Nei capitoli precedenti abbiamo detto che la differenza principale tra i credenti e i miscredenti consiste nella consapevolezza dei primi dell’infinito potere di Allah. Abbiamo anche parlato di come un credente, che è consapevole dell’esistenza di Allah, debba orientare tutta la sua vita al fine di conseguire l’approvazione di Allah.
Una delle caratteristiche più significative di chi sa apprezzare il potere di Allah e quindi orienta ogni sua azione all’ottenimento delle Sue benedizioni è il fatto di liberarsi da tutto quanto sia altro da Lui. Il concentrare la propria vita nell’ottenimento della Sua approvazione e nell’essere Suoi servi, sviluppa una prospettiva diversa sull’universo, per la consapevolezza di essere creati e controllati da Allah. Dal momento che si considera Allah l’unica divinità, i falsi dei che stano intorno perdono il loro significato.
Nel Corano, questo tema è evidenziato nella storia del Profeta Ibrahim (as) come rivelata al Profeta Muhammad (sas):
In verità era un veridico, un profeta. Disse a suo padre: «O padre, perché adori ciò che non vede e non sente e non può proteggerti da alcunché?» (Surah Maryam: 41-42)
Il credente che ricerca unicamente la soddisfazione di Allah e solo a Lui rivolge le sue suppliche e le sue preghiere, diviene “indipendente” da tutti gli esseri creati. Non sente il bisogno di compiacere altre persone, e non affida le sue speranze ad altri che Allah. Di fatto, è possibile conseguire l’autentica libertà soltanto nel momento in cui si comprende pienamente questo fatto e ci si volge ad Allah.
La vita di coloro che non possiedono la vera fede, a differenza dei credenti, è schiava di innumerevoli falsi dei. Queste persone spendono tutta la loro vita alla ricerca dell’approvazione degli altri e l’aiuto di cui necessitano lo chiedono ad altre persone. Le creature idolatrate dal miscredente nella sua mente non sono tuttavia che deboli “servi”, proprio come lui. In verità, questi esseri non possono soddisfare i suoi desideri e ancor meno possono salvarlo. La morte è indubbiamente l’evento rivelatore più chiaro del fatto che l’idolatra non può costituire in alcun modo un aiuto. Sarebbe tuttavia troppo tardi attendere la morte per cogliere la natura immaginaria di queste divinità.
L’impasse cui queste persone sono giunte è così descritto nel Corano:
Si prendono divinità all’infuori di Allah, nella speranza di essere soccorsi. Esse non potranno soccorrerli, saranno anzi un'armata schierata contro di loro.(Surah Ya Sin: 74-75)
I miscredenti basano la loro intera esistenza su questa logica molto distorta. Ne consegue un’altra importante differenza tra i credenti e i miscredenti: i primi adottano i criteri stabiliti da Allah come loro unica guida. Osservano i comandamenti del Corano - il Libro giusto - e la Sunna del Profeta (saas). La loro religione è l’Islam, che è spiegato in dettaglio nel Corano e presentato nella vita esemplare del Profeta (saas).
Coloro che vivono una vita dimentica di Allah, accettano i criteri stabiliti dalle divinità immaginarie piuttosto delle norme stabilite da Allah. A differenza dell’Islam, la sola ed immutabile legge di Allah, costoro praticano una religione politeista. Queste persone si conformano a regole e obiettivi contraddittori imposti loro dalla società. Le religioni politeiste che seguono prendono varie forme.
Alcuni di essi mirano al denaro e al potere, mentre altri anelano al prestigio e all’autorevolezza. Alcuni aspirano a trovare un “buon coniuge” e ad avere una “vita familiare felice”. Questa diversità che genera differenti stili di vita e, di conseguenza, diverse “religioni” si basa infatti sull’incapacità di comprendere l’esistenza di Allah e dei Suoi limiti.
L’uomo è tuttavia per natura portato ad affidarsi ad Allah e ad essere Suo servo. Incapace di soddisfare da solo i suoi infiniti bisogni e desideri, tende naturalmente a volgersi soltanto ad Allah. La natura dell’uomo tende quindi a riconoscere Allah come suo Signore:
Rivolgi il tuo volto alla religione come puro monoteista, natura originaria che Allah ha connaturato agli uomini ; non c’è cambiamento nella creazione di Allah. Ecco la vera religione, ma la maggior parte degli uomini non sa(Surat ar-Rum: 30)
Un credente sincero, che non è preda dei desideri del proprio animo, ma che confida in Allah, impara a comportarsi, nella sua vita, secondo il libro rivelato da Allah, e prende a modello i profeti. La vita di un credente è del tutto diversa da quella di un miscredente. Oltre a questo, dallo studio del Corano e della Sunna del Profeta (saas) un credente impara fatti di cui i miscredenti sono del tutto inconsapevoli. Per esempio, Allah ha dato la buona notizia che darà la salvezza a chi compie il suo dovere nei Suoi confronti:
A chi teme Allah, Egli apre una via d’uscita, e gli concede provvidenze da dove non ne attendeva. Allah basta a chi confida in Lui. In verità Allah realizza i Suoi intenti. Allah ha stabilito una misura per ogni cosa (Surat at-Talaq: 2-3)
Un credente che riconosce nel modo dovuto il potere di Allah dedicherà a Lui la sua vita, perché sa che Allah è sufficiente a “chi confida in Lui”, come è espresso nel seguente versetto del Corano:
In nulla potrei proteggervi nei confronti di Allah. La decisione appartiene solo ad Allah e in Lui confido. In Lui confidino coloro che confidano». (Surah Yusuf: 67)
Un credente capace di cogliere questo fatto comprende che il suo unico dovere in questo mondo è quello di obbedire ai comandamenti di Allah. Questo è il suo dovere e la sua “professione”. La sua unica responsabilità è quella di impegnarsi per la causa di Allah. Chiede ad Allah ogni cosa, perché è Allah a dargli ogni cosa. Lo scopo della creazione dell’uomo è così descritto nel Corano:
È solo perché Mi adorassero che ho creato i dèmoni e gli uomini. Non chiedo loro nessun sostentamento e non chiedo che Mi nutrano. In verità Allah è il Sostentatore, il Detentore della forza, l’Irremovibile. (Surat adh-Dhariyat: 56-58)
È dunque improbabile che un credente, che possiede le qualità morali lodate nel Corano, possa sentire “paura del futuro” nel suo cuore. Questo timore è caratteristico di quanti vivono la vita come una lotta tra milioni di false divinità indipendenti. Ignari del fatto che ogni evento avviene sotto il controllo di Allah, in conformità con il destino, ritengono di dover lottare per sopravvivere. Credono di ottenere dei benefici “calpestando gli altri” e “abusando di loro” per ottenere i loro scopi e perseguire i propri interessi personali. Di certo, il loro pensiero corrisponde a ciò che ricevono…
Said Nursi spiega come l’uomo non riesca a comprendere che il suo vero dovere è essere un servo di Allah; aggiunge quindi:
“… conclusero dissennatamente che la vita è una lotta.”
Questo ragionamento, sottoscritto da quanti non vivono in conformità ai valori del Corano, è uno dei dogmi fondamentali della loro religione. È a causa di questa logica che essi provano costantemente sentimenti di angoscia e tensione:
- La maggioranza di queste persone, al contrario dei credenti, è egoista e individualista, interessata unicamente nell’acquisizione di vantaggi personali.
- Sono privi di quella delicata disposizione che si sviluppa con l’abnegazione. Il loro amore è basato sulla convenienza. Amano gli altri non per i loro valori o attributi, ma per interesse.
- Anche coloro che considerano i loro cari hanno nei loro confronti lo stesso tipo di rapporto, da cui deriva relazione priva di lealtà. Sono sempre preoccupati della potenziale infedeltà dei propri coniugi, dal momento che questi potrebbero, in ogni momento, trovare altri più ricchi o più belli …
- Sono consumati dalla gelosia, una caratteristica che impedisce loro di godere della bellezza e della benedizione. Per esempio, invece di trarre piacere dalla bellezza di qualcuno e dire: “In che splendido modo Allah lo ha creato (o l’ha creata)”, si sentono inquieti e dicono: “Perché non sono bello come lui (o lei)?”.
- Non provano riconoscenza nei confronti di Allah oppure non si accontentano delle benedizioni ricevute. Per un tale temperamento, desiderano possedere sempre più cose. Questa brama insaziabile diviene una fonte di disagio costante.
- Incapaci di accettare le proprie fragilità e debolezze, non chiedono aiuto ad Allah. Credono che allontanandosi da Allah con arroganza, evitando di chiedergli aiuto, potranno liberarsi delle loro debolezze. Non è questo tuttavia il modo per sbarazzarsi delle proprie debolezze. A questo punto si rivolgono ad altri e affidano ad essi le loro speranze. Coloro a cui si rivolgono sono anch’essi degli individui deboli che pensano soltanto a se stessi. Sono inoltre tutt’altro che misericordiosi e compassionevoli. A questo punto, si sentono quindi spesso “depressi” e abbattuti per il fatto di non riuscire a soddisfare le loro aspettative.
- Non conoscono il perdono e la tolleranza. Per questo motivo anche il minimo disaccordo tra loro può degenerare in uno scontro o in un conflitto. Ognuna delle parti considera, generalmente, una questione di orgoglio il rifiuto di accettare i propri errori. Per questo si sentono spesso afflitti.
- Non credono di vivere in un mondo che sta sotto la protezione ed il controllo di Allah, ma piuttosto in una giungla spietata, nella quale devono “sconfiggere” gli altri per sopravvivere. Pensano quindi di dover sviluppare un carattere duro, aggressivo ed egoista per poter sopravvivere in questa “giungla”. In verità, si comportano secondo ciò che vedono. Come si dice nella società dell’ignoranza, sono convinti che l’unica politica sia quella del pesce grande che divora il pesce piccolo, devono quindi divenire “pesci grandi e crudeli” per non essere divorati. .
Queste leggi valgono per quasi tutte le società in cui le persone non vivono la vera fede e seguono la morale appena descritta. Il Corano definisce queste società “ignoranti e incaute” perché del tutto ignare di Allah e dell’altra vita.
Il Corano ci dice che il Profeta Musa (as) definì come ignoranti i figli di Israele, una tribù che non si era mai dimostrata saggia né si era sottomessa ad Allah:
Facemmo traversare il mare ai Figli di Israele. Incontrarono un popolo che cercava rifugio presso i propri idoli. Dissero: «O Mosè, dacci un dio simile ai loro dèi». Disse: «In verità siete un popolo di ignoranti». Sì, il culto a cui si dedicano sarà distrutto e sarà reso vano il loro operare. Disse: «Dovrei cercare per voi un altro dio all’infuori di Allah, Colui che vi ha preferito sulle altre creature?» (Surat al-A’raf: 138-140)
Tuttavia, come si è detto, “la società dell’ignoranza” non ha una natura uniforme. Per quanto generalmente “ignoranti”, possono esserci diverse sezioni in una determinata società, con distinte caratteristiche. La società è comunemente segmentata in conformità al grado in cui ogni sua parte ha conseguito i criteri – di cui il potere economico è il primo – stabiliti dalla società stessa.
I musulmani considerano la “taqwa” (timore reverenziale di Allah che ispira l’inviduo a evitare le azioni scorrette e ad anelare a quelle che Lo soddisfano) come il solo criterio con il quale valutare le persone. Come disse il Profeta (saas), essi sanno che “tra i credenti, l’uomo più perfetto nella sua fede è colui che ha il comportamento più eccellente” (Tirmidhi). Nelle società ignoranti, tuttavia, composte da persone prive di fede, “il denaro” è considerato il criterio principale in base al quale formarsi un’opinione degli altri:
Le società ignoranti danno dunque origine a logiche distorte:
- Una persona ricca, sebbene indecente e corrotta, è rispettata.
- Per questa regola stabilita dalla società, chi è “ricco ma indecente” si considera in realtà una persona “degna di stima”.
- Siccome la società attribuisce così tanta importanza al “denaro,” i poveri non hanno fiducia in se stessi. Questo comportamento dei poveri diviene più evidente quando si trovano tra i ricchi. Una persona povera può benissimo riconoscere di essere superiore al ricco che ha accanto perché quest’ultimo è depravato. Tuttavia, influenzata dalle idee instillate dalla società, non riesce a superare i propri sentimenti di inadeguatezza.
- Nella società dell’ignoranza, dove il possesso del “denaro” è molto stimato, prevale una degenerazione morale che si manifesta in varie forme, come la corruzione, l’abuso di autorità o il falso, ed è quasi completamente integrata nella vita quotidiana. Dal momento che ammassare denaro è il valore più importante, tutti i metodi che consentono di fare soldi, per quanto possano essere immorali e ingiusti, sono legittimi.
La storia di Qarun nel Corano descrive al meglio l’“orientamento al denaro” della società:
Invero Qarûn faceva parte del popolo di Mosè, ma poi si rivoltò contro di loro. Gli avevamo concesso tesori le cui sole chiavi sarebbero state pesanti per un manipolo di uomini robusti. Gli disse la sua gente: «Non essere tronfio! In verità Allah non ama i superbi. Cerca, con i beni che Allah ti ha concesso, la Dimora Ultima. Non trascurare i tuoi doveri in questo mondo, sii benefico come Allah lo è stato con te e non corrompere la terra. Allah non ama i corruttori». Rispose: «Ho ottenuto tutto ciò grazie alla scienza che possiedo». Ignorava forse che già in precedenza Allah aveva fatto perire generazioni ben più solide di lui e ben più numerose? I malfattori non saranno interrogati a proposito delle loro colpe. Poi uscì, [mostrandosi] al suo popolo in tutta la sua pompa. Coloro che bramavano questa vita dissero: «Disgraziati noi, se avessimo quello che è stato dato a Qarûn! Gli è stata certo data immensa fortuna!». Coloro che invece avevano avuto la scienza dissero: «Guai a voi! La ricompensa di Allah è la migliore, per chi crede e compie il bene». Ma essa viene data solo a quelli che perseverano. Facemmo sì che la terra lo inghiottisse, lui e la sua casa. E non vi fu schiera che lo aiutasse contro Allah, non poté soccorrere se stesso. E coloro che la vigilia si auguravano di essere al posto suo, dissero: «Ah! È ben evidente che Allah concede con larghezza o lesina a chi vuole tra i Suoi servi. Se Allah non ci avesse favorito, certamente ci avrebbe fatto sprofondare. Ah! È ben evidente che i miscredenti non prospereranno». Questa Dimora Ultima la riserviamo a coloro che non vogliono essere superbi sulla terra e non seminano corruzione. L’esito finale appartiene ai timorati [di Allah]. (Surat al-Qasas: 76-83)
Come si comprende da questi versetti, Qarun e quelli che lo invidiavano erano i rappresentanti di una tipica società dell’ignoranza. Non riuscirono a comprendere che Allah possiede ogni cosa, e concede doni a chi vuole. Qarun pensò che la ricchezza che possedeva gli fosse stata concessa per la sua superiorità. Ma si sbagliava.
- Dal momento che Allah crea ogni essere, Egli è il vero padrone di ogni cosa. In questo senso, chi possiede qualcosa può essere considerato un “fiduciario”, in quanto si prende temporaneamente cura di un avere che in realtà appartiene ad Allah.
- Le benedizioni non vengono concesse agli uomini per una loro superiorità o perché in possesso di qualcosa di importante. Sono in realtà elargite come favore o come prova. Quel che ci si aspetta in cambio è che non diventino “arroganti” ma bensì “riconoscenti” ad Allah. Chi non è in grado di comprendere questo, non può ricavare né felicità né salvezza, in questo mondo e nell’altro, dai beni che possiede.
- La proprietà non è concessa affinché si possa “ammassarla” e così divenire avari. Allah elargisce beni agli uomini perché possano usarli nel cammino di Allah. Il destino di quanti si comportano altrimenti è così descritto:
Coloro che sono avari di quello che Allah ha concesso loro della Sua grazia, non credano che ciò sia un bene per loro. Al contrario, è un male: presto, nel Giorno del Giudizio, porteranno appeso al collo ciò di cui furono avari. Ad Allah l’eredità dei cieli e della terra; e Allah è ben informato di quello che fate. (Surah Al ‘Imran: 180)
- Nello spendere la ricchezza che gli è stata concessa da Allah, l’uomo deve farne un uso saggio al fine di ottenere l’approvazione di Allah, senza temere che le sue risorse si esauriscano. Nel Corano, Allah sottolinea questo pericolo e ricorda che Satana minaccia l’uomo per mezzo della “povertà”(Surat al-Baqara: 268). Allah afferma inoltre di ripagare ogni cosa che viene spesa nella Sua via. Il versetto importante, a questo riguardo, è il seguente:
Dì: «In verità il mio Signore concede generosamente a chi vuole e lesina a chi vuole. E vi restituirà tutto ciò che avrete dato. Egli è il Migliore dei dispensatori». (Surah Saba’: 39)
La storia di Qarun rivela un attributo generale della società dell’ignoranza. Ad un esame attento, essa mostra infatti che Qarun potrebbe davvero incarnare persone ricche e prestigiose di quella società.
Nei versetti rilevanti, si parla anche di coloro che invidiano Qarun. Queste persone seguivano la stessa logica insensata di Qarun e non erano in grado di capire che il vero padrone del bene è Allah. Attribuiscono quindi grande importanza a Qarun e al suo patrimonio.
Coloro che possono distanziarsi dalle influenze della società sono i veri credenti:
- Dal momento che il criterio dei credenti non era il denaro ma la fede e che erano consapevoli del fatto che ogni cosa appartiene ad Allah, capivano che non era saggio invidiare Qarun. Capirono inolte che egli si trovava in una posizione pietosa.
- A differenza dei membri della società dell’ignoranza, essi non dissero che Allah “concede generosamente a chi vuole e lesina a chi vuole” dopo la morte di Qarun, ma compresero questo fatto fin dall’inizio.
Una situazione molto simile è narrata nella storia dei “padroni delle vigne”. La distinzione tra un uomo al quale sono concesse moltissime benedizioni e doni, come nel caso di Qarun, e un credente, che crede in Allah e fa il suo dovere verso di Lui, è raccontata così nel Corano:
Proponi loro la metafora dei due uomini: ad uno di loro demmo due giardini di vigna circondati da palme da datteri, separati da un campo coltivato. Davano il loro frutto i due giardini senza mancare in nulla e in mezzo a loro facemmo sgorgare un ruscello. Alla raccolta disse al suo compagno: «Ti sono superiore per beni e più potente per clan!». Entrò nel suo giardino e, ingiusto nei suoi stessi confronti, disse: «Non credo che tutto questo possa giammai perire; non credo che l’Ora sia imminente, e se mi si condurrà al mio Signore, certamente troverò qualcosa di meglio che questo giardino!». Gli rispose il suo compagno argomentando con lui: «Vorresti rinnegare Colui che ti creò dalla polvere e poi dallo sperma e ti ha dato forma d’uomo? Per quanto mi concerne è Allah il mio Signore e non assocerò nessuno al mio Signore. Conveniva che entrando nel tuo giardino dicessi: “Così Allah ha voluto! Non c’è potenza se non in Allah!”. Sebbene tu mi veda inferiore a te nei beni e nei figli può darsi che presto il mio Signore mi dia qualcosa di meglio del tuo giardino e che invii dal cielo una calamità contro di esso riducendolo a nudo suolo, o che l’acqua che l’irriga scenda a tale profondità che tu non possa più raggiungerla». Fu distrutto il suo raccolto, ed egli si torceva le mani per quello che aveva speso: i pergolati erano distrutti. Diceva: «Ah! Se non avessi associato nessuno al mio Signore!». E non ci fu schiera che potesse essergli d’aiuto contro Allah ed egli stesso non potè aiutarsi. Ché in tal caso [spetta] ad Allah, il Vero, la protezione. Egli è il migliore nella ricompensa e nel [giusto] esito. (Surat al-Kahf: 32-44)
In molte storie riferite nel Corano, Allah menziona un gruppo di uomini con i quali i musulmani, dopo avere comunicato il messaggio della religione, dovettero ingaggiare una lotta intellettuale a causa delle loro attitudini negative. Nel Corano, Allah menziona gli attributi di questo gruppo di persone che appaiono in quasi tutte le storie dei profeti.
Nel Corano, questo segmento della società viene definito come “capi arroganti del popolo”, “quanti conducevano vite facili”, “quelli che persistevano nell’immensa trasgressione” e “coloro che erano ingiustamente orgogliosi sulla terra”. La loro comune qualità è il fatto di avvalersi del potere e dei beni posseduti per rivoltarsi contro Allah e per seminare la discordia sulla terra. I versetti correlati recitano:
Non mandammo un ammonitore a una comunità senza che coloro che vivevano nell'agiatezza dicessero: «Non crediamo in ciò per cui siete stati inviati». Dissero: «Abbiamo ricchezze più grandi e figli, quindi non saremo castigati». (Surah Saba’: 34-35)
In accordo con le informazioni fornite da questi versetti, gli attributi diqueste persone possono essere elencati nel modo seguente:
- Le “ricchezze e i figli” concessi a queste persone ne incrementano l’arroganza e il rifiuto di Allah:
Gli ‘Âd furono ingiustamente superbi sulla terra e dissero: «Chi è più forte di noi?». Ma come, non avevano visto che Allah, Che li aveva creati, era più forte di loro? Negarono i Nostri Segni. (Surah Fussilat: 15)
Sarà tuttavia utile chiarire il punto seguente: il possesso di vasti beni materiali non è una caratteristica negativa. Si deve nondimeno essere consapevoli che è Allah l’Onnipotente Colui Che elargisce questi beni ed è dunque a Lui che si deve rendere grazie per tutto quanto si possiede. È invece sbagliato inorgoglirsi per i beni ricevuti nella vita di questo mondo, cosa che può condurre alla negazione. La gente i cui vizi sono descritti nel Corano commisero tali errori.
La maggior parte delle critiche rivolte ai credenti mentre insegnano i valori morali del Corano proviene generalmente da “coloro che vivono nell'agiatezza”, viziati dalle comodità e dal benessere. Dal momento che si rifiutano di sottomettersi ad Allah e di utilizzare i mezzi a loro disposizione in accordo al Suo volere, mostrano odio nei confronti dei credenti. Per esempio, fu una simile ira tra i pagani di Mecca a indurli a tentare di imprigionare, espellare e addirittura uccidere il nostro amato Profeta (saas):
E [ricorda] quando i miscredenti tramavano contro di te per tenerti prigioniero o ucciderti o esiliarti ! Essi tramavano intrighi e Allah tesseva strategie. Allah è il migliore degli strateghi. (Surat al-Anfal: 30)
Esempi simili a quelli descritti in dettaglio nel Corano si trovano anche nelle società odierne.
Queste persone, che vivono esistenze degenerate, considerano lecita ogni forma di perversione morale e rappresentano la classe dominante nella società per i mezzi di cui dispongono, costituisce una delle cause principali del crollo sociale della moralità. L’esito di società dedite ad ogni genere di perversione sessuale, la cui idea di divertimento consiste nell’abuso di enormi quantità di droghe e di alcool è chiaramente visibile in America, in Asia meridionale e nelle nazioni occidentali.
Non si deve tuttavia dimenticare che nessun sistema fondato sull’immoralità, la frode, l’ipocrisia e l’ingiustizia può durare. Tutti i sistemi falsi e degenerati sono condannati a scomparire, come rivelato nel Corano:
la loro superbia sulla terra e le loro trame malvage. Ma la trama malvagia non fa che avvolgere i suoi artefici. Si aspettano un'altra consuetudine [diversa] da quella che fu adottata per i loro avi? Non troverai mai un cambiamento nella consuetudine di Allah, non troverai deviazione alcuna nella consuetudine di Allah. (Surat al-Fatir: 43)
Come si può vedere, la sconfitta di tutti quei gruppi che si sono inorgogliti, e che sono poi caduti nel vizio a causa dei mezzi materiali a loro disposizione e della condotta immorale cui indulsero è una legge di Allah. Costoro possono tuttavia pentirsi nel corso della loro esistenza in questo mondo e abbandonare le loro malvagità. Coloro che aderiscono a questo sistema non devono mai dimenticare che Allah è sempre pronto al perdono, che accorda a quanti abbandonano tale cammino e si volgono alla vera fede, si impegnano a beneficio della nazione e si comportano con correttezza e giustizia.
Chiunque segua il vero cammino aderirà ad esso prima di tutto a proprio bneficio. Se tuttavia si decide di fare ritorno al cammino del male e della perversione, non vi è dubbio che la punizione di Allah sarà oltremodo severa, come rivelato nel seguente versetto:
Chi segue la retta via, la segue a suo vantaggio; e chi si svia lo fa a suo danno; e nessuno porterà il peso di un altro. Non castigheremo alcunpopolo senza prima inviar loro un messaggero. (Surat al-Isra’: 15)
La moralità dei credenti descritta nel Corano si fonda sul timore di Allah e sulla ricerca della Sua approvazione. Dal momento i membri della società dell’“ignoranza” non stabiliscono i loro giudizi di valore sulla pietà, i loro valori morali risultano distorti.
Dato che la società dell’“ignoranza” non è consapevole dell’infinito potere di Allah, i suoi membri basano la loro comprensione morale sul criterio espresso dalle parole: “Che cosa ne penserà la gente?”. Un tale giudizio può indurre a commettere delle azioni moralmente inaccettabili laddove non vi sia alcun testimone. Questa cultura immorale è altrimenti legittimata con un nuovo nome e una nuova forma.
Per esempio, molti nella società dell’“ignoranza” considerano immorale l’adulterio. Alcuni adulteri difficilmente osano ammetterlo, tuttavia, non evitano di commetterlo, qualora nessuno li veda.
È possibile osservare questa condotta in diverse forme considerando la vita delle persone ignoranti.
Dì [loro, o Muhammad]: «Invero, la morte che fuggite vi verrà incontro, quindi sarete ricondotti a Colui che conosce l’invisibile e il palese, e vi informerà a proposito di quel che avrete fatto». (Surat al-Jumu’a: 8)
Inconsapevoli dell’esistenza di Allah e dell’altra vita, i membri della società dell’“ignoranza” si comportano “come se non dovessero mai morire”. In questa società, la morte continua ad essere una delle parole da evitare. Si fanno progetti, ma la morte è completamente ignorata. Ammassano fortune come se la vita di questo mondo fosse eterna. Dal momento che si tratta di piani esclusivamente terreni, quanti ricordano la morte sono definiti “seccatori”.
Questo è uno dei fattori più evidenti del ragionamento illogico sul quale i miscredenti fondano la loro esistenza. Dal momento che “ogni anima gusterà la morte” (Surah Al ‘Imran: 185), chi finge di ignorare la morte fonda la propria esistenza su fondamenti corrotti. L’uomo deve tuttavia avvalersi del proprio intelletto:
- Dal momento che gli viene donato il desiderio di vivere per sempre, deve domandarsi perché la sua vita è limitata a 60-70 anni.
- Dovrebbe riconoscere che è insensato pensare che evitando il pensiero della morte sia possibile mantenerla lontana. Ciò significa comportarsi come uno struzzo che mette la testa nella sabbia.
- Dovrebbe comprendere che Allah, il Quale lo ha plasmato in un corpo perfetto partendo dallo sperma, ha il potere di ricrearlo e di infondergli una nuova vita.
- Deve ricordare infine che Allah, Che ha promesso ed affermato in centinaia di versetti di crearlo di nuovo dopo la morte, di certo manterrà la Sua promessa.
Tutto ciò che si è detto lo indurrà a capire che la morte non è una scomparsa, ma una transizione verso l’altra vita. Dovrebbe anche comprendere che temere la morte non ha senso, in quanto è inevitabile. Ognuno morirà, in un momento dato. Coloro che temono la morte sono così ammoniti nel Corano:
…Quello che non palesano lo nascondono in sé: “Se avessimo avuto una qualche parte in questa storia, non saremmo stati uccisi in questo luogo”. Dì: “Anche se foste stati nelle vostre case, la morte sarebbe andata a cercare nei loro letti quelli che erano predestinati”… (Surah Al ‘Imran: 154)
La morte, che è una porta sull’altra vita, reca benedizione e salvezza soltanto a coloro che nel corso della loro esistenza hanno compiaciuto Allah. Per chi invece si è allontanato da Lui, la morte rappresenta la distruzione totale e l’inizio di un orribile disastro. Il Corano ci informa che il pentimento di coloro che dimenticarono Allah pensando di non dover mai morire, in punto di morte non servirà a nulla:
Ma non c’è perdono per coloro che fanno il male e che, quando si presenta loro la morte, gridano: “Adesso sono pentito!”; e neanche per coloro che muoiono da miscredenti. Per costoro abbiamo preparato doloroso castigo. (Surat an-Nisa’: 18)
Quando poi si presenta la morte a uno di loro, egli dice: «Mio Signore! Fatemi ritornare! Che io possa fare il bene che ho omesso». No! Non è altro che la [vana] parola che [Egli] pronuncia e dietro di loro sarà eretta una barriera fino al Giorno della Resurrezione. (Surat al-Mu’minun: 99-100)
Chi non ha dedicato la sua vita ad Allah vivrà per soffrire questo rimorso, a meno che Allah non desideri altrimenti.
Si ricordi che la vita di questo mondo è troppo breve, e che dopo di essa c’è una vita eterna, cui si ha il diritto di aspirare, purché si abbia, in questo mondo, meritato l’approvazione di Allah;
- Ci si deve preoccupare della vera vita dopo la morte, piuttosto che di quella di questo mondo, che è breve ed insignificante rispetto all’eterna abbondanza che ci è stata promessa. Per questo, i credenti consapevoli di questo fatto sono gli “eletti… il monito della Dimora [ultima]”. (Surah Sad: 46)
- Non ha senso farsi ingannare dalla futilità e dal fascino illusorio del mondo e attaccarsi profondamente ad esso. Né gli averi, né la bellezza, né il potere, la famiglia o la fama possono accompagnare una persona alla sua tomba. Ciò che resta nella tomba è soltanto un corpo avvolto in un sudario, che si decompone rapidamente dopo la sepoltura.
- Ciò che si porterà nell’altra vita sono le buone azioni e gli atti di adorazione compiuti per conseguire il compiacimento di Allah. Là, le benedizioni temporanee di questo mondo (salute, bellezza ecc.) saranno restituite all’uomo, nella forma più perfetta, per l’eternità.
- Chi non comprende questa realtà ed evita di spendere la sua ricchezza nel cammino di Allah, danneggia la sua anima e mette a repentaglio la sua vita eterna nell’altro mondo:
Ecco, siete invitati ad essere generosi per la causa di Allah, ma qualcuno di voi è avaro. Chi si mostrerà avaro lo sarà nei confronti di se stesso. Allah è Colui che basta a Se stesso, mentre siete voi ad essere poveri. Se volgerete le spalle vi sostituirà con un altro popolo e costoro non saranno uguali a voi. (Surah Muhammad: 38)
Coloro che non riescono a comprendere questa realtà e si attaccano profondamente a questo mondo si sforzano di ottenere una cosiddetta “immortalità”, motivo per cui desiderano “lasciare qualcosa, in questo mondo, con cui la gente possa ricordarli”. Questo desiderio appare in varie forme:
- Alcuni tentano di lasciarsi dietro delle “opera d’arte”, affinché “il loro nome possa continuare a vivere”. In un versetto, Allah dice :
Eleverete un edificio su ogni collina, [solo] per futilità? E costruirete fortezze come se doveste vivervi in perpetuo? (Surat ash-Shu’ara’: 128-129)
- Questa logica si esprime al meglio nel desiderio di “allevare dei figli”. Chi non spera nell’altra vita desidera dei figli che portino il suo cognome nel futuro. Questa è la ragione principale per cui si preferiscono i figli maschi.
In un altro versetto di afferma che il desiderio di “avere dei figli” è semplicemente una parte del fasto materiale di questo mondo:
Sappiate che questa vita non è altro che gioco e svago, apparenza e reciproca iattanza, vana contesa di beni e progenie. [Essa è] come una pioggia: la vegetazione che suscita conforta i seminatori, poi appassisce, la vedi ingiallire e quindi diventa stoppia. Nell’altra vita c’è un severo castigo, ma anche perdono e compiacimento da parte di Allah. La vita terrena non è altro che godimento effimero. (Surat al-Hadid: 20)
Certo, è auspicabile che la gente voglia crescere i figli in accordo a una morale positiva. Tuttavia, nel sistema contorto della società dell’ignoranza la causa di questo desiderio non è il compiacimento di Allah, ma soddisfare la propria arroganza e lasciare dietro di sé un segno permanente in questo mondo.
Nel Corano viene presentata l’attitudine dei veri credenti: chiedono dei figli ad Allah solo se ciò è necessario alla Sua soddisfazione. La maggior parte dei profeti visse senza avere figli, poiché, all’epoca, non ne ebbe l’opportunità; chiesero quindi figli ad Allah soltanto quando in età avanzata avevano bisogno di qualcuno che continuasse a comunicare il messaggio di Allah e sostenesse la causa della Sua religione.
Persone come quelle sopra descritte non apprezzano Allah nel modo dovuto, sono “ignoranti” e interpretano la religione secondo la loro logica distorta e il loro credo. La concezione della religione che ne risulta mostra delle evidenti deviazioni rispetto al modello originale, così come è descritto nel Corano. Allah dice della religione recata dal Profeta Muhammad (saas) che“libera (gli uomini) del loro fardello e dei legami che li opprimono”(Surat al-A’raf: 157) e come la religione che non contiene “nulla di gravoso”:
Egli vi ha scelti e non ha posto nulla di gravoso nella religione, quella del vostro padre Abramo che vi ha chiamati “musulmani”. (Surat al-Hajj: 78)
Nel Corano, Allah ha invitato gli uomini a riflettere e a riconoscere le proprie credenze e metodi erronei, e ad adottare uno stile di vita considerato appropriato da Allah.
La società dell’ignoranza, che finge di non vedere il messaggio esplicito e comprensibile del Corano, ha inventato, sotto il nome di Islam, una religione colma di fanatismo. Le caratteristiche di questa religione distorta sono:
- La religione presentata nel Corano invita gli uomini a servire soltanto Allah e a liberarsi quindi del giogo di tutti gli altri esseri. Di conseguenza, non essendo obbligato a perseguire la soddisfazione delle altre persone, l’uomo è il solo responsabile di ricercare l’approvazione di Allah. I membri della società dell’ignoranza, tuttavia, hanno elaborato un concetto di religione non come cammino per ottenere la soddisfazione di Allah, e quindi liberarsi dall’errore, ma quale istituzione sociale. La religione diviene quindi un mezzo per esercitare una pressione sociale sugli uomini. Per via di tale percezione, questa falsa religione ha assunto una forma la cui prima preoccupazione è l’opinione della gente – un’idea molto lontana dalla vera etica della fede.
- Per via di tali incomprensioni a proposito dei valori morali del Corano, la società dell’ignoranza ha identificato in larga misura la religione con la tradizione. I costumi e le credenze locali sono entrati a far parte della religione. La “pietà” si è trasformata allora nell’adesione ai costumi degli antenati. Però la religione presentata dal Corano e personificata nella vita esemplare del Profeta (saas) non ha nulla di somigliante con tutto questo. Allah ordina nel Corano di rispettare esclusivamente i limiti da Lui imposti e la Sunnah del Profeta (saas). I profeti dovettero lottare contro quanti tentarono di negare la verità ricorrendo alle credenze ereditate dai loro antenati, come indicato nel seguente versetto:
E quando si dice loro: “Seguite quello che Allah ha fatto scendere”, essi dicono: “Seguiremo piuttosto quello che seguivano i nostri antenati!”. E ciò anche se i loro antenati non comprendevano e non erano ben guidati. (Surat al-Baqara: 170)
Lo stesso tema è ripetuto in Surat al-Ma’ida: 104; Surat al-An’am: 91; Surat al-A’raf: 28 e in molti altri versetti.
- Alcuni membri della società dell’ignoranza, i quali concepiscono la religione come un’istituzione sociale e la identificano con la tradizione, separarono la religione dalla razionalità. Tuttavia, come Allah ci informa nel Corano, essere musulmani implica saggezza. I credenti sono sempre invitati a pensare, a porre domande e a consultare i versetti di Allah. La fede e la saggezza sono correlate; esercitando la saggezza si giunge alla fede, la quale si approfondisce con il costante esercizio della saggezza. La società dell’ignoranza crede, tuttavia, che la fede consista semplicemente in “credenze”. Ritiene che fede significhi cieca adesione alla conoscenza tradizionale, mentre la saggezza èla chiave per comprendere l’esistenza di Allah e conoscere i Suoi attributi. Per tale ragione, la fede in Allah, nella società dell’ignoranza, è piuttosto debole. Per non far vacillare questa debole fede contraria al Corano, gli uomini hanno elaborato una posizione irrazionale, la quale implica che “riflettere troppo sui temi religiosi può risultare dannoso per la fede”.
- Questa logica, che nasce dall’ignoranza, non considera nocivo introdurre nuovi principi nella religione e rendere illecito quanto che è lecito.
Nel Corano, Allah attira spesso l’attenzione su questa logica “proibitiva” che disturba molte persone:
Dì: «Chi ha proibito gli ornamenti che Allah ha prodotto per i Suoi servi e i cibi eccellenti?». Dì: «Appartengono ai credenti, in questa vita terrena e soltanto ad essi nel Giorno della Resurrezione». Così spieghiamo i Nostri segni ad un popolo che sa.
Dì: «Il mio Signore ha vietato solo le turpitudini palesi o nascoste, il peccato e la ribellione ingiusta, l’attribuire ad Allah consimili a proposito dei quali [Egli] non ha concesso autorità alcuna e il dire contro Allah cose di cui non conoscete nulla». (Surat al-A’raf: 32-33)
Perché non mangiate quello su cui è stato pronunciato il Nome di Allah quand’Egli vi ha ben spiegato quello che vi ha vietato, a parte i casi di forza maggiore? Molti traviano gli altri a causa delle loro passioni e della loro ignoranza. Il tuo Signore conosce i trasgressori meglio di chiunque altro. (Surat al-An’am: 119)
O voi che credete, non vietate le cose buone che Allah vi ha reso lecite. Non eccedete. In verità Allah non ama coloro che eccedono. (Surat al-Ma’ida: 87)
- In conseguenza di questa degenerazione provocata della società dell’ignoranza, l’Islam è stato presentato come “una religione propria dei Beduini (i nomadi arabi)”. La realtà è tuttavia diversa. I profeti sono sempre stati gli uomini più civilizzati del loro tempo. Erano persone colte e illuminate, con valori estetici raffinati. Il profeta Sulayman (as), proprietario di un palazzo riconosciuto come un capolavoro di architettura, ricco di splendidi angoli, costituisce uno degli esempi più notevoli citati nel Corano.
Essere musulmano non significa essere ligio alla cultura tradizionale o trarre piacere da valori nostalgici. Non significa certo né essere “orientali”, né aderire ad una sola cultura. Essere musulmani significa essere servi di Allah ed essere riconoscenti per i doni da Lui elargiti. Significa sforzarsi di conoscerLo, avvicinarsi a Lui e acquisire un carattere nobile.
Un vero musulmano è colui che cerca l’approvazione del suo Creatore, Allah, l’Onnipotente, e che ha abbandonato ogni speranza materiale o spirituale oltre all’ottenimento della Sua approvazione.
Questa è una delle definizioni di un musulmano.