inviammo Noè al suo popolo. Disse loro: «O popol mio, adorate Allah. Per voi non c'è altro dio che Lui. Non Lo temete?». Allora i notabili della sua gente, che erano miscredenti dissero: «Costui non è che un uomo come voi! Vuole [solo] elevarsi sopra di voi...» (Surat al-Mu’minun: 23-24)
Il Profeta Musa (as) e il Profeta Harun (as) furono oggetto delle stesse accuse. Faraone e i suoi più stretti collaboratori dissero loro:“Sei venuto per allontanarci da quello che i padri ci hanno tramandato e per far sì che la grandezza sulla terra appartenga a voi due? Non vi crederemo!” (Surah Yunus: 78)
Le calunnie rivolte ai credenti possono raggiungere proporzioni inimmaginabili. Nel corso della storia, i messaggeri di Allah sono stati accusati di “stregare ed ingannare” i credenti che li seguivano:
Dissero: « Quei due sono sicuramente due maghi che vogliono cacciarvi dalla vostra terra con la magia e cancellare la vostra esemplare dottrina» (Surah Ta Ha: 63)
I miscredenti dicono: “È uno stregone…” (Surah Sad: 4)
L’ambizione principale di quanti calunniano i musulmani è di presentarli con i loro stessi vizi, a tal punto che osarono dire del nobile Profeta Nuh (as): “È un gran bugiardo!...”.(Surat al-Qamar: 25)
Un’altra calunnia cui spesso i credenti sono esposti è quella della “pazzia”, la quale deriva dalla incapacità dei miscredenti di intendere una delle motivazioni importanti dei credenti, vale a dire il concetto di “ottenere l’approvazione di Allah”. I miscredenti faticano a comprendere le azioni dei credenti mirate unicamente a questo obiettivo. Gli risulta incredibile che i credenti dedichino tutta la loro esistenza ad azioni disinteressate rivolte al servizio di Allah. Ai loro occhi, un simile atteggiamento idealista non può che essere “pazzia”. Nel corso della storia, essi hanno spesso fatto ricorso a questa calunnia. Del Profeta Musa (as), Faraone disse: “Davvero il messaggero che vi è stato inviato è un folle” (Surat ash-Shu’ara’: 27) Inoltre, nel rifiutare il Profeta Nuh (as), il suo popolo disse: “È un pazzo” (Surat al-Qamar: 9).
I credenti furono accusati anche di adulterio. Il Profeta Yusuf (as) e Maryam (as), modelli di comportamento per i credenti e le credenti, sono persone nobili che furono oggetto delle stesse calunnie. I miscredenti accusarono inoltre molti profeti di “essere palesemente in errore” (Surat al-A’raf: 60).
Ma non sarebbe corretto ritenere che tutti questi eventi appartengano al passato. Il Corano ci dice che altri credenti possono vivere le medesime esperienze. Vale a dire, chiunque difenda la religione autentica e disturbi quindi coloro che sono distanti dai suoi valori, può soffrire situazioni simili.
Si deve ricordare che la propaganda dei miscredenti a proposito dei musulmani può fare parte di una simile campagna denigratoria. Come Allah consiglia nel versetto sotto riportato, prima di intraprendere una campagna estensiva, dobbiamo evitare di credere nelle notizie diffuse dai “deviatori”. Di esse ci avverte Allah con queste parole:
O credenti, se un deviatore vi reca una notizia, verificatela, affinché non portiate, per disinformazione, pregiudizio a qualcuno e abbiate poi a pentirvi di quel che avrete fatto (Surat al-Hujurat: 6)